mercoledì 27 gennaio 2016

TATUARSI IN COPPIA



I tatuaggi per coppie di fidanzati sono diventati di gran moda negli ultimi anni, spinti anche dalle solite celebrità da gossip, che hanno pensato bene di sfoderare immagini e frasi coordinate. Un modo creativo per suggellare un amore e inciderlo per sempre sulla propria pelle. Le idee per chi voglia realizzare un tatuaggio di coppia non mancano di certo, dall’inevitabile frase d’amore ai simboli orientali, passando per il classico cuoricino. L’unica avvertenza, per ogni uomo che si rispetti, è non cadere nel patetico o ridicolo con orsetti e dichiarazioni troppo zuccherose. Per il resto tutto è concesso.
Con un tatuaggio coordinato sul corpo di lui e di lei, la coppia diventa unita da un simbolo di amore eterno, nella speranza che il rapporto non finisca in maniera brusca e ci si ritrovi, alla fine, con un tatuaggio imbarazzante da nascondere alle future partner.Le parti del corpo esposte quelle predilette per un tattoo del genere, dalle mani all’avambraccio, dalle caviglie alla nuca.
L’esperimento più azzardato è quello di chi si è fatto tatuare una fede nuziale, per siglare l’unione ancora prima del matrimonio vero e proprio. L’effetto non è dei migliori, a livello estetico, ma in fondo è il simbolo quello che conta.

Parlando di disegni, tra i tatuaggi che vanno per la maggiore tra coppie troviamo il classico cuore diviso a metà (una parte sul braccio di lui e un’altra su quello di lei), in modo che solo l’unione tra le due potrà dare senso compiuto al tutto. C’è anche chi predilisce il simbolo del lucchetto e della chiave, a simboleggiare un sentimento che può essere svelato solo a chi possiede la combinazione giusta. Ancora, c’è la versione del cuore con la freccia di Cupido: lei di solito ha un cuore tatuato e lui una freccia in volo, pronta a colpire e segnare per sempre il rapporto di coppia.
Per chi preferisce le forme astratte, poi, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Il tatuaggio astratto preferito dalle coppie è quello dell’infinito matematico, simbolo di eternità e di completezza in sé e per sé. Oppure c’è il dualismo Yin e Yang, il nero e bianco della filosofia cinese usato per indicare gli opposti che si attraggono. I più fantasiosi, infine, si rivolgono alla cultura di massa e cercano disegni unici ma anche divertenti: ci sono Topolino e Minnie, uno di fronte all’altro, che si lanciano un bacio, c’è Zelda (protagonista del famoso videogioco) impegnato a conquistare i cuoricini e ci sono Peter Pan e Campanellino in posa romantica.
Il disegno è il soggetto preferito da chi deve realizzare un tatuaggio di coppia, perché più semplice e più ricco di significato, ma anche le frasi non sono da sottovalutare. Di solito, se si escludono le classe ‘I love him – I love her’ oppure ‘Lo – ve’, per suggellare l’amore con una citazione sulla propria pelle si scelgono frasi famose, la prima parte tatuata su di lei e il completamento su di lui. I versi d’amore dei grandi autori del passato, come William Shakespeare, Emily Dickinson o Oscar Wilde, sono quelli più gettonati, ma non mancano le citazioni bibliche, le frasi scritte in lingue straniere (arabo e cinese, soprattutto), i proverbi antichi e dichiarazioni d’amore inventate al momento.
Quale che sia la vostra idea, l’importante è stupire trovando un simbolo che abbia un reale significato per entrambi. Così che, ogni volta che guarderete il tatuaggio, il vostro amore si rinnoverà, anche se siete a chilometri di distanza.



Di fatto non c’è un tipo di tatuaggio prestabilito per gli innamorati, ma si può scegliere fra una grande varietà di possibilità, dove l’unico limite è l’immaginazione. In questo senso possiamo affermare che la maggior parte delle coppie non cerca semplicemente un simbolo romantico, ma qualcosa dove la creatività gioca un ruolo importante.

Tatuarsi lo stesso simbolo: dai simboli più originali come cuori, baci, labbra, fino a qualsiasi altro simbolo che abbia un significato speciale per la coppia. Questi sono soliti essere rappresentati in modo identico nella stessa zona del corpo, oppure si disegna metà simbolo su ogni membro della coppia, in modo che si completi quando questi sono uniti. Oppure, un’altra maniera è attraverso due oggetti differenti che se messi in relazione simboleggiano l’amore, come, per esempio, una chiave ed una serratura...

Tatuarsi frasi d’amore: sono senza dubbio uno fra i tipi di tatuaggi per coppie più popolari, consistono nel tatuarsi delle frasi di amore e libertà che normalmente si possono vedere divise in due parti, una per innamorato. Anche se, possiamo dire che queste frasi non sono solo per le coppie, ma anche per una persona che cerca una buona espressione per mostrare affetto in generale.

Tatuarsi anelli o fedi: anche questi sono molto popolari e normalmente non consistono semplicemente nel rappresentare degli anelli tradizionali, ma delle vere e proprie fedi o anelli di qualsiasi forma, dove la creatività non ha limiti. Per esempio attraverso frasi che simulano la forma dell’anello o mediante qualsiasi altro disegno o simbolo.

Tatuarsi addosso il nome dell’amato? Una moda che non passa mai. Ma forse un po’ rischiosa: noi non ve lo auguriamo, ma se l’unione finisse bisognerebbe ricorrere a una cover up, ossia un tatuaggio che copra quello precedente (e che è solitamente assai più grosso di questo), o alla rimozione. Meglio l’iniziale, con qualche decoro, più semplice da trasformare in qualcosa d’altro.

Per chi ama i tatuaggi a base di frasi e scritte, anche un verso di una poesia o la canzone d’amore preferita si prestano a essere spunti per un tattoo di coppia. Da avere uguale, o da dividere in due: perché la frase si completi solo con l’altro, proprio come sentiamo di completarci noi.



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martedì 26 gennaio 2016

Qual'è La RAZZA PERFETTA?



In uno studio alcuni ricercatori americani, francesi e russi hanno stabilito senza ombra di dubbio che le razze umane non esistono. Dividere l'intera specie in diversi “gruppi” caratterizzati da un differente colore della pelle, dalla struttura dei capelli o da altre caratteristiche è quindi profondamente scorretto. I biologi, studiando il patrimonio genetico proveniente da 1056 persone di 52 popolazioni diverse, hanno cercato di capire dove e come sono condivisi 377 geni.
Il risultato è stato inequivocabile: la diversità biologica all'interno di ogni popolazione è altissima, e va dal 93 al 95 per cento. Questo significa che la stragrande maggioranza dei geni umani sono già presenti in un solo gruppo di persone.
Ma anche che questi geni sono diffusi un po' ovunque sul pianeta, e esistono pochissimi tratti che sono caratteristici di un solo gruppo omogeneo di persone. Non sarebbe quindi possibile contraddistinguere questa o quella razza in base a caratteristiche somatiche o del metabolismo; queste sono ovviamente dettate dai geni, che però a loro volta non sono specifici di bianchi, neri, gialli o rossi.
Nonostante questo risultato, e studiando con particolare attenzione i pochi geni che sono caratteristici di ogni popolazione, gli studiosi hanno tentato di dividere l'umanità in gruppi, con un programma di computer che raggruppa i geni simili. Il risultato più logico è la suddivisione della specie umana in cinque grandi gruppi corrispondenti vagamente ai continenti: eurasiatici (che comprendevano europei veri e propri, mediorientali e popolazioni dell'Asia centrale e meridionale), est asiatici, africani, americani e popolazioni dell'Oceania. I ricercatori fanno notare che il numero cui è giunto il programma stesso è solo quello che meglio si attaglia, per così dire, a una logica geografica di divisione della specie.
Intanto in Brasile un gruppo di studio, con la stessa finalità, ha esaminato un gruppo più limitato di uomini provenienti dal grande paese sudamericano e di altre popolazioni; e ha scoperto che, se pure esistono alcuni tratti genetici particolari che possono distinguere un gruppo da un altro, questi geni non hanno niente a che fare con aspetti fisici come il colore dei capelli o della pelle. Con loro grande sorpresa, i genetisti hanno scoperto che uomini dichiaratamente “bianchi” avevano il 33 per cento di geni amerindi e il 28 per cento di geni africani. E che addirittura il gruppo di persone classificate come neri aveva una proporzione molto elevata di geni non africani, il 48 per cento. Lo studio, commentano i ricercatori, chiarisce che è pericoloso identificare il colore della pelle con la stirpe o la provenienza geografica.

