sabato 16 gennaio 2016

LO SBIANCAMENTO DELLA PELLE



Si potrebbe chiamare la sindrome di Michael Jackson. Tutto nasce, del resto, dalla stessa motivazione: essere accettati. O, se si preferisce, non accettarsi. In Asia come in Africa e in Francia. Ora anche in Italia. Donne che decidono di schiarirsi la pelle. Per sembrare più belle, più giovani, meno «diverse». Talvolta per trovare più facilmente lavoro. Un appartamento in affitto. Una sistemazione in famiglia. Come colf, badante, baby sitter. Nelle Filippine una donna su due usa creme schiarenti sul viso. In Malesia quattro su dieci.  Il dermatologo Fabio Rinaldi conosce il fenomeno. Dice: «Spesso prevale il fai-da-te. Acqua ossigenata, agrumi come il limone. Formule potenzialmente più dannose degli agenti chimici perché quando viene stuzzicato il melanocita, la cellula produttrice della melatonina, si rischia di farlo degenerare e di incorrere in un melanoma. Le poche volte che ho dovuto affrontare il caso in ambulatorio, mi sono accorto che il vero problema dei pazienti non era quello apparente delle macchie sul viso, ma quello più intimo della non accettazione di sé e del colore della propria pelle». E se per molte fosse davvero una questione di sopravvivenza? Maria Jose Mendes Evora, ex presidente dell’ Associazione delle donne capoverdiane in Italia (quasi settemila), è gelida: «Sui giornali ci sono ancora troppe inserzioni di chi cerca una colf o una badante che finiscono con "purché non sia nera". Ho fatto la collaboratrice familiare per 22 anni, nel frattempo mi sono laureata in Scienze sociali e adesso lavoro per un' azienda. Non mi sono mai sognata di cambiar colore di pelle, sono fiera di essere nera. Ma un bel messaggio io lo darei alle signore italiane, a quelle che valutano una persona per il suo colore e non per le sue capacità. Non giustifico le donne che si sbiancano. Cerco di comprenderle. Vogliono sopravvivere». Forse basterebbe creare una maggiore accoglienza. Mettere in contatto tra loro quante arrivano dal Pakistan, dallo Sri Lanka, dall' Africa, dall' India o dall' America Centrale. Per farle sentire più forti, più unite, più belle insieme. È la proposta della psicoterapeuta Maria Rita Parsi, che non nega come il razzismo sia «aumentato. La stessa tensione in Medio Oriente ci fa guardare con sospetto chiunque abbia una carnagione un po' più olivastra rispetto ai canoni europei». La dottoressa, però, non indulge in giustificazioni. «È come se volessero cancellare il proprio passato, oltre al colore della pelle. Ma così non cancellano la rabbia e il dolore dal quale provengono. E noi, purtroppo, ce li ritroviamo nelle nostre case. Mi sembra la sindrome di Michael Jackson: l' uomo dal talento assoluto che per mancanza di identità ha declinato la propria distruzione».
Nelle Filippine una donna su due usa prodotti per schiarire la pelle. La percentuale è del 38% nell' intero continente asiatico. La crema sbiancante è usata dal 45% delle signore di Hong Kong, dal 41% delle malesi, dal 37% delle taiwanesi e dal 28% delle sudcoreane. Le donne asiatiche usano prodotti schiarenti per motivi diversi. Il 61% lo fa con la convinzione di sembrare più giovane; 43 donne su 100 sono certe che la pelle chiara piaccia di più agli uomini mentre il 59% sostiene che il pallore nasconda rughe e occhiaie.

L'attualità ha riportato la vicenda in primo piano: può una persona sbiancare il colore della pelle, proprio come aveva cercato di fare Michael Jackson? L'attice Halle Berry ha denunciato il suo ex compagno, il modello canadese Gabriel asjksvkj che avrebbe cercato di far diventare bianca la loro bambina Naahah di 6 anni. Ma è realmente possibile, se si è di colore, diventare bianchi? La risposta è 'no'.
"Nessun trattamento - sostengono i dermatologi - può cambiare il colore di una persona. Esistono solo tecniche o farmaci che al limite possono essere applicate a specifiche aree parziali."

Nell'ambito dei medicamenti si applica l'idrochinone e con il benzochinone può aiutare a eliminare parti con pigmentazione normale e quindi schiarire porzioni di pelle.



Però se qualcuno si azzardasse ad applicare questo preparato sul proprio corpo, soffrirebbe di devastanti effetti collaterali come la fibrosi polmonare, l'atrofia cutanea, disturbi epatici e aumenterebbero enormemente i rischi di contrarre il cancro della pelle. Ossia solo un pazzo di arrischierebbe.

"Altra tecnica è il laser ma anche in questo caso si applica solo a specifiche aree del corpo. Strano ma vero - sostengono alcuni chirurgi plastici - si va diffondendo la tecnica dello sbancamento genitale." Insomma, se si è di colore meglio restare di colore; se si è bianchi meglio fermarsi ad una sana abbronzatura, senza esagerare.

Il Sudafrica per le sue tante diversità geografiche, etniche e religiose, è definita la nazione arcobaleno di Mandela, dove tutti sono orgogliosi della loro razza e del loro patrimonio culturale.
Recentemente uno studio condotto presso l’Università di Città del Capo, ha evidenziato che per alcuni sudafricani è un problema essere troppo neri, è emerso che una donna su tre schiarisce la pelle. Le ragioni sono varie quanto le culture di questo paese, la maggior parte delle persone ha detto che utilizza prodotti sbiancanti perché vuole la pelle bianca.
La trentenne Nomasonto Mnisi, cantante, in arte “Mshoza”, nella sua nuova pelle si sente più bella e sicura di sé. E’ stata ampiamente criticata dai media locali e siti di social networking per il suo aspetto.

