sabato 28 novembre 2015

LA TARTARUGA




Avere un addome piatto e scolpito, con la famosa "tartaruga", è il sogno di tutti coloro che puntano ad un ottimo aspetto fisico. Realizzarlo però non è semplice, c'è bisogno di molto impegno così come di molta accortezza: come spesso accade per temi legati al fisico, bisogna partire dalla dieta: uno stile di alimentazione scorretto può causare accumulo di grassi e ristagni di liquidi proprio nella zona addominale.

Per cominciare c'è da ridurre il consumo di carboidrati (derivanti da pane, pasta, biscotti, dolciumi). I carboidrati eccessivi e i cibi troppo dolci fanno aumentare la percentuale di insulina nel sangue, causando perciò l’ingrossamento e la proliferazione delle cellule di grasso. È più consigliabile assumere carboidrati provenienti da farine integrali e di segale. Inoltre è meglio consumarli al mattino oppure al massimo entro il pomeriggio: in tal modo si consente all'organismo di smaltirli nel resto del tempo della giornata. C'è anche bisogno di ridurre i cibi grassi (formaggi, carni grasse), gli alcolici e le bevande con troppo zucchero: meglio preferirvi l'acqua. È bene consumare pasti leggeri e frequenti e non trascurare mai la colazione: se è nutriente e ricca di fibre, dona al corpo il carburante per la giornata.

Bisogna poi pensare ai gas intestinali, che devono essere contenuti perché producono gonfiore addominale: per ridurre i gas (nel caso ovviamente si rilevi che costituiscono un problema per il proprio fisico) bisogna controllare il consumo di legumi, soia, sorbitolo, cavoli, lieviti. Da ridurre e in certi casi eliminare i cibi che generano intolleranze (per esempio al lattosio). Degli accorgimenti sono il contenimento dello stress ed evitare di ingerire aria durante i pasti (quando si mangia di fretta). A volte si può ricorrere a cure specifiche se incorrono problemi più seri.

Per finire, sono fondamentali gli esercizi aerobici e quelli di resistenza, che scolpiranno l'addome. Gli esercizi aerobici rendono migliore il drenaggio dei liquidi negli spazi intercellulari, mentre quelli di resistenza diretta forniscono tono muscolare e danno forza ai gruppi muscolari della zona addominale. Questi ultimi, inoltre, aumentando il metabolismo di base, rappresentano un ottimo metodo per bruciare le calorie. Ricordate che un buon allenamento deve essere vario, riguardare tutti i muscoli ed evitare la costrizione dei vasi sanguigni, per ottenere un ricambio ottimale a livello cellulare. L’utilizzo di pesi di bassa entità, lo svolgimento di serie di almeno 20-25 ripetizioni a ritmo costante, il recuperare tra una serie e l’altra di un esercizio e tra una seduta di allenamento e la successiva, sono accorgimenti utili all'ottenimento di tali obiettivi.



Il vacuum addominale, ad esempio, è un esercizio molto utile, ma attenzione a problemi quali gravidanza, postura scorretta, esercizi in quantità eccessive o svolti in modi sbagliati: rischiano di far sporgere l'addome in avanti. Se fatto bene, il vacuum rinforza la muscolatura dell’addome contribuendo a fornire stabilità a tutto il corpo, perfeziona la respirazione e migliora la circolazione. Per eseguirlo bisogna mettersi in piedi con le mani sui fianchi o poggiate su una sedia, e poi divaricare leggermente le gambe: si inspira ed espira in modo rapido. Appena tutta l’aria viene espulsa, il diaframma si innalza verso la cavità toracica. A questo punto si dovrà inclinarsi leggermente in avanti e incavare lo stomaco il più possibile, sentendo la tensione addominale; infine, trattenere il respiro per circa cinque secondi. Ricordate anche che alcune creme specifiche aumentano l'idratazione e la circolazione sottocutanea, quindi contribuiscono a tonificare l’addome e a creare la tartaruga.
Scegliete lo sport che preferite, come bicicletta, corsa, nuoto, pugilato e via dicendo, e lavorate sui muscoli addominali con i giusti esercizi, che è anche possibile svolgere in casa.