Chiunque osservi una foto di Hitler, non può fare a meno di notare che il dittatore tedesco, celebratore del tipo ariano alto, biondo e con gli occhi azzurri, non possedeva nessuna di queste caratteristiche.
Nel 1932, quando Hitler era già diventato un personaggio di primo piano nella storia della  Germania, anche se non era ancora salito al potere, un coraggioso giornalista, Fritz Gerlich, pubblicò su un giornale di Monaco un ironico articolo, intitolato Nelle vene di Hitler scorre sangue mongolo? Gerlich era stato un acceso nazionalista e aveva conosciuto personalmente Hitler.
Ben presto, però, pur restando un conservatore, era diventato un suo acerrimo avversario e aveva cominciato ad attaccarlo aspramente sulla stampa.
Il suo articolo più feroce fu, appunto, quello in cui ipotizzò una presunta origine mongola di Hitler, per farlo infuriare.
Uno dei ciarlatani del razzismo, Hans Gunther, aveva definito la forma e le dimensioni di tutte le teste e di tutte le fattezze del “tipo nordico”. Gerlinch notò che, secondo Gunther, il naso degli ariani doveva avere il setto e la base piccola, mentre quello dei mongoli aveva base larga, ponte piatto e “ una piccola fenditura nel ponte, che spinge più avanti e più in su la punta del naso”. Fece notare che il naso di Hitler corrispondeva proprio a questa descrizione e ne dedusse, ironicamente, che Hitler apparteneva alla razza mongola.
In base ai criteri elaborati dagli stessi falsi “scienziati” cari a Hitler, Gerlich arrivò, poi, alla conclusione che Hitler era privo non solo di una fisionomia ariana, ma anche di “un’anima ariana:” “Il contrasto fra il vero ideale nordico e quello di Hitler”, scrisse, “non potrebbe essere espresso in modo più radicale. L’atteggiamento di Hitler è assolutamente non-nordico, non tedesco.
È, dal punto di vista razziale, puramente mongolico”.
Gerlich, che era anche anticomunista, paragonava Hitler a Stalin, vedendo in entrambi  lineamenti asiatici e “ un’anima asiatica”.
In questo modo Gerlich sottoponeva a una feroce satira la presunta “scienza” di quegli antropologi che pretendevano di desumere dai caratteri somatici la personalità degli individui. A completare la presa in giro, l’articolo di Gerlinch era sormontato da un fotomontaggio in cui si vedeva Hitler, in tight e cilindro, a braccetto di una sposa di pelle nera, “nel giorno felice del loro matrimonio”.

La conclusione della vicenda fu tragica. Dopo che Hitler fu nominato cancelliere, Gerlich decise di continuare ad attaccarlo sulla stampa: possedeva alcuni documenti compromettenti per i nazisti e s’illudeva che, se li avesse pubblicati, il Presidente della Repubblica avrebbe revocato il mandato di cancelliere a Hitler.
Ma il 9 Marzo 1933 un gruppo di nazisti fece irruzione nella tipografia del giornale e Gerlich fu portato nel campo di concentramento di Dachau, dove fu assassinato dalla Gestapo l’anno seguente. Non si sa quali documenti avesse intenzione di pubblicare Gerlich: si disse che riguardavano la morte di Geli Raubal, nipote di Hitler, nell’appartamento dello zio (una vicenda che rimase misteriosa) oppure rivelazioni sull’incendio del Reichstag o su finanziamenti provenienti dall’estero al partito nazista. È, comunque, certo che Gerlich fu una vittima della repressione esercitata contro la stampa.



La suddivisione della specie umana in razze diverse è a-scientifica e arbitraria, come ricorda, tra i tanti, il documento UNESCO, scritto apposta dopo la seconda guerra mondiale, che riconosce soltanto il concetto di gruppo etnico come unico segmento della specie umana in cui sia riscontrabile una vera omogeneità tra individui. Il concetto stesso di razza come suddivisione rigida dei popoli umani è quindi completamente decaduto.

Le moderne ricerche di genetica hanno mostrato che con le differenze genetiche tra i popoli non possono distinguere razze in modo definito, ma che tutti i popoli umani mostrano caratteristiche genetiche che variano in maniera continua e progressiva. Tale termine può essere unicamente inteso secondo il significato storico che assunse a partire dalla metà del XIX secolo e soprattutto nell'ideologia nazionalsocialista del XX secolo.

Il termine razza rimane valido, in zootecnica, solo per alcune specie addomesticate dall'uomo. Non è usato per gli animali selvatici. Così, come più in generale l'idea di razza, anche quella di razza ariana non ha alcun significato in termini genetici, né a maggior ragione ha senso cercare di identificare "razze" attraverso criteri linguistici.

L'idea di razza ariana è nata dalla trasposizione sul piano biologico di una delle maggiori conquiste della linguistica storica all'inizio del XIX secolo: l'identificazione della famiglia linguistica indoeuropea, alla quale appartengono numerose lingue eurasiatiche che condividono molte caratteristiche in comune nel vocabolario e nella grammatica; inoltre è stata rilevata una somiglianza notevole nella mitologia e nella religione di diversi popoli antichi di lingua indoeuropea.

Basandosi su documenti persiani e indiani si è giunti alla conclusione, a sua volta abbandonata dall'indoeuropeistica contemporanea, che i portatori di questa lingua si autodenominavano Ariani (dal sanscrito "Arya", che significa "nobile" o "puro"). La parola "arianno" compare per la prima volta nel testo sacro indoario Rigveda e nell'Avesta iranico. I termini vedici e avestici sono derivati direttamente da *arya (proto-indoiranico), apparentemente un'autodenominazione dei proto-Indoiranici. Poiché, nel XIX secolo, gli Indoiranici erano il popolo che parlava quella che all'epoca era ritenuta essere la più antica lingua indoeuropea, la parola "ariano" è stata adottata per riferirsi non solo alla gente indoiranica, ma anche a tutti gli altri popoli indoeuropei.

Nel Saggio sull'ineguaglianza delle razze umane pubblicato a metà del XIX secolo da Joseph Arthur de Gobineau si trova la prima definizione di razza ariana come "razza bianca pura". Il saggista francese ha affermato la superiorità dell'aristocrazia ariana rispetto al popolo, secondo lui invece frutto della mescolanza degli Ariani con razze inferiori. L'idea che gli europei fossero i più puri è stata successivamente affermata assiduamente non solo da De Gobineau ma anche da altri scrittori: il più importante è stato il suo discepolo Houston Stewart Chamberlain, che ha scritto della razza ariana: «Colei che ha parlato le lingue indoeuropee ed è stata prescelta per essere il più nobile dei popoli».

Nel XIX secolo c'è stato un ulteriore salto dalla linguistica all'etnologia: è stato dichiarato che gli esseri umani che parlano la lingua discendente dagli indoeuropei (tra i quali gran parte degli europei) discendono anche geneticamente da questo popolo. Di conseguenza gli esseri umani "bianchi" sono stati identificati come discendenti degli Ariani. Gli ebrei, sebbene in Europa siano indistinguibili dagli altri popoli (anche per il colore chiaro della pelle e degli occhi), sono stati politicamente esclusi da questa definizione durante il nazismo, perché non ritenuti di "pura origine indogermanica".

In India, sotto l'Impero britannico, i britannici hanno usato l'idea della razza ariana conquistatrice per fondere la dominazione britannica con il sistema delle caste indiane. Si ribadiva che gli Ariani erano gente "bianca" che aveva invaso l'India nei periodi antichi, sottomettendo i Dravidi indigeni più scuri, che sono stati poi spinti verso sud. Così la fondazione dell'Induismo è stata attribuita agli invasori "bianchi" che si erano stabiliti come caste dominanti e che avevano scritto i testi Veda.

Secondo l'ideologia nazista la "razza ariana" (in tedesco arische Rasse) comprende tutti i popoli europei eccettuati i lapponi (Adolf Hitler, Mein Kampf). Al tempo stesso Hitler propone il principio della diversità tra gli ariani stessi, assegnando un primato "biologico" ai popoli nordici (intendendo non tanto i Paesi nordici come oggi comunemente intesi, quanto quelli dove si parla una lingua germanica) rispetto agli altri ariani.

Secondo il nazionalsocialismo i popoli semitici sono una presenza straniera presso le società ariane; essi sono considerati la causa della distruzione dell'ordine sociale e portatori di valori che conducono alla rovina della civilizzazione e della cultura. Secondo gli ideologi nazionalsocialisti, la razza ariana ha sviluppato una civiltà che ha dominato il mondo negli ultimi cinquemila anni. Questa civiltà è declinata in molti Paesi al di fuori dell'Europa perché le "razze inferiori" hanno mescolato il loro sangue con quello ariano; tracce della civiltà ariana sono ancora visibili nel Tibet (attraverso il buddismo), in Cina (Tocari) e in India.

Già prima della salita al potere di Hitler, Heinrich Himmler inviò Ernst Schäfer in Tibet e in Nepal, che sono visti come la culla della civiltà, dove riteneva fossero comparsi i primi Ariani. Con lui era l'antropologo Bruno Beger, che effettuò tutta una serie di misure biometriche sui nativi. La convinzione di un'unica civiltà indoeuropea millenaria portò il movimento nazionalsocialista ad adottare come simbolo ufficiale un antico simbolo indoeuropeo: la svastica.

Secondo l'ideologia nazista la storia è una lotta tra la razza ariana, creatrice di civiltà, e le altre razze, considerate inferiori sia culturalmente che biologicamente. La "visione del mondo" nazista deriva, in parte, anche da una distorsione del pensiero nietzscheano circa la contrapposizione tra l'uomo libero, forte, nobile (che "anela al superuomo") e l'uomo debole, meschino, malato nell'anima (décadent, secondo la definizione nietzscheana). Tuttavia l'idea nietzscheana di Übermensch implica una "rivoluzione umana" (l'uscita dal nichilismo mediante la costruzione di "nuove tavole di valori") che non ha nulla a che vedere con distinzioni su base razziale: per Nietzsche esistono uomini superiori, non razze superiori. L'immagine di un Nietzsche fautore dell'arianesimo e dell'antisemitismo è dovuta alla manipolazione delle opere del filosofo a opera della sorella Elisabeth, moglie di un noto agitatore antisemita e fervente ammiratrice di Hitler (nonché "icona culturale" del suo regime) negli ultimi anni di vita.

