lunedì 2 maggio 2016

LA BIGOREXIA



In campo medico, per anoressia riversa, dismorfia muscolare, vigoressia o bigoressia, si intende un disturbo dell'alimentazione differente dall'anoressia nervosa; infatti, l'immagine finale della persona disfunzionale è opposta a quella del soggetto affetto da anoressia. Caratteristica peculiare di tale disturbo è la continua e ossessiva preoccupazione per quanto riguarda la propria massa muscolare, anche a discapito della propria salute.

L'ossessione non trova mai realizzazione, non importano i risultati ottenuti perché, in ogni caso, per la persona appariranno sempre inferiori a quanto voleva ottenere; il soggetto dedica la maggior parte del tempo a soddisfare questo suo desiderio, non dando importanza al resto della propria vita; può arrivare a fare uso di farmaci che aumentano la tonicità muscolare, che possono rivelarsi tossici per l'organismo. A causa di tali sollecitazioni innaturali, il soggetto corre maggiori rischi di complicanze fisiche.

I soggetti affetti da Anoressia riversa sono soliti commettere più di una tra queste azioni:

Osservarsi costantemente e ossessivamente allo specchio
Paragonare di sovente il proprio fisico con quello di altri
Provare stress se saltano una sessione d'allenamento in palestra o uno dei loro numerosi pasti
Domandarsi costantemente se hanno assunto abbastanza proteine ogni giorno
Assumere anabolizzanti potenzialmente pericolosi
Trascurare il lavoro, gli studi, la famiglia, e le relazioni sociali pensando solo ad allenarsi
Avere il presentimento di avere una muscolatura debole o sotto la media nonostante tutti i propri sforzi
Per venire diagnosticato con tale sindrome, il soggetto in esame deve mostrare i sintomi delineati per tipo e categoria dal Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders per il disordine dell'Anoressia Riversa, e non semplicemente apparire come eccessivamente interessato al culturismo o predisposto a comportamenti che altri definirebbero esagerati. L'Anoressia Riversa sta diventando sempre più comune per via delle pressioni socio-culturali sul fisico maschile, che possono indurre complessi di inferiorità soprattutto nei giovani.

L'Anoressia riversa è infatti particolarmente diffusa nei maschi, e solitamente appare sul finire dell'adolescenza o all'inizio dell'età adulta. I soggetti predisposti di solito sono già considerati dagli altri come dotati di un buon fisico, e spesso il disturbo è accompagnato da depressione.

Le cause sono essenzialmente di origine sociologica, in quanto i mass-media e la cultura di massa diffondono un'immagine pubblica degli uomini (così come per le donne) che, fisiologicamente parlando, è irreale e soprattutto artificiosa. Le persone possono così essere indotte a copiare questi modelli a costo della propria salute. Questo comportamento evolve spesso in un disturbo ossessivo-compulsivo appartenente alla categoria delle dismorfofobie.

Secondo una recente indagine, il numero di soggetti affetti da vigoressia in Italia sarebbe nell'ordine di 60.000 casi. Il medesimo studio ha consentito di verificare come la classe di età maggiormente colpita da tale disordine clinico, non sia più soltanto quella tipica della tarda adolescenza, ma sia perfino maggiore negli individui di sesso maschile di età compresa tra i 25 e i 35 anni, e al contempo si presentano con sempre maggiore frequenza casi di vigoressia anche tra persone adulte, spesso over 40, affascinate dall'idea di poter tornare nuovamente giovani in quanto possono esibire un fisico scultoreo. Situazione analoga a quanto già riscontrato in passato per altre discipline sportive, la cui pratica ossessiva venne definita come Sindrome di Highlander.



A soffrirne della Sindrome di Highlander sono diversi over 40 che conservano una spiccata tendenza di  competizione, autostima e sensazione di benessere. Colpisce più facilmente gli atleti che continuano l'attività dopo l'agonismo giovanile, o che - interrotta la pratica sportiva - la riprendono in età avanzata, oppure sedentari che pretendono di diventare atleti in età matura o avanzata. 
Negli individui colpiti da questa sindrome si creano sia la convinzione che l'esercizio fisico possa preservare da qualsiasi stato patologico, sia la tendenza a minimizzare sintomi e fattori di rischio pregressi o attuali. In pratica è l'eccesso di stima delle proprie capacità fisiche e mentali che porta a questa sindrome: spesso, infatti, i soggetti, siano essi sedentari o ex-atleti professionisti o semi-professionisti, tornano all'attività sportiva dopo un lungo periodo di inattività o di attività fisica saltuaria, spinti dal forte desiderio di tornare ad una miglior performance fisica o di eguagliare le prestazioni sportive espresse in età giovanile. 
Il fisico di un over 40 non può essere paragonato a quello di un ventenne o trentenne: per quanto in forma il primo non potrà mai competere con il secondo. Il consiglio degli scienziati, rivolto agli highlander, è dunque quello di lasciar perdere innanzitutto gli sport di “contatto” come il calcio ed il calcetto, e prediligere discipline individuali come il nuoto, la corsa e la bicicletta. In ogni caso, da evitare categoricamente sono gli scatti improvvisi. Simili sforzi, infatti, sono quasi sempre compiuti in condizioni di anaerobiosi, cioè senza consumo di ossigeno, e possono provocare repentini innalzamenti di pressione e del numero dei battiti cardiaci, mettendo a repentaglio la salute del cuore e dei vasi sanguigni. Va poi tenuto presente che è sempre meglio iniziare uno sport gradualmente e mai di colpo. Allo stesso modo è indispensabile tener presente che dopo una certa età muscoli, tendini e articolazioni necessitano di un tempo maggiore di recupero. 
Troppo spesso gli atleti sono convinti, a torto, che l'esercizio fisico possa preservare da qualsiasi malattia, e hanno la tendenza a minimizzare sintomi e fattori di rischio di ogni genere.  
Il troppo, come in tutte le cose, guasta, e anche se l'“accanimento” forzato alla gioventù si rivela talora una tentazione irresistibile, credendo che lo sforzo fisico dia un'opportunità in più, bisogna innanzitutto essere consapevoli dei propri limiti.

Ci sono persone che fanno colazione con una dozzina di albumi d’uovo o che prestano un’attenzione ossessiva al cibo, o di coloro che frequentano la palestra in modo compulsivo, magari anche con più sedute al giorno o di ultra quarantenni convinti di poter ritornare giovani praticando attività fisica come fossero dei ragazzini.

Secondo L’Istituto di Medicina dello Sport (FMSI) di Torino queste persone rappresentano il 20 / 30% degli abituali frequentatori delle palestre italiane sono affette dalla sindrome di Highlander e di Adone, tra le patologie che cominciano con una passione per l' attività fisica e sfociano in una maniacale attenzione per il cibo, costringendo il corpo a consumare più di ciò che assimila. In Italia il problema è diffuso ma non ci sono ancora dati chiari. «Si stima che tra il 20 e il 30% di chi va regolarmente in palestra abbia un atteggiamento ossessivo nei confronti del proprio aspetto», spiega Gian Pasquale Ganzit, vicedirettore dell' Istituto di Medicina dello Sport FMSI di Torino. 



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