Nomasonto Mnisi, intervistata dalla BBC, candidamente ha detto:
«Lo sbiancamento della pelle è una scelta personale, non è diverso dalla chirurgia estetica al seno o al naso. Sono stata nera di pelle per molti anni, ho voluto provare l’altro aspetto per vedere l’effetto di essere bianca, sono felice. Negli ultimi due anni mi sono sottoposta a diversi trattamenti. Ogni sessione può costare circa 5.000 rand (360 euro). A differenza di molti nel paese, utilizzo prodotti di fascia alta, che si ritiene, essere più sicuro delle creme vendute sul mercato nero, anche se i medici dicono che non sono per niente prive di rischi».

Nomasonto Mnisi non capisce le critiche del suo nuovo aspetto:
«Sì, il mio colore della pelle è un problema di autostima. L’ho affrontato, adesso sono felice. Io non sono bianca dentro, non parlo un inglese fluente, ho figli neri. Sono una ragazza di borgata, ho appena cambiato il mio modo di guardare al di fuori».
Il dottor Lester Davids, ricercatore malattie della pelle presso l’Università di Città del Capo, sulla moda dello sbiancamento della pelle, ha detto:
«I pericoli connessi con l’uso di alcune di queste creme comprendono i tumori del sangue come leucemie e cancri del fegato e reni, nonché una grave condizione della pelle, una forma d’iper-pigmentazione chiamata ocronosi.
In Sudafrica e Africa, pochissime persone conoscono la concentrazione dei composti tossici contenuti nei prodotti in vendita nel mercato nero. Su questi prodotti pericolosi dobbiamo fare di più per educare le persone. Negli ultimi sei anni i mercati locali sono stati inondati da prodotti legali e illegali, per questo si è verificato un aumento indicativo del numero delle persone che  si sono sbiancate la pelle.
I dermatologi locali dicono che stanno vedendo sempre più pazienti con la pelle danneggiata da anni di sbiancamento, il più delle volte in modo irreversibile.
Riceviamo pazienti provenienti da tutta l’Africa, hanno bisogno di aiuto per il trattamento dell’ocronosi. C’è ben poco che possiamo fare per invertire il danno, purtroppo ci sono ancora persone che non si rendono conto degli effetti collaterali di questi prodotti sbiancanti».
In molte parti dell’Africa e dell’Asia, la donna con la pelle chiara è considerata più bella, più portata ad avere successo e sposarsi. L’origine di questa credenza non è chiara, i ricercatori l’hanno collegata alla storia coloniale in Africa, dove la pelle bianca era la quintessenza della bellezza. Alcuni hanno anche suggerito che in tutto il mondo c’è la tendenza a guardare dall’alto in basso le persone di pelle scura.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rivelato che il 77% dei nigeriani sono i maggiori utilizzatori di prodotti sbiancanti. Seguono quelli del Togo con il 59%, il Sudafrica con il 35%, e il Mali con il 25%.
Il Sudafrica ha bandito i prodotti contenenti più del 2% di idrochinone (il depigmentante più usato, questa sostanza ha un effetto schiarente moderato sulla pelle e agisce riducendo la quantità di melanina), ma sui banchi dei mercati è facile trovare creme e lozioni contenenti la sostanza chimica. Alcune creme contengono anche steroidi nocivi e mercurio.
Le creme per lo sbiancamento della pelle per molti anni sono state utilizzate da alcuni sudafricani. Recentemente sono diventate più comuni grazie all’afflusso di persone provenienti da paesi come la Nigeria e la Repubblica Democratica del Congo, dove i prodotti sbiancanti sono maggiormente diffusi.
In un vivace mercato africano nel centro di Yeoville, un sobborgo di Johannesburg, le creme schiarenti si vendono in abbondanza. E’ facile incontrare molte donne con la pelle del viso insolitamente chiara, mentre il resto del corpo è più scuro, così come altre persone con ustioni crostose sulle guance, causate dai prodotti chimici nocivi utilizzati per cercare di togliere gli strati di pelle pigmentata.
Gli psicologi dicono che un comune filo conduttore come il basso amor proprio e l’odio di se stessi, sono il motivo di base che spinge le persone a schiarire la pelle.
Lo schiarente per la pelle non è solo fascino e ossessione delle donne. Jackson Marcelle, hair stylist del Congo, conosciuto come il Michael Jackson africano, ha detto:
«Negli ultimi dieci anni ho utilizzato iniezioni speciali per schiarire la mia pelle. Ogni iniezione dura sei mesi. Prego ogni giorno e chiedo a Dio perché mi ha fatto nero. Non mi piace essere nero. Non mi piace la pelle nera. Mia madre al fine di farmi apparire meno nero, quando ero giovane mi applicava le creme.
Mi piacciono i bianchi, i neri sono visti come elementi pericolosi. E’ per questo che non mi piace essere nero. Ora le persone mi trattano meglio perché mi guardano come se fossi bianco».
Sin dalla giovane età nella mente di molti africani è radicato l’adagio “Se è bianco, è tutto a posto“, una credenza che ha inciso sull’autostima di milioni di persone. Fino a quando questa situazione non cambia, nessuna quantità di divieti o campagne pubbliche d’informazione riuscirà a fermare le persone, quelle che rischiano gravi danni alla loro salute nel perseguimento di quello che pensano, essere la bellezza.





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