La teoria che la patria originaria ariana sia stata nelle steppe della Russia (Teoria kurganica, tutt'oggi ampiamente maggioritaria nell'indoeuropeistica) è stata rifiutata in larga misura dai circoli nazionalisti in Germania. Secondo teorie pseudoscientifiche (per esempio quella di Hans F.K. Günther) l'ariano è originario delle regioni meridionali della Scandinavia o della Germania settentrionale, o almeno le caratteristiche razziali originarie si sono mantenute particolarmente pure in tali regioni. L'ariano è stato considerato fisicamente e mentalmente superiore e sulla purezza è stata basata la razza. L'ideologia del nazionalsocialismo ha interpretato così il termine "ariano" come razza dominante puramente germanica, la cui missione era di sottomettere o estinguere tutti i presunti popoli inferiori. I nazionalsocialisti hanno così giustificato la catalogazione di semiti e di slavi come "subumani". Hanno usato ancora un termine originariamente linguistico (semiti) in senso razziale. Gli abitanti del Terzo Reich e delle zone controllate dai nazionalsocialisti dovevano fornire il cosiddetto Ariernachweise come prova della loro purezza razziale. Con l'idea di mantenere pura la razza ariana, l'eutanasia o la sterilizzazione vennero usate su individui mentalmente handicappati o altrimenti "indesiderabili".

La natura apparentemente scientifica di tali teorie, proposta in particolare da Alfred Rosenberg in Razza e storia della razza, fu molto efficace nel diffondere le teorie ariane di supremazia tra gli intellettuali tedeschi all'inizio del XX secolo, particolarmente dopo la Prima guerra mondiale e in misura eclatante con la presa del potere in Germania dei nazionalsocialisti. Nell'estrema ricerca della purezza della razza fu varato un ampio programma di eugenetica (sterilizzazione obbligatoria dei malati mentali e mentalmente carenti), di eutanasia (uccisione dei disabili, fisici e psichici, istituzionalizzata con il programma Aktion T4), di genocidio (principalmente ebrei e zingari), oltre che di persecuzione e omicidio di massa di altri gruppi identificati su basi più sociali e politiche quali gli omosessuali, i cosiddetti "antisociali", gli oppositori del regime, i testimoni di Geova e gli appartenenti ad altre sette religiose. Inferiori agli ariani sono stati considerati dai nazionalsocialisti anche i popoli slavi dell'Europa orientale, che dovevano essere trasferiti più ad est, lasciando i loro territori alla colonizzazione tedesca per assicurare lo spazio vitale (Lebensraum) alla Germania. Nel Mein Kampf Hitler disse che gli slavi dei territori ad est della Germania dovevano essere trattati come i pellerossa in America, sebbene le lingue slave rientrino nel gruppo indoeuropeo. Questa incoerenza ritornò alla luce durante la guerra: per esempio, diversi popoli slavi militarono al fianco dell'Asse (bulgari, croati, slovacchi) e durante l'operazione Barbarossa i tedeschi trovarono conveniente identificare una "morfologia" del popolo ucraino affine a quella germanica, per arruolarlo nelle SS.




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lunedì 25 gennaio 2016

LA LUNGHEZZA DEI PIEDI E IL SESSO



Grandi piedi, grande pene. Secondo una credenza popolare la lunghezza dell'apparato sessuale maschile si poteva ipotizzare osservando la forma della lunghezza dei piedi. Niente di più falso. A sfatare questa comune leggenda tra il sesso maschile, sono due urologi inglesi: la lunghezza del pene non si misura a partire da quella dei piedi. «Non ci sono legami tra le due "variabili" - spiega Jyoti Shah, del St. Mary Hospital di Londra, dalle pagine del British Journal of Urology International - e non è possibile risalire alla lunghezza del pene guardando i piedi dell'uomo che si ha davanti».

Numerosi studi in un recente passato avevano cercato di stabilire la veridicità di questa credenza popolare, basata su una "corrispondenza di centimetri". Per scrivere la parola fine su questa curiosa e annosa questione, i due urologi inglesi hanno effettuato personalmente la misurazione dei piedi e del pene di 104 uomini. Il risultato di questa ricerca ha tolto ogni dubbio: che non esiste nessun tipo di corrispondenza tra le due misurazioni, nessuna base scientifica. Ma i due ricercatori non si accontentano di aver fatto un po' di chiarezza e siccome le credenze popolari non si fermano all'associazione tra piedi e virilità, ma c'è anche la tesi che il pene sia proporzionabile anche la lunghezza delle dita, del palmo della mano o del naso, i due ricercatori vogliono proseguire nella loro opera di demolizione delle credenze popolari.

La credenza però ha alcune radici scientifiche. Un gene chiamato gene Hox svolge un ruolo nello sviluppo delle dita dei piedi e delle dita e anche su quelle del pene e il clitoride. Se lo stesso gene controlla la crescita delle dita dei piedi è responsabile anche delle misure del pene.
In realtà, non c'è alcuna prova che gli uomini con i piedi grandi hanno organi sessuali più grandi. I risultati sono sempre contrastanti.

Un recente studio sud coreano ha infatti preso in esame la lunghezza del pene di alcuni uomini e le loro dita e ha dimostrato che i due elementi non hanno nulla a che vedere tra di loro.

I dati analizzati dagli autori di una ricerca, del King's College London, sono stati estratti da 17 diversi studi scientifici su misurazioni delle dimensioni del pene effettuate da operatori professionisti (quasi sempre andrologi). Per standardizzare le informazioni raccolte, gli scienziati hanno messo a punto un nomogramma, cioè un grafico in cui è riportata la dimensione dell'organo (flaccido, in stretching e in erezione) in funzione del percentile di appartenenza. Quest'analisi ha permesso ai ricercatori, guidati da David Veale, coordinatore dell'équipe, di calcolare la distribuzione delle dimensioni del pene per tutto il genere maschile. Ne è venuto fuori che gli uomini sono, almeno dentro i pantaloni, molto più "normali" di quanto  temano.



"Le persone", spiega Veale, "tendono a sottostimarsi o sovrastimarsi". Gli outsider sono, in realtà, estremamente rari. Un pene in erezione lungo 16 centimetri, per esempio, cade nel 95° percentile, il che vuol dire che solo cinque uomini su cento avranno un organo di dimensione maggiore. Lo stesso discorso, ma all'inverso, vale per organi di dimensione inferiore a 10 centimetri. Lo studio, tra l'altro, ha permesso di sfatare una volta per tutte diversi luoghi comuni estremamente diffusi sia tra gli uomini sia tra le donne: non è emersa alcuna correlazione, per esempio, tra dimensioni del pene e altre caratteristiche fisiche (altezza, indice di massa corporea, dimensione dei piedi). Sorprendentemente, lo studio non ha evidenziato neanche collegamenti con il gruppo etnico di appartenenza, anche se su questo punto Veale specifica che la maggior parte dei dati analizzati erano relativi a uomini di razza caucasica.

Prima di mettere mano al righello, comunque, è bene ricordare ai maschietti che, per ottenere una misura da confrontare con il nomogramma dello studio, bisogna attenersi scrupolosamente alla metodologia standard: si parte dall'osso pubico e si termina sul glande, alla fine del pene, comprimendo l'eventuale grasso addominale che sporge in avanti. La circonferenza, invece, può essere misurata indifferentemente alla base o alla metà dell'organo. "Speriamo che il nostro studio", conclude Veale, "possa aiutare gli uomini a correggere la visione distorta che hanno del proprio pene - spesso tendono a sottostimarne le dimensioni - e di quello degli altri, per cui commettono l'errore opposto". Ora correte pure a misurarvi, se proprio non riuscite a farne a meno.





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domenica 24 gennaio 2016

GAMBE .....PERFETTE



Spesso non ci si pensa, ma anche quando compriamo un paio di stivali dobbiamo valutare la forma della calzatura e del nostro polpaccio, per non ritrovarci con uno stivale troppo stretto o troppo ampio. Il 41% delle donne oltre i 50 anni non è felice della forma delle proprie gambe. Si è così scoperto che come le forme del corpo fanno riferimento ai frutti, i polpacci prendono come ispirazioni le forme dei vegetali.

Patata, carota, zucchina, melanzana e pastinaca sono i 5 vegetali presi come riferimento per la forma delle gambe. Le donne con le caviglie sottili e i polpacci più pieni sono pastinache, mentre coloro che hanno la caviglia non troppo definita ma i polpacci formosi rientrano nel gruppo delle patate. Chi la le gambe sottili fa parte di coloro che sono definite carote, mentre chi ama essere sempre in perfetta forma e fa molto esercizio ha caviglie e polpacci piuttosto definiti, per tanto sono stati definiti "melanzana".

Gli attuali canoni estetici definiscono la forma perfetta quando, messe in posizione eretta e uniti i piedi, si vedono 3 buchi: il primo compreso tra i malleoli e le ginocchia, e gli altri due tra le ginocchia e le anche. Non preoccupatevi se da voi non si vedono, si tratta di uno spartiacque decisamente grossolano, e non è affatto necessario rientrare in questa definizione per avere gambe perfette.

Devono essere dritte, ma con una sottile separazione fra la destra e la sinistra. Quando sono unite, infatti, le caviglie, la parte interna dei polpacci, delle ginocchia e delle cosce devono combaciare perfettamente, ma non essere troppo aderenti l’una con l’altra, presentando cosi’ tre buchi: uno tra le cosce ed il ginocchio, uno tra il ginocchio ed i polpacci, uno tra i polpacci ed i malleoli.



Misurando infatti la parte laterale della coscia dal punto trocanterico, ossia il punto in cui si sente la sporgenza della testa del femore, a quello in cui il ginocchio si piega, la distanza deve essere uguale alla circonferenza che si misura nel punto medio della coscia, tra inguine e ginocchio.

L’articolazione del ginocchio, ad esempio, deve essere poco distinguibile ed il passaggio dalla gamba alla coscia deve evidenziare una curva tenue ma regolare.

I canoni estetici attuali le impongono rotonde, carnose, toniche, affusolate, con l’assottigliamento verso il basso ed i malleoli armoniosi. Ma non e’ tutto. I polpacci devono essere snelli, sottili e proporzionati al resto dell’arto, e devono avere non meno di quindici e non piu’ di diciotto millimetri di grasso.