A prima vista, un addome scolpito sembra essere composto da sei muscoli. In realtà, il retto addominale è un muscolo unico. È un muscolo largo, piatto e lungo, posto sulla parte anteriore, e copre la regione che va dallo sterno al pube. L’effetto estetico degli addominali è dovuto dai tendini che attraversano il gruppo muscolare. Non esistono esercizi mirati per allenare solo gli addominali «alti» e quelli «bassi»: il retto addominale viene sempre allenato nella sua interezza

Purtroppo quando si fa una vita sedentaria e si mangia male è abbastanza normale avere un addome un po’ rilassato. Per tonificare è bene fare degli esercizi mirati proprio su quella zona come il crunch, che gli esperti della palestra conosceranno bene, perché è alla base di un buon allenamento. Gli addominali sono la cintura del nostro corpo e averli tonici, oltre al piacere estetico, può aiutare moltissimo la salute della schiena, prevenendo i dolori causati da una postura scorretta.
Il Crunch è l’allenamento più importante per sviluppare gli addominali. Di solito si pratica nella fase iniziale del proprio programma di fitness, dopo la cyclette. Il muscolo maggiormente sollecitato è il grande retto. Per ottenere dei buoni risultati però bisogna lavorare su tutte e tre le fasce muscolari della pancia: superiore, inferiore e obliqua. Il crunch stimola soprattutto gli addominali superiori.
Per svolgere l’esercizio correttamente, partendo da sdraiati con le gambe leggermente piegante, bisogna flettere il busto di pochi centimetri (10 massimo 15 cm) in avanti solo con la forza degli addominali, tenendo le mani dietro la testa. Non dovete spingere la nuca, né tenerla sollevata o il rischio è quello di sollecitare negativamente il collo. Inoltre, è importante che non ci sia spinta con la schiena, ma sia davvero solo muscolare. Ecco perché deve essere un movimento molto lento e poco ampio. Una volta raggiunta la posizione, mantenetela qualche secondo, e riabbassate il busto, evitando di appoggiarlo completamente a terra. In questo modo gli addominali continueranno a lavorare. Il viso deve sempre guardare il soffitto.

Per lavorare sulle fasce oblique vi basta tener sollevate le gambe e avvicinarvi in modo alternato alle ginocchia con la spalla opposta. Per lavorare meglio potreste anche appoggiarvi a una sedia, se vi allenate in casa e non avete l’apposita panca. Ricordate che le cosce devono essere perpendicolari al pavimento. Altrimenti, un’altra variante prevede che le gambe piegate a 90° e incrociate. Allenare le fasce oblique permette di eliminare i classici rotolini.



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EYEBROWN



Il piercing al sopracciglio (in inglese eyebrow piercing) è uno dei più comuni e apprezzati fori dei nostri giorni.

Praticato in modo rapido ed essenzialmente senza pericoli di sorta, questo foro è uno di quelli esteticamente più rilevanti, essendo sempre visibile e posto all’altezza alla quale un po’ tutti vi guarderanno.

Il piercing al sopracciglio è molto comune tra le società tribali del sud-est asiatico, e segna in molte di queste il passaggio all’età adulta. Rintracciarne gli albori è praticamente impossibile, dato che sembra essere emerso in più posti contemporaneamente.

Per quanto riguarda invece la cultura occidentale, il piercing al sopracciglio è diventato molto comune nella scena punk a cavallo degli anni ’70, senza significati particolari ma come segno distintivo di chi viveva secondo i dettami di quella sottocultura.

Il posizionamento di questo foro è variabile: sicuramente è molto comune posizionarlo nella parte più estrema del sopracciglio, ma non sono rari i casi che vedono invece il gioiello posizionato in mezzo, o addirittura nella parte più vicina al naso.

In questo caso è necessario dedicare maggiore attenzione all’operazione, dato che l’area è attraversata dai nervi orbitali.

Valgono per questo piercing i consigli che valgono anche per gli altri: rivolgetevi solo ad un professionista, ed evitate di mettervi nelle mani di chi vorrebbe praticarvi il foro con una pericolosissima pistola.

Discorso a parte va fatto per chi vuole perforarsi l’area più vicina al naso: qui è ancora più necessario rivolgersi ad un professionista, dato che l’area è attraversata dai nervi orbitali, che potrebbero essere danneggiati durante l’operazione.

La guarigione completa di questo piercing necessita in genere tra le 6 e le 8 settimane. Il foro diventerà invece permanente dopo 6-12 mesi, periodo successivamente al quale il foro rimarrà anche nel caso in cui rimuoviate il gioiello.



E’ molto comune avere perdite di liquido biancastro e incrostazioni sul foro, cosa che non deve costituire motivo di allarme.

Il sanguinamento è piuttosto comune, dato che l’area è attraversata da un discreto numero di capillari.