La caviglia deve misurare 5 cm in più rispetto al polso.



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sabato 23 gennaio 2016

LE MANI



La lunghezza delle mani dice molto sul nostro modo di essere e sulla nostra personalità.

Le mani possono dunque svelare il carattere e la personalità della persona che abbiamo di fronte. Esistono 3 tipologie di mani:

CATEGORIA A - A questo gruppo appartengono le persone che hanno l'anulare più lungo dell'indice. Hanno un grande fascino e vengono considerate irresistibili. Ma c'è anche l'altro lato della medaglia: spesso si tratta anche di persone aggressive, con una certa inclinazione per il rischio.

CATEGORIA B - Le persone con l’anulare più corto dell’indice hanno invece una grande stima di loro stessi, tanto da apparire talvolta arroganti. Un’autostima che condiziona anche il loro rapporto di coppia: in amore preferiscono essere rincorsi e ricevere attenzioni dal proprio partner. Amano trascorrere il tempo libero da soli con i loro pensieri e non hanno paura della solitudine.

CATEGORIA C - Viceversa, se anulare e indice si equivalgono, è l’equilibrio a dominare. Si tratta di persone cordiali e pacifiche che amano andare d’accordo con tutti, a tal punto che le situazioni di tensione si trasformano in una fonte di inesauribile disagio. In amore sono fedeli dimostrano tutta la loro dolcezza, ricoprendolo il partner di cure ed attenzioni.

La loro dimensione è determinata dagli ormoni durante la fase dello sviluppo dell'embrione in gravidanza: un anulare più lungo dell'indice testimonia un alto livello di testosterone mentre se l'indice è più alto dell'anulare a dominare saranno gli estrogeni femminili. Se la dimensione delle nostre dita è influenzata dagli ormoni e se quest'ultimi possono influenzare il nostro carattere e il nostro orientamento sessuale, ecco che semplicemente osservando le nostre mani possiamo capire qualcosa in più di noi stessi.

Basterebbe porre un po' di attenzione alle nostre mani per scoprire qualcosa in più sulla nostra salute e su come il nostro corpo affronta o potrebbe affrontare alcune patologie. Molte ricerche concordano nel dire che il rapporto tra la lunghezza dell'indice e dell'anulare può determinare la predisposizione verso alcune malattie. Un esperimento condotto dalla University of Warwick ha coinvolto 4500 uomini, di cui 3000 sani e 1500 affetti da cancro alla prostata, e ha evidenziato che coloro che avevano l'indice più corto dell'anulare avevano il 30% di possibilità in più di contrarre la malattia. Colpa del testosterone: chi ha l'indice più lungo ha un minore livello di questo ormone. Più il livello di questo ormone è basso, più si riduce la possibilità dell'insorgenza del tumore.

Le dita possono poi rivelare se la persona è a rischio di rigidità dell'aorta, una comune sofferenza cardiaca. Secondo Gary Pierce, professore del Department of Health and Human Physiology alla university of Iowa, la salute dell'aorta si potrà presto determinare con un esame in cui ad essere protagonista saranno proprio le nostre dita. Il test funziona posizionando uno strumento chiamato trasduttore sul dito o sull’arteria omerale. La lettura rilevata dal trasduttore, in combinazione con l'età e con l’indice di massa corporea, permette ai medici di conoscere lo stato di irrigidimento - e quindi di salute - dell’aorta.

Le dimensioni della mano, e in particolare delle dita, potrebbero svelare qualcosa sulla dimensione del pene. Secondo una ricerca coreana, pubblicata sull'Asian Journal of Andrology, la misura dell'organo riproduttivo maschile si potrebbe calcolare prendendo in considerazione il rapporto tra l'indice e l'anulare. Tanto più l'indice è corto rispetto all'anulare, tanto più lungo sarebbe il pene (e viceversa).

Secondo alcune ricerche, poi, le dimensioni delle dita sarebbero in grado anche di indicare l'orientamento sessuale: le donne e gli omosessuali avrebbero dita molto più piccole rispetto agli etero. In questo modo, dunque, si vuole in qualche modo affermare che l'orientamento sessuale è qualcosa che non scegliamo dopo ma che abbiamo già in noi, durante la gravidanza.

Secondo uno studio della Bath University, i bambini (maschi o femmine) con l'anulare più corto dell'indice vanno meglio nelle materie umanistiche rispetto a quelle scientifiche.

I quattro temperamenti sono associati ad ognuno di essi una tipologia della mano e delle sue linee ad ogni tipo.

La morfopsicologia di Corman stabilisce che una cellula si dilata in un contesto favorevole e si ritrae in uno sfavorevole. La teoria della dilatazione-ritrazione si applica anche alla mano.

Il tipo dilatato: iposensibile, cresce con facilità, e raggiunge in fretta al maturità perché in accordo con l’ambiente che non percepisce come ostile. Ha un quadro osseo e muscolare largo, il modellato con struttura espansa e colorata e recettori grandi e aperti. Egli dispone di molta energia, di un grande desiderio di vivere e godersi la vita.

Il tipo retratto: ipersensibile, si sviluppa nelle difficoltà e raggiunge la maturità lentamente perché in conflitto con l’ambiente. Ha un quadro osseo e muscolare stretto, il modellato con struttura ipertesa e pallida e i recettori piccoli, magri e chiusi.

Inoltre sia il palmo della mano che il dito che la scrittura sono soggetti alla tripartizione del volto e cioè la divisione nella zona superiore che si chiama celebrale, quella centrale che si chiama affettiva e il piano inferiore che si chiama istintivo.

Il piano rappresenta una riserva vitale e affettiva, le tre zone del palmo sono sensoriali mentre le dita sono nel suo insieme più psichiche.

Se la zona superiore è predominante il soggetto non vive che per lo spirito e perde il contatto con la realtà. Quando predomina la parte centrale il soggetto è governato dall’affettività. Quando predomina la zona inferiore sono predominanti gli aspetti istintivi della personalità (nutrizione, digestione, sessualità) predomina la forza e lo spirito di combattività.



Per aver un’idea dell’importanza della mano nell’economia dell’evoluzione, diciamo che nel cervello l’area occupata dalle mani è più ampia di quella del volto.

Le tipologie secondo Paul Carton:

La mano rettangolare corta appartiene ai comportamenti collerici. Negli uomini risponde ad un carattere energico, pratico, laborioso, creatore.

La mano rettangolare media è indice di una natura virile, autoritaria, piuttosto brusca e può appartenere al comportamento collerico.

La mano rettangolare molto allungata denota un temperamento prevalentemente melanconico, con un’indole fantasiosa, irregolare e suggestionabile, che si stanca presto.

La mano rettangolare molto larga e piuttosto grande, a forma di mestola, si osserva in persone di natura selvaggia, di spirito combattivo ed indipendente, sono persone vigorose, dure, eccessive, in alti termini, per chi conosce la morfopsicologia, sono assimilabili ai retratti laterali.

Una mano tendente all’ovale si trova prevalentemente nelle donne o nelle nature gentili, delicate impressionabili, piuttosto lente.

La mano esagonale o meglio, con una protuberanza ai margini del palmo, sotto l’articolazione del mignolo, denota un carattere irritabile impulsivo, collerico ribelle, nei termini della morfopsicologia, un retratto gibboso o bozzuto.

La mano triangolare lunga o corta si trova in temperamenti prevalentemente melanconici, sono tipi nervosi, irritabili impazienti, impressionabili, ombrosi, scostanti.

La tripartizione palmo, pollice, dita si chiama treppiede. Questa tripartizione è un modello che in morfospicologia ed in natura si ripete e cioè: istintivo, affettivo, cerebrale; oppure es superio, io; e ancora minerale vegetale animale. Del resto secondo la filosofia scolastica: “omne trinum est perfectum”, cioè ogni realtà che si scompone in tre parti è perfetta.

M. Verdun rapporta la dimensione della mano al funzionamento delle ghiandole endrocirne in particolare ha verificato l’ipofunzione e l’iperfunzione dell’ipofisi, della tiroide e delle ghiandole surrenali.

Le due mani sono un’unità inseparabile, quindi si integrano a vicenda.
Tuttavia la sinistra riguarda l’elemento femminile, passivo, recettivo della personalità. La sinistra invece rappresenta l’eredità genetica, i vizi e le virtù trasmesse dai nostri progenitori, in altre parole la natura innata.

Al contrario la destra rappresenta l’elemento maschile, attivo, il presente ed il futuro a tutti i livelli. Essa registra le possibilità realizzative volontarie delle predisposizioni che abbiamo dalla nascita. Essa indica le capacità e l’efficienza acquisita o suscettibile di esserlo come risultato dell’attività dell’evoluzione cosciente. Ciò premesso è forse il caso di insistere sul fatto che bisogna analizzare entrambe le mani per avere una lettura attendibile.

Il palmo (pur avendo un significato nella tripartizione pollice, palmo e dita), in sé rappresenta la costituzione dell’individuo e quindi si estrinseca, come del resto il volto, nei suoi distretti, cioè nei così detti monti, pianure e nelle sue linee, il cui significato vedremo in seguito.

Il palmo duro è indice di vitalità e tonicità e di forza fisica, cioè esprime la dinamicità dell’individuo che possiede queste caratteristiche, esso è intraprendente, attivo afferma con decisione i propri punti di vista.

Palmo molle: è indice di atonia, di passività, di poca resistenza. Non è direttivo, ma sognatore ipocondriaco, malinconico, “spleen”: l’individuo preferisce guardare le cose dall’esterno e ad esse di adatta: mi piego piuttosto che soccombere.

Il palmo riflette anche il tipo di alimentazione del soggetto: ad esempio se il palmo è umido indica un consumo eccessivo di liquidi, di zucchero e dolciumi. Questa situazione è indice di superlavoro del cuore, delle funzioni circolatorie e dei reni. Il palmo eccessivamente secco è indice di contrazione dei tessuti, dei vasi sanguigni e di capillari a causa di consumo eccessivo di sale e di prodotti di derivazione animale.

I monti sono i rilievi alla base delle dita e sono riserve di energia che confermano le qualità delle dita. I greci hanno dato loro i nomi dei sette pianeti.

Il monte di venere o eminenza tenar è quella protuberanza sopraelevata del palmo alla base del pollice vicino al polso. Rappresenta l’energia disponibile dell’individuo, il suo centro energetico, più voluminoso è e più potente è il suo valore energetico ma se è molto forte, grande e privo di linee ci rivela che le forze rappresentate sono concentrate nella sfera sessuale in modo indifferenziato ed eccessivamente stimolate; a volte questi individui posso essere insensibili e freddi. Se ci sono sul monte di venere linee verticali esiste la possibilità che questa energia sia utilizzata ad altri livelli, per esempio nell’arte o nel sociale. Se il monte di venere è rosso vivo indica un ristagno del sangue e dell’energia: le funzioni digerenti sono disturbate, in particolare l’intestino crasso e il tenue.

Se il monte di venere prende un colore bluastro o violaceo è segno che le funzioni digerenti sono disturbate, in particolare il crasso e il tenue. Se tale colorazione appare sul dorso della mano tra la zona radicale del pollice e l’indice ha il medesimo significato. Se questa zona prende il colore verdastro è un segno di cancro al colon.

Il centro del palmo, detto anche pianura di marte, se è troppo profonda, l’incavo crea un ostacolo alla capacità dell’individuo di esprimersi, cioè è presente un’inibizione e un controllo degli impulsi e dell’energia che comunque sono potenti come nei collerici.

Se oltre la depressione c’è una rigidità del tessuto e alla pressione è dolorante è segno di fatica fisica e mentale del soggetto e problemi al sistema digerente e/o circolatorio a causa di un’alimentazione non biocompatibile. Se la parte centrale in parola cambia il colore normale rosato ed è per un periodo rossa, l’individuo presenta problemi circolatori, se invece è violetta sono presenti problemi all’apparato riproduttivo, se è gialla l’individuo presenta problemi di funzionalità del fegato e della cistifellea. Se la pianura è troppo piatta invece favorisce l’espressione degli impulsi, che sono immediati, ma con poca resistenza, che può portare per eccesso alla dispersione della personalità.

Il monte di marte positivo o tenar è sul bordo della mano dal lato del pollice, è la zona dell’aggressività primaria.

Il monte di marte negativo o ipotenar: ha la funzione di trattenere gli impulsi o di liberarli.

Il monte della luna, è sul bordo cubitale della mano. Dal monte di marte negativo fino alla rassetta del polso. Esprime le energie psichiche della personalità, come la comprensione della natura e anche i poteri dell’inconscio personale e collettivo. Esprime altresì il mondo fantastico e dei sogni dominio dell’immaginazione.

Il funzionamento delle zone descritte dipende dal volume e dalla durezza del tessuto. L’assenza dei monti nelle mani è sempre segno di passività. Ma se i monti sono troppo alti hanno un significato negativo e cioè la mancanza di equilibrio e di ritegno del significato del monte stesso.

Le dita rappresentano la manifestazione di tutto ciò che è cosciente, in altre parole rappresentano le relazioni esterne, il tramite dei nostri comportamenti, alla luce della maturazione della nostra personalità. Ogni dito ha un ruolo specifico..

Il pollice rappresenta il mondo degli impulsi dell’energia dell’inconscio, degli istinti. E’ importantissimo nell’economia della mano. Il pollice rappresenta la forza vitale la resistenza fisica, le modalità dell’affermazione del sè e la forza di volontà. Il pollice è anche un potente arbitro dei nostri desideri inconsci e della loro manifestazione; esso esprime ad un tempo la censura agli impulsi e anche il frutto della nostra educazione, nei termini della morfopsicologia manifesta la ritrazione frontale, cioè manifesta  il frutto delle nostre frustrazioni, l’accettazione delle regole del gioco, in definitiva il frutto della nostra educazione.

Il pollice inoltre ci da informazioni sui polmoni e le funzioni respiratorie per cui, se ci sono problemi di funzionalità del pollice o deformazioni o rughe, richiamano la funzionalità polmonare compromessa. Se un individuo ha il pollice blu ha una sindrome metabolica. Se il pollice è rosso vivo il soggetto può essere stressato per un eccesso di emozioni o per un’alimentazione eccessivamente eccitante o speziata.

La forma del pollice rivela vitalità intrinseca: se lungo e forte indica una persona piena di vitalità con molti interessi, un individuo capace ed organizzatore. Se il pollice è piccolo la persona è incapace di avere iniziativa, è timida e repressa. Se è corto ma proporzionato indica che il soggetto è dominato dei propri impulsi, è istintivo ed influenzabile. Se il pollice è dritto indica ostinazione; se invece è flessibile vuol dire che l’individuo ha il senso della diplomazia. Se il pollice ha la punta a spatola ha volontà,non è impulsivo, ed è un abile realizzatore. Se il pollice è bulboso è indice di un individuo violento, testardo piuttosto collerico, ma pieno di forza vitale. Se è conico o rotondo, il che è frequente, è indice di volontà media, e quindi può mancare di perseveranza.

Le due falangi dovrebbero essere più o meno uguali e ben proporzionate. La falange inferiore indica il tipo di controllo sulla manifestazione dell’energia. Se la falange inferiore è più retratta di quella superiore la persona tende ad agire senza riflessione ed è impulsiva. Se la falange inferiore è ampia e quella superiore si restringe a punta è segno che la ragione prevale sulla volontà: l’individuo prima pensa e poi agisce, ma il pensiero può talvolta paralizzare l’azione.

L’indice è connesso al mondo esterno, ma mentre il pollice rappresenta la forza e l’energia diretta all’esterno l’indice indica i fenomeni del mondo esterno. J. Spier lo chiama “il dito del mondo” (word finger) cioè la relazione con il mondo circostante. Inoltre l’indice ci da indicazioni sull’intestino crasso e le sue funzioni.

Il medio ha una funzione di mediatore è più lungo di un’unghia rispetto le altre dita. Se è rettangolare e di normale lunghezza indica una mente logica e metodica. Nell’espressione della personalità la forma del medio rappresenta la funzione intellettuale in senso lato, la sua lunghezza invece rappresenta la posizione che questa funzione ha rispetto al mondo esterno. Inoltre ci da indicazioni sulla circolazione del sangue e sulle funzioni riproduttive.

L’anulare rappresenta le funzioni della sfera emozionale legata alla vita interiore della persona ed è relazionato alla componente affettiva ed armonica della persona, cioè l’intuizione e il talento artistico. Inoltre ci da indicazioni sul metabolismo dell’energia e del calore.

Il mignolo rappresenta la potenza sessuale della libido espressa dal pollice; con il mignolo si ha la presa di coscienza di se e degli altri. Inoltre rappresenta il cuore, l’intestino tenue e le loro funzioni.

Riassumendo il flusso dell’espressione dell’indice scorre dal mignolo all’indice e il flusso del sentire invece dall’indice verso il mignolo. Dall’esame della mano si deduce che si possono formare copie di dita maggioritarie la cui azione quindi è congiunta. Si distinguono dalle altre dita per la potenza e la stessa forza.

La coppia indice medio indica la percezione del mondo esterno e delle sue norme. Questa coppia favorisce l’inserimento del soggetto nella vita sociale e collettiva e cioè viene data priorità ai valori sociali e materiali.

La lunghezza delle dita, definisce la nostra modalità di comportarci, in modo più o meno diretto, adattandoci alle convenzioni sociali. Gli individui con dita lunghe hanno una buona capacità di analisi, spirito critico e rispetto per le convenzioni sociali, saranno inoltre minuziosi con particolare attenzione ai particolari.

Gli individui con le dita corte sono più semplici, meno inclini alle distinzioni, badano più alla sostanza e al senso pratico, possono essere impazienti ed impulsivi, sono dominati più dall’entusiasmo che dalla razionalità, sono decisionisti, realizzatori e vivono i loro bisogni istintivi in modo gratificante.

Le dita carnose e dilatate pongono l’individuo in sintonia con la realtà esterna, hanno spirito di adattamento e fiducia nei rapporti con gli altri.

Le dita retratte ed esili rivelano che l’individuo ha difficoltà nel rapportarsi con gli altri, si muove con difficoltà e insicurezza , si protegge e fatica ad affermarsi.

La flessibilità delle articolazioni delle mani e delle dita indica flessibilità mentale e fisica, mentre la rigidità delle articolazioni significa rigidità mentale e fisica.

Se le dita sono normalmente unite, a palmo steso, ma si notano fessure tra le dita stesse ciò è causato da deficienze alimentari per un’alimentazione non equilibrata.

La falange riguarda le motivazioni profonde, ad esempio quando è larga e dilatata l’individuo è ben adattato il suo ambiente; se è esile l’individuo avrà un senso di insicurezza, in compenso svilupperà la sua parte celebrale.

La falangina riguarda le attitudini mentali ed il pensiero astratto. Se è esile retratta il soggetto ha la tendenza ad intellettualizzare e a precisare fino all’esasperazione il suo punto di vista. Se è larga e dilatata le attitudine mentali sono semplici e pratiche.