I rischi di infezione al sopracciglio sono inferiori rispetto ad altre zone del corpo, perchè quest’area non è particolarmente irritabile. Tuttavia vi sono altre conseguenze, di diverso genere, che potrebbero compromettere la salute dell’individuo. L’entità dei rischi del piercing al sopracciglio dipendono molto dalla cura e dall’attenzione posta durante e dopo l’atto di applicazione del piercing.

I tipi di gioielli comunemente utilizzati sono i cosiddetti manubri , bilancieri curvi e anelli di perline, dilatatori, ma l’utilizzo di pesanti monili può esercitare pressione e quindi causare irritazione nella zona interessata. Per ridurre il rischio di rigetto del piercing da parte del nostro corpo, è bene provare a utilizzare un gioiello appropriato, che non contenga soprattutto elementi irritanti come il nickel.

Il piercing al sopracciglio è fatto di solito con un angolo di 40 gradi rispetto alla parte più esterna dell’occhio, ma nonostante ciò uno dei pericoli maggiori è un possibile danno ai nervi qualora esso non fosse applicato con sufficiente precisione e attenzione, in quanto in questa parte del nostro corpo vi sono tre principali nervi sopraorbitari che, se perforati, potrebbero provocare danni permanenti ai nervi.

La principale fonte di infezione è sicuramente l’attrezzatura usata per perforare, che potrebbe non esser stata adeguatamente sterilizzata o pulita. Se i batteri entrano nel vostro corpo attraverso il piercing, il risultato immediato sarà una risposta infiammatoria, che si può verificare con gonfiori della zona interessata, dolore, calore e spesso anche la febbre. Assicuratevi dunque che il luogo e gli strumenti utilizzati siano adeguatamente sterilizzati e non affidatevi a soggetti non referenziati.



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lunedì 23 novembre 2015

IL MAKE-UP



Ogni giorno utilizziamo sapone e detergenti per lavarci, creme per il viso e per il corpo per rendere la nostra pelle morbida, shampoo e balsamo per avere chiome setose, per non parlare poi dell’innumerevole quantità di prodotti cosmetici che noi donne abbiamo nel nostro beauty-case: rossetti, ombretti, matite per occhi e labbra, kajal, smalti e mascara di ogni colore.

Qualche anno fa aveva fatto scalpore una ricerca in cui si affermava che una donna si spalma ogni giorno 515 tipi di additivi chimici. Nonostante lo studio sia stato prontamente smentito da Unipro, basta soffermarsi almeno una volta a leggere le etichette dei più comuni cosmetici e detergenti, per incontrare termini e sigle talvolta difficili da pronunciare che molto spesso si rivelano dannose per la pelle e causa di fenomeni allergici, di sensibilizzazione o di irritazione.

I CONSERVANTI ovvero tutte quelle sostanze che devono essere addizionate ai cosmetici contenenti acqua per evitare che si sviluppino muffe o batteri. Tra i più comuni troviamo:

FORMALDEIDE: la troviamo in tantissimi prodotti di uso comune e purtroppo viene largamente usata anche nella conservazione dei cosmetici. Prodotti come fondotinta, shampoo e smalti contengono formaldeide che oltre ad essere una sostanza conservante è un potente battericida. Nonostante sia stata accertata la sua cancerogenicità, la formaldeide continua ad essere contenuta in una vasta gamma di prodotti, anche se a concentrazioni molto basse.
PARABENI: i sei principali parabeni che possiamo trovare nelle formulazioni in commercio sono methylparaben, ethylparaben, propylparaben, isobutylparaben, butylparaben e benzylparaben e vengono usati come conservanti nelle creme idratanti, solari, nei dentifrici, negli shampoo, nei detergenti intimi, nei deodoranti, nei gel da barba, insomma in tantissimi cosmetici di uso quotidiano, persino nei cosiddetti prodotti “naturali” o “organici” . E’ stato ampiamente dimostrato che queste sostanze penetrano attraverso la pelle e restano intatte all’interno del tessuto, accumulandosi. Sebbene siano legalmente autorizzati nell’Unione Europea, anche i parabeni sono seriamente sospettati di essere cancerogeni.
QUATERNIUM 15: fa sempre parte dei conservanti. E’ presente in molti cosmetici per il make-up degli occhi, nei fondotinta, negli shampoo ma anche nelle lozioni idratanti e nelle creme solari. E’ nocivo perché rilascia formaldeide, è tossico e dà luogo a fenomeni di sensibilizzazione.
KATHON CG: è un altro conservante, un antimicrobico ad ampio spettro d’azione, incolore e inodore contenuto nei dermocosmetici, nei prodotti per l’igiene personale e nei prodotti per la casa. Dal punto di vista tossicologico, il Kathon CG, è stato classificato come irritante primario nonostante abbia un grandissimo utilizzo. E’ possibile trovarlo sulle etichette con dei sinonimi come GROTAN, EUXIL o ISOTIAZOLINA.
Altre sostanze impiegate comunemente nei cosmetici che ognuno di noi ha in casa sono:
MEA-DEA-TEA: sono le sigle di monoethanolamine, diethanolamine, triethanolamine e sono presenti in molti composti cosmetici. Li possiamo trovare quasi sempre nei prodotti che fanno schiuma quindi shampoo, saponi e bagnoschiuma e danno luogo a nitrati e nitrosamine ovvero agenti cancerogeni.
PARAFENILENDIAMINA(PFD): questa sostanza, dal nome difficile da pronunciare, la incontriamo spesso quando andiamo dal parrucchiere, infatti è il colorante più importante usato per le colorazioni permanenti dei capelli. Molto spesso dà luogo a fenomeni di sensibilizzazione tanto che questa sostanza è stata bandita da molti Paesi europei.
FTALATI: una tra le sostanze più incriminate, di cui avevamo già ampiamente parlato, trova ampio utilizzo anche in campo cosmetico. Secondo un rapporto di Greenpeace, un grandissimo numero di profumi per uomo e donna delle migliori marche contiene due sostanze che possono avere effetti indesiderati sulla salute: gli ftalati appunto e i muschi sintetici.
TENSIOATTIVI: sono sostanze dotate di proprietà schiumogene, detergenti e solubilizzanti. Sono ovviamente presenti in tutti i prodotti che detergono corpo e capelli e i più conosciuti sono senza dubbio il sodium laureth sulfate (SLES) e il sodium lauryl sulfate (SLS). Non sono sostanze cancerogene, come si pensava fino a qualche anno fa, ma essendo molto aggressive è meglio preferire prodotti contenenti tensioattivi più delicati e soprattutto limitarne l’uso.
TOLUENE: leggi toluene e pensi subito ai prodotti per le unghie e in effetti il toluene è il solvente che serve a stendere facilmente lo smalto. Purtroppo è stato collegato a disturbi del sistema nervoso e può inoltre causare danni ai reni. Per correre ai ripari alcune case cosmetiche hanno tolto dai componenti dei loro smalti la sostanza incriminata. Forse il nostro smalto si sgretolerà più velocemente, ma avremo la certezza di non avvelenarci.
PROFUMO: tutti i cosmetici in genere hanno un odore gradevole. Siamo portati a pensare che la fragranza all’interno dei prodotti per l’igiene personale sia del tutto innocua, ma non è così. Il 95% delle sostanze chimiche impiegate nei profumi e nelle fragranze dei cosmetici sono composti sintetici derivati dal petrolio e dal momento che i profumi hanno un basso peso molecolare, riescono a penetrare più facilmente nella pelle e possono causare allergie o difficoltà respiratorie.
IDROCHINONE: leggendo le etichette dei prodotti schiarenti per la pelle è facile imbattersi in questo composto, un fenolo che risulta essere nocivo, irritante e pericoloso per l’ambiente. Anche se ne è stato vietato l’uso come schiarente per la pelle, questa sostanza continua ad essere impiegata nelle tinture per capelli, anche se a concentrazioni basse.
COAL TAR: spesso in dermatologia per curare la psoriasi vengono utilizzati i catrami terapeutici. Tra questi, il più efficace è il Coal Tar ovvero il catrame minerale che, per la sua attività riducente e antiseborroica, trova impiego in molte creme antri prurito e nei trattamenti per il cuoio capelluto ma può dar luogo a fenomeni di fotosensibilizzazione.
ALLUMINIUM: lo troviamo all’interno di tantissimi prodotti, alimentari e non, e ovviamente non poteva mancare tra i componenti di molti cosmetici, in particolar modo deodoranti e antitraspiranti, che possono contenere fino al 20% di sali di alluminio sotto forma di cloridrati di alluminio e idrati di zirconio. L’uso prolungato di queste sostanze è collegato al rischio di insorgenza di cancro al seno poiché i sali di alluminio sono in grado di danneggiare in modo significativo il Dna delle cellule, stimolandone la degenerazione in cellule cancerose.

Ricorda che cosmetici sono prodotti per il trucco, per la cute, per l’igiene, prodotti solari, profumi, prodotti per le unghie, etc.; sono utilizzati per l’igiene e la cura della persona, per migliorarne l’aspetto, per proteggere e mantenere in buono stato la pelle, ma non hanno effetti curativi perché non sono farmaci.