La falangetta riguarda lo spirito dei nostri comportamenti e l’immagine che abbiamo del mondo esterno; se è spatolata il comportamento sarà improntato a pragmatismo con l’esigenza di adeguarsi in qualsiasi modo alla realtà. Se è conica da al nostro comportamento una vena ideale, utopica con scarso realismo. Se è lunga esprime un sistema di pensiero elaborato. Se è corta il pensiero è semplice.

Sul palmo sono tracciate cinque linee principali: due verticale e tre orizzontali. Le tre linee orizzontali corrispondono ai tre piani del volto, ma non nella stessa sequenza: la linea della vita corrisponde al piano istintivo, la linea della testa corrisponde al piano cerebrale e la linea del cuore corrisponde al piano affettivo.

La linea della vita compie un semicerchio dalla parte centrale della mano alla base del pollice. Essa corrisponde alla vitalità, al potenziale energetico e alla salute dell’individuo. Sul suo decorso sono registrate le influenze ambientali e vissuto traumatico di incidenti e malattie. Se è molto marcata e lunga rivela una buona riserva di vitalità, se invece è poco visibile pallida e spezzettata o corta indica poca energia. Se la linea è larga e molto profonda è segno di forti bisogni vitali indifferenziati e di una certa indole istintiva e persino brutale (H. Mangin). Se la parte iniziale (e finale) della linea è debole e delicata o comincia più in alto del normale ciò indica una costituzione abbastanza debole nell’infanzia probabilmente soggetta a diverse malattie in quel periodo. Se la linea è larga e superficiale rivela una vitalità forte, ma poco duratura e anche la salute sarà mediocre (H. Mangin). Se è fine e profonda denota una buona resistenza organica, ma forza vitale limitata, il soggetto è riservato e timido. Se la linea è a catena è indice di salute cagionevole e di nervosismo. Se è composta da due tronconi ciò è dovuto o ad un incidente o ad una malattia grave o ad un cambiamento di vita radicale e/o drammatico. Se la linea è interrotta da una stella, o da una croce, o da un’isola, indica un fatto traumatico che di solito riguarda la salute. Se si verificano piccole ramificazioni tortuose sulla parte finale della linea alla base del palmo verso la rascetta del polso, indicano problemi di salute al basso ventre (ovaie, utero o prostata). Se la linea è doppia e parallela è segno di una vitalità più potente.

Spesso si è creduto erroneamente che fosse possibile accertare la lunghezza della vita del soggetto a seconda della lunghezza della linea della vita. Eminenti studiosi come Julius Spear Jecqeline Joseph Michele Buillon, Partick Rowlier, Gerard Aousoleil dichiarano che non esiste alcuna correlazione significativa tra la linea della vita e la lunghezza della vita dell’individuo. Essa da informazioni sullo scorrere degli avvenimenti fisici e psichici che colpiscono la nostra vitalità, quindi “si modifica nel corso dell’esistenza” come afferma J. Joseph e Julius Spear conferma: “nonostante una linea della vita piuttosto brutta sono possibili grandi successi a patto che siano buoni il pollice e la linea di saturno o del destino.

La linea della testa o celebrale è una linea trasversale che inizia nei pressi dell’origine della linea della vita e attraversa il palmo. Essa rivela il grado di capacità e qualità intellettuale, la capacità di controllo sulle passioni e le condizioni del sistema nervoso centrale con i disturbi, patologie, lesioni, traumi ecc… Se la linea della testa è fine ma chiara indica una capacità di comprensione lucida e profonda. Se la linea è marcata e finisce sotto il medio è segno di una mente accorta e sintetica, ma fredda e razionale, con una buona memoria. Se finisce sotto l’anulare o tra l’anulare e il mignolo, con una leggere curvatura,è indice di una intelligenza agile, di una mente intuitiva e creativa. Se finisce sotto il mignolo è segno di una mentalità scientifica, sempre che sia inclinata verso il basso. Se invece finisce prima del medio è indice di mente piuttosto debole. Se la linea è diritta e attraversa tutta la mano è segno di mente rigida, scarsamente orientata verso lo spirito, ma occupata dalle cose materiali. Se c’è una biforcazione verso la base dell’anulare, è segno di capacità critica costruttiva. Se un ramo della linea della testa si dirige verso quella del cuore e un altro ramo va verso il basso sul monte della luna indicano una tendenza a forme depressive gravi. L’interruzione della linea in un qualsiasi punto rivela che il soggetto ha sofferto di disturbi di carattere nervoso. I punti scuri, sdoppiamenti, isole sul percorso della linea indicano un flusso irregolare dell’energia mentale, con possibilità di affaticamento cerebrale, difficoltà di memoria, di concentrazione con conseguente mancanza di fiducia in se stessi. Se si verifica una biforcazione verso la base dell’anulare è segno di capacità critica costruttiva.

La linea del cuore inizia sotto il mignolo e dovrebbe terminare tra l’indice e il medio. Essa rappresenta la sfera emozionale ed affettiva della persona. Inoltre ci rivela le predisposizioni verso le malattie dell’apparato cardiovascolare.

Se all’inizio della linea c’è una ramificazione indica un’accentuata richiesta di sentimento nell’infanzia e nella giovinezza. Se il tracciato è netto, sostanzialmente dritto e attraversa tutta la mano indica un’aridità di sentimento: c’è stata una sostanziale mancanza di sviluppo nella sfera emozionale affettiva. Se la linea si curva e finisce alla base del medio l’individuo è egoista, ama solo superficialmente. Se la linea si innalza tra l’indice e il medio indica mancanza di apertura verso gli altri. Se compaiono alcune linee in direzione della linea della testa (situazione abbastanza comune) l’individuo manifesta una tendenza ad oscillare tra ragione e sentimento, il che non è sempre negativo se la ragione controlla le emozioni a briglia scolta. Se la linea del cuore e della testa si sovrappongono in modo da risultare un'unica linea, se è più forte la linea che parte dal mignolo possiamo dire che la persona è eccentrica, senza inibizioni istintiva, il soggetto è imprudente al punto di esporsi ad incidenti; se invece è più forte la parte che inizia sotto l’indice, la persona tende ad essere fredda ed egoista, senza sentimento.

Se il tracciato è composto da trattini non sempre allineati è segno di predisposizione a contrazioni cardiache con tachicardie ed aritmie.

Se la linea è interrotta in corrispondenza del medio è segno di endocardite, se invece sotto l’anulare è segno pericardite e miocardite, se sotto il mignolo è indice di spasmi e dolori precordiali.

Se la linea del cuore finisce un po’ prima del medio, indica una persona emotivamente fredda e forse calcolatrice  può indicare un cuore organicamente piccolo.

Se la linea è a catena è segno di disturbi al sistema endocrino; se è a catena e termina biforcuta, con un monte della luna molto sviluppato e la linea della testa difettosa o con isole è segno di clorosi. Se è a catena accompagnata dalla linea epatica irregolare con un punto nero o una stella su quella della vita è indice di malattie della pelle. L’interruzione della linea e/o la formazione di diverse isole possono indicare disturbi organici del cuore. Se è insolitamente rossa cardiocircolatori con ipertensione; invece se la colorazione è piuttosto scura o giallastra è segno di disfunzione al fegato e/o alla cistifellea, in questo caso si può aver anche la biforcazione della linea del cuore e diverse linee piccole sul monte di giove e sulla pianura di marte. Se si verifica l’interruzione della linea con una sovrapposizione parziale nei pressi dell’interruzione stessa, se è sotto il medio è segno di endocardite e di insufficienza cardiovascolare, se è sotto l’anulare è indice di pericardite e insufficienza valvolare, se invece è sotto il mignolo è indice di aritmie, fibrillazioni cardiache e stenosi valvolare. Se invece dei trattini, descritti precedentemente, sul tracciato troviamo dei puntini si verifica una breve interruzione della linea: se questa interruzione è sotto il medio, predispone a problemi cardiaci con rallentamento del ritmo; se è sotto l’anulare è indice di fitte dolorose nella regione cardiaca con probabili problemi renali concomitanti, se è sotto il mignolo è segno di dolori precordiali con tachicardie. Se l’interruzione della linea è dovuta a numerosi piccoli punti per un buon tratto, è segno di dolori precordiali.

La linea del destino, di saturno, del successo o della fortuna. Inizia nei pressi del polso e va nella direzione del sito medio. E’ la linea dell’adattamento all’ambiente e dell’evoluzione della persona, che porta alla realizzazione del sé. Essa stabilisce la tonicità della persona a seconda della consistenza della linea. Anticamente era chiamata anche la linea delle arti in quanto ci dà informazioni sulla sensibilità e le attitudini artistiche del soggetto, quando la linea è sottile e poco definita e parte dal mondo della luna. La totale assenza di questa linea in entrambe le mani è pregiudiziale per l’adattamento dell’individuo. Alcuni studiosi la ritengono il segno di individui asociali, psicotici (J. Spier); indica comunque la totale incapacità di adattamento della persona ed è spesso associata ad un pollice debole che è indice di scarsa volontà. Se la linea parte dal monte della luna acquista il significato che abbiamo appena accennato; frequentemente parte dal polso al centro della mano e in questo caso accentua l’adattabilità del soggetto all’ambiente. Henri Coignié ha effettuato una statistica in Europa su mille mani ed ha trovato che la linea del destino mancava 137 volte. Le persone attive ed industriose hanno una forte linea del destino con un tracciato piuttosto largo, mentre le persone atone e poco attive ne hanno una debole. Frequentemente la linea ha una o più interruzioni a dimostrazione del cambiamento del lavoro e del modello di vita. Se la linea curva verso l’indice (ma è un fenomeno piuttosto raro) indica un’ambizione smisurata che impronta tutta una vita.

In alcuni bambini compare e si sviluppa molto tardi e inizia dalla linea della vita; questo è segno di un’infanzia in un’atmosfera di sogno e di fantasia in un modo del tutto inconsapevole. In alcune persone la linea del destino parte dalla linea della vita o addirittura dalla linea del cuore, in questi casi l’adattamento all’ambiente arriva piuttosto tardi dopo i 30 o i 40 anni e riduce la possibilità di successo. La continuità del tracciato riflette una certa stabilità delle nostre azioni e dei nostri sforzi di adattamento, la discontinuità segna periodi di instabilità, nei quali si avvertono certe esitazioni che spesso riflettono un cambiamento radicale del modo di vivere.

Altre volte la linea è intersecata da un’altra linea che parte dal monte della luna che Spier chiama la linea dell’ambiente. Questa linea indica che l’individuo ha subito un’educazione rigida a cui si sentiva estraneo. Se è profonda e ben delineata la consapevolezza e la reazione dell’individuo è garantita, se appena delineata con piccole linee è segno di scarsa consapevolezza.

La linea della salute, del fegato, gastroenterica o di mercurio. Parte a valle del monte di venere e si dirige verso il mignolo.

Di rado è completamente sviluppata e questo è dovuto alle scarse condizioni di salute della maggior parte dei soggetti. Si può vedere una bella linea della salute sulla mano di un ragazzo che poi si frammenta nel corso degli anni, per la salute che viene meno.

Una buona linea del fegato con un tracciato chiaro di colore rosato indica una buona salute, un apparato gastrointestinale robusto e funzionante, buon umore, serenità, vitalità equilibrata, chiarezza di spirito, sano appetito sensuale, vigore in vecchiaia.

Una linea ben fatta può bilanciare una linea della vita piuttosto brutta. Se è unita alla linea della vita, anziché partire staccata, questo fatto indica una debolezza di cuore. Se è divisa in due tronconi separati il soggetto ha un apparato gastrointestinale debole, se le linee spezzate sono di colore scuro il soggetto è predisposto a malattie epatobiliari. Se la linea è composta da molti trattini è segno di malattie di reni e vescica. Se la linea parte dalla linea della vita e si ferma a metà palmo è indice che il soggetto è predisposto a malattie infettive. Se è biforcuta in modo da formare un triangolo con la linea della testa indica grande presunzione e sete di potere.

Se il percorso della linea è molto ondulato indica che il soggetto è collerico.

Le rascette sono linee secondarie che si chiamano anche braccialetti immediatamente alla base del palmo e all’inizio del braccio. Dovrebbero essere tre e se sono belle ed evidenti rivelano una costituzione solida, vigorosa e un carattere intraprendente. Rivelano inoltre le condizione di salute dell’apparato genitale, sia maschile che femminile, in particolare la prima rascetta, vicino al palmo, rappresenta le ovaie o la prostata. Se si nota una deformazione della linea ad arco verso il palmo oppure se si crea un’isola, tali segni rivelano problemi all’utero o alle ovaie o alla prostata.

Un gonfiore circolare alla base del palmo sulla prima rascetta ha i seguenti significati:
1.se il gonfiore è alla base del pollice indica una debolezza dei polmoni, delle funzioni respiratorie, del colon;
2. se il gonfiore è nella parte centrale indica disordini delle funzioni circolatorie e riproduttive;
3. se il gonfiore è alla base del monte della luna, dalla parte del mignolo, indica debolezza del cuore e delle funzioni circolatorie e dell’intestino tenue.

Nella riflessologia le dita sono collegate con il cervello. Se sono contratte e rigide riflettono anche una rigidità cerebrale. Più particolarmente è utile notare che:

Il pollice è attraversato dal meridiano del polmone ed è collegato con il fegato. Lo stretto legame tra i due organi fa si che alcuni disturbi di origine polmonare (bronchiti, pleuriti…) non guariscono se non è curato a dovere anche il fegato.
L’indice è attraversato dal meridiano dell’intestino crasso ed è collegato con il tubo digerente.
Il medio è collegato all’apparato circolatorio ed è percorso dal meridiano chiamato “signore o mastro del cuore”. Il medio viene anche associato all’attività sessuale che scorre attraverso il meridiano citato. Per migliorare la circolazione del sangue e rafforzare l’energia Ki degli organi sessuali è utile ruotare il medio per alcuni minuti, sia nel senso orario che antiorario (tirare leggermente il dito con un rapido movimento e poi lasciarlo andare).
Il meridiano del triplice riscaldatore percorre il dorso della mano fino all’anulare ed è associato al cuore e all’unità di corpo, mente e spirito.
Il mignolo è attraversato dai meridiani del cuore e dell’intestino tenue. Premendo sull’unghia con il pollice e indice dell’altra mano si ottiene un beneficio sul funzionamento del cuore e dell’intestino tenue. Chi soffre di una certa rigidità del mignolo ha problemi di cuore.
Se ci massaggiamo intensamente le mani, stirandole e facendo schioccare le nocche si crea una situazione favorevole alla circolazione dell’energia dei meridiani.

Naturalmente tutti questi massaggi non possono mai sostituire un regime corretto, con uno stile di vita sano ed un’alimentazione biocompatibile.



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venerdì 22 gennaio 2016

IL GIROVITA......



Il grasso viscerale - noto anche come grasso addominale - è la parte di tessuto adiposo concentrata all'interno della cavità addominale e distribuita tra gli organi interni ed il tronco. Il grasso viscerale si differenzia da quello sottocutaneo - concentrato nell'ipoderma (lo strato più profondo della cute) - e da quello intramuscolare, che è invece distribuito tra le fibre dei muscoli (anche quest'ultimo sembra correlato in misura significativa all'insulino-resistenza).
L'eccesso di grasso addominale è definito dai termini "obesità centrale", "obesità addominale" ed "obesità androide". Con quest'ultimo termine si vuole sottolineare la tipica associazione del grasso viscerale con il sesso maschile ed i suoi ormoni (detti appunto androgeni). La necessità di differenziare questa forma di obesità da quella ginoide - tipica del sesso femminile e caratterizzata da accumuli adiposi concentrati nella metà inferiore dell'addome, nelle regioni glutee ed in quelle femorali - deriva dalla diversa influenza dei due fenotipi sul rischio cardiovascolare. Non si tratta quindi di una semplice differenziazione topografica, bensì di una distinzione dal grande significato fisiopatologico. Tra i due tipi di obesità, quella addominale si è chiaramente dimostrata più pericolosa, tanto da essere considerata uno dei più importanti fattori di rischio di morbidità e mortalità per malattie cardiovascolari, nonché uno dei principali fattori di rischio per il diabete di tipo II. L'esagerato accumulo di grasso centrale è inoltre associato alle complicazioni metaboliche e cardiovascolari tipiche della sindrome metabolica (ipertensione, iperlipidemia, steatosi epatica, aterosclerosi ed il diabete di tipo II).
Le evidenze epidemiologiche sulla pericolosità del grasso viscerale sono state confermate in epoca più recente, grazie alla crescente mole di studi sulla funzione endocrina del tessuto, o meglio dell'organo adiposo. Si è visto, in particolare, che il grasso addominale ha caratteristiche diverse rispetto a quello sottocutaneo, sia sotto il profilo cellulare sia sotto l'aspetto degli effetti che tali cellule espletano sull'equilibrio endocrino-metabolico dell'organismo. E' infatti dimostrato che gli adipociti bianchi del grasso viscerale sono particolarmente attivi nel rilascio di adipochine, sostanze dotate di effetti locali (paracrini), centrali e periferici (endocrini). Attraverso il rilascio diretto o indiretto di queste sostanze, il grasso viscerale controlla l'appetito ed il bilancio energetico, l'immunità, l'angiogenesi, la sensibilità all'insulina ed il metabolismo lipidico.
Una delle adipochine più conosciute, l'adiponectina, migliora la sensibilità insulinica ed è dotata di attività antinfiammatoria; i suoi livelli, a differenza di quelli di molte altre adipochine, sono più bassi nell'obeso rispetto al normopeso. Per contro, l'eccesso di grasso viscerale aumenta il rilascio di sostanze quali l'interleuchina 6 (IL-6), la resistina ed il TNF-a (citochine con attività pro-infiammatoria), il PAI-1 (effetto pro-trombotico) e l'ASP (attività stimolante sulla sintesi di trigliceridi ed inibitoria sull'ossidazione degli acidi grassi).
L'eccessivo aumento volumetrico degli adipociti, causato dal cospicuo accumulo di trigliceridi, ne determina la morte e la conseguente lisi da parte dei macrofagi, che aggrediscono i vacuoli lipidici con ulteriore aumento dello stato infiammatorio dell'organismo (salgono anche i livelli di proteina C reattiva, attualmente considerata un importante fattore di rischio cardiovascolare).
Il numero di macrofagi presenti nel tessuto adiposo è proporzionale al grado di obesità, o meglio all'ipertrofia degli adipociti tipicamente associata all'obesità. Si ha così una sorta di reazione da corpo estraneo, con conseguente infiammazione cronica che, se perpetuata nel tempo, predispone a importanti malattie metaboliche.
La riduzione nella sintesi e nel rilascio di ossido nitrico, un gas dalla potente azione vasodilatatoria, contribuisce ad elevare ulteriormente il rischio aterosclerotico. Questo gas favorisce la lipolisi ed è uno stimolo di proliferazione delle cellule adipose brune, che al contrario di quelle bianche non accumulano i lipidi ma li bruciano, vuoi per mantenere la temperatura corporea negli ambienti freddi, vuoi per sbarazzarsi degli eccessi alimentari che altererebbero l'equilibrio metabolico. La sintesi di ossido nitrico, attivo anche nell'angiogenesi e nella mitocondriogenesi locale (che probabilmente impedirebbe la morte degli adipociti per ipossia da eccessivo accumulo lipidico), è inibita dal TNF-a, un'adipochina rilasciata in grandi quantità dal tessuto adiposo bianco viscerale ipertrofico e dai macrofagi che l'aggrediscono.
La particolare collocazione anatomica del grasso viscerale fa sì che le adipochine e le altre sostanze rilasciate confluiscano direttamente nel sistema venoso portale, che le trasporta al fegato. Il ruolo metabolico di primo piano ricoperto da questa ghiandola contribuisce a spiegare la grande influenza del grasso viscerale sulla salute dell'intero organismo.
Caratteristica tipica del grasso viscerale è la maggiore sensibilità agli stimoli lipolitici, dal momento che l'azione della lipoproteina-lipasi omentale è del 50% maggiore rispetto a quella del grasso sottocutaneo. Ciò significa che in caso di dimagrimento, il primo grasso ad essere "bruciato" è proprio quello viscerale.
L'eccesso di grasso addominale è in diretto rapporto con la circonferenza della vita. In particolare, il rischio cardiovascolare diventa clinicamente rilevante quando si raggiungono i valori soglia di 102 cm di circonferenza a livello ombelicale nell'uomo e 88 cm nella donna.
Per cercare di spiegare la correlazione tra eccesso di grasso omentale e diabete di tipo II, è stato dimostrato che l'elevato flusso di acidi grassi, provenienti dagli adipociti viscerali e diretti al fegato, aumenta la produzione di VLDL (che come sappiamo possono essere successivamente trasformate nelle pericolose LDL - colesterolo cattivo, che predispongono al processo ateromatoso). Promuove inoltre la gluconeogenesi e riduce la clearance epatica dell'insulina, con conseguente aumento dei livelli di quest'ormone in circolo. Oltre agli acidi grassi provenienti dai depositi adiposi viscerali, bisogna anche e comunque tener conto dell'azione delle adipochine stesse. L'interleuchina-6, ad esempio, a livello epatico stimola la gluconeogenesi e la secrezione di trigliceridi, con iperinsulinemia compensatoria.
L'elevata presenza in circolo di acidi grassi liberi fa sì che questi nutrienti si mettano "in concorrenza" con il glucosio per l'entrata nelle cellule, in particolare in quelle muscolari. Di conseguenza si verifica un aumento della glicemia, in risposta alla quale il pancreas aumenta il rilascio di insulina. Il doppio contributo epato-pancreatico all'iperinsulinemia fa sì che nonostante gli alti valori glicemici siano presenti in circolo grandi quantità di insulina; si parla, in questi casi, di insulino-resistenza, cioè di una condizione caratterizzata dalla ridotta risposta biologica dei tessuti all'azione insulinica. Non a caso, la rimozione chirurgica del tessuto adiposo viscerale in ratti moderatamente obesi è in grado di normalizzare l'insulino-resistenza.
L'insulino-resistenza e l'iperinsulinemia sono responsabili di tutte quelle alterazioni del metabolismo del glucosio che spaziano dall'alterata glicemia a digiuno, alla ridotta tolleranza al glucosio, fino al diabete conclamato. Queste alterazioni, unitamente a quelle altrettanto negative sul metabolismo lipidico, rendono ragione del maggior rischio cardiovascolare del soggetto con obesità viscerale rispetto al normopeso.



Il fatto di accumulare il grasso solo sui fianchi corrisponde (anche in donne magre) è dovuto a una infiammazione da cibo dovuta ai cibi salati e fermentati e corrisponde spesso ad un carattere rancoroso, tipico di chi, anche senza essere vendicativo, si ricorda però fino alla fine dei secoli dei torti, piccoli o grandi che siano, subiti nel tempo.
Per usare un detto molto noto, potremmo dire “il grasso parla di te: puoi dirgli di smettere”, perché è anche vero che avendo capito come e perché il grasso sceglie alcune zone per depositarsi.
Lo stato psichico può interferire nel fatto di avere la pancia piatta o all'opposto il cosiddetto “sederone” e così pure abbiamo compreso nel tempo che l'intolleranza alimentare ai lieviti determina facilmente la tipica forma a fiaschetto, con i fianchi allargati.
L'intolleranza ai latticini determina un aumento della pancia, e spesso una diffusione del grasso su tutto il corpo e così via.
L'accumulo di grasso è sempre figlio di una alimentazione che non è in grado di regolarizzare l'insulina e i suoi picchi.
Dal punto di vista metabolico, la tipica forma a mela, con pancia prominente e grasso disposto anche in alto, sotto le ascelle e sul tronco, può trarre giovamento dall'impiego di acido lipoico, che agisce specificamente sugli effetti dannosi indotti dalla iperglicemi, interagendo in modo positivo con regolatori di segnale come l'olio di Perilla e con sostanze termogeniche come il Tè verde.

La forma a pera invece, o a fiaschetto, può giovarsi della attivazione metabolica indotta dall'acido linoleico coniugato (CLA ) un particolare olio che attiva dei recettori cellulari che a loro volta favoriscono il consumo di grasso, riportandoci in modo fisiologico al tipo di alimentazione sana del paleolitico e facilitando la perdita del grasso di troppo.

La forma mista, con deposizione del grasso sia sul giro vita sia sul bacino, la cosiddetta forma a tronchetto, può trarre beneficio, oltre che dal movimento fisico e dal controllo dell'insulina, anche dalla attivazione della adiponectina. Si tratta di una sostanza che probabilmente nell'organismo seguiva il risveglio della primavera, aiutando chi usciva dal lungo inverno a consumare tutto il grasso in eccesso e a tornare un camminatore o un cacciatore veloce, per evitargli di diventare preda. L'adiponectina può essere stimolata naturalmente anche grazie ad un potente antiossidante come l'estratto di mais rosso (ricco di C3G).

Circa 47 milioni di adulti negli Stati Uniti (circa il 15% dell’intera popolazione) presentano la sindrome metabolica ed il numero continua a crescere; il crescente numero di persone affette da questa condizione è collegato all’aumento dei tassi di obesità tra gli adulti, in futuro la sindrome potrebbe superare il fumo come il principale fattore di rischio per le patologie cardiache.

I ricercatori stanno ancora cercando di individuare cosa causi l’ insulino-resistenza. Coinvolge una varietà di fattori genetici e ambientali, si pensa infatti che  alcune persone siano geneticamente predisposte  all’ insulino-resistenza, ereditando questa tendenza dai genitori . Comunque l’ essere sovrappeso ed  inattivi sono i principali fattori.

La prevalenza della sindrome metabolica aumenta con l’età, colpendo meno del 10% delle persone nella terza decade di vita e il 40% delle persone nella settima decade di vita. Alcune ricerche  mostrano che circa uno su otto studenti presenta tre o più componenti della sindrome metabolica, un’altra ricerca ha identificato un’associazione tra la sindrome metabolica dell’infanzia  e patologie cardiovascolari dell’adulto decenni più tardi.
Gli ispanici e gli asiatici sembrano essere maggiormente a rischio di sindrome metabolica rispetto alle altre razze.
Un indice di massa corporea (BMI), una misura della percentuale di grasso corporeo  basata sull’ altezza e sul peso, superiore a 25 aumenta  il rischio di sindrome metabolica.
È molto più probabile avere la sindrome metabolica in caso di familiarità per diabete di tipo 2 o diabete durante la gravidanza (diabete gestazionale).
Anche una diagnosi di ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari o da sindrome dell’ovaio policistico, un problema metabolico che colpisce la donna ed il sistema riproduttivo, aumenta  il rischio di sindrome metabolica.

Trattare uno dei fattori di rischio della sindrome metabolica è già difficile, ma occuparsi di ognuno di essi potrebbe sembrare impossibile; tuttavia un cambiamento drastico dello stile di vita e, in alcuni casi, i farmaci possono migliorare tutti i fattori della sindrome metabolica. Fare più attività fisica, perdere peso e smettere di fumare contribuiscono a ridurre la pressione sanguigna e a migliorare i livelli di colesterolo e zucchero nel sangue. Questi cambiamenti sono fondamentali per ridurre il rischio.
I medici raccomandano di svolgere dai 30 ai 60 minuti di esercizio fisico di intensità moderata, come camminare di buon passo, ogni giorno.
Perdere anche solo dal 5 per cento al 10 per cento del peso corporeo può ridurre i livelli di insulina e la pressione sanguigna.
La dieta mediterranea, come molti regimi alimentari per mangiare sano, limita i grassi non salutari a favore di frutta, verdura, pesce e cereali integrali.
Fumare sigarette aumenta la resistenza all’insulina e peggiora le conseguenze sulla salute della sindrome metabolica. Parlate con il vostro medico se avete bisogno di aiuto per eliminare quest’ abitudine.
Se non siete in grado di raggiungere i vostri obiettivi attraverso i cambiamenti dello stile di vita, il medico può anche prescrivere farmaci per abbassare la pressione sanguigna, per controllare il colesterolo o per favorire la perdita di peso. Si possono prescrivere farmaci insulino-sensibilizzanti per aiutare il corpo a usare l’ insulina in modo più efficace e la terapia con aspirina in alcuni casi può contribuire a ridurre il rischio di infarto e ictus.

Impegnarsi in una dieta sana, mangiare molta frutta e verdura, scegliere tagli magri di carne bianca o pesce invece che carni rosse, evitare alimenti conservati o fritti in abbondante olio, eliminare il sale da tavola e sperimentare altre erbe e spezie.
Muoversi, fare molta attività fisica regolare e moderata.
Programmare regolari visite di controllo, controllare la pressione sanguigna, il colesterolo ed i livelli della glicemia a intervalli regolari. Effettuare ulteriori modifiche dello stile di vita, se i numeri stanno andando nella direzione sbagliata.




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