Acquista i prodotti cosmetici presso canali sicuri, quali farmacie, profumerie, erboristerie, supermercati, parrucchieri, centri estetici, ecc. dove il prodotto è venduto nel rispetto di una corretta conservazione a tutela delle sue caratteristiche.

Leggi attentamente l’etichetta che deve riportare:
- elenco degli ingredienti;
- durata del prodotto cioè la data alla quale il prodotto mantiene intatta la sua efficacia e rimane sicuro. Se la durata è superiore ai 30 mesi, troverai, invece, il simbolo di un vasetto aperto su cui è apposta la durata in mesi del prodotto, cioè il numero di mesi entro i quali il prodotto, una volta aperto e ben conservato, può essere utilizzato in sicurezza;
- eventuali avvertenze.

Conserva le confezioni al primo utilizzo per poterle mostrare al medico o al farmacista nel caso sia necessario individuare la sostanza che ha provocato un effetto indesiderato: anche i cosmetici, come tutti i prodotti commerciali, potrebbero in rari casi, indurre reazioni non desiderate.

Smetti di utilizzare il prodotto alla comparsa di rossori, bruciori, prurito o altri sintomi.



A differenza degli altri prodotti make up con minerali, i fard minerali sono ottenuti da minerali puri e non contengono ingredienti pericolosi. Un altro vantaggio del trucco minerale è la resistenza prolungata: i fard non danno alla pelle un aspetto di maschera, in contrasto, offrono al viso un aspetto delicato, diafano e sano.

Un altro fattore importante che devi prendere in considerazione quando compri i cosmetici è il rapporto qualità/prezzo. Un prezzo alto non garantisce sempre la qualità alta del prodotto. Tuttavia, dovresti evitare di comprare prodotti solo perché sono convenienti, soprattutto se non ne hai mai sentito parlare. Dovresti investire nei cosmetici che mantengono la salute della pelle. Un prodotto che sembra troppo conveniente potrebbe provenire da filiere parallele. Esamina se l’imballaggio è quello originale. Un prodotto di lusso non avrà mai un imballaggio di bassa qualità. La stessa cosa è valida anche nel caso dell’etichetta. Se questa sembra deprezzata e vaga, ci sono molte possibilità che il prodotto sia contraffatto. Per essere sicura che usi prodotti originali, di qualità, fai attenzione dove li compri e anche al termine di validità inscritto sull’imballaggio.

I cosmetici contraffatti o scadenti sono un vero pericolo per la salute, perché possono provocare infezioni o lesioni cutanee.

– I trucchi per gli occhi hanno una validità di 2 anni;
– Il fondotinta può essere usato 12 mesi, mentre quello a base oleosa ha una validità fino a 18 mesi;
– Il mascara dura fino a 6 mesi;
– Il rossetto/lip gloss è valido un anno;
– La matita per le labbra – fino a 3 anni;
– I fard possono essere usati 12-18 mesi;
– Il correttore dura 6-12 mesi dalla prima applicazione;
– L’eyeliner può essere usata fino a 3 anni;
– Il profumo può essere utilizzato fino 3 anni;
– La crema per il viso dura fino a 6-8 mesi dall’apertura;
– Gli smalti per unghie – 1 anno.

I trucchi minerali sono derivati da elementi minerali come ossidi di ferro e di zinco, polveri di mica, biossido di titanio e altri ingredienti naturali, con un’ampia varietà di colori.

I cosmetici tradizionali invece possono irritare la pelle quando applicati: «Le componenti dei trucchi classici, dalle matite ai fondotinta ai mascara, tutti trucchi con basi grasse, possono diventare altamente irritanti per la pelle a causa del “bombardamento” di raggi Uv. La pelle si infiamma, compaiono follicoliti, cisti cornee, punti neri simili all’acne. Purtroppo questo avviene anche applicando le creme solari», ricorda lo specialista.




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sabato 21 novembre 2015

OCCHI STANCHI



Il contorno occhi è la zona del viso più soggetta alle cosiddette “rughe d’espressione”, zampe di gallina e solchi dell’epidermide davvero antiestetici.L’epidermide attorno agli occhi, quella di palpebre e occhiaie, è molto sottile e delicata, quindi i prodotti idratanti e nutrienti tradizionali per la cura del viso non sono indicati per trattare queste zone.

Quando la vita è una corsa continua, mangiamo male e poco e dormiamo anche meno, i nostri occhi ne risentono più che mai. Trascurare la propria salute non significa solamente rimandare l’appuntamento col medico, ma anche pretendere da noi stesse e dal nostro corpo gesta sovrumane e ritmi massacranti che ci portano all’accumulo di stress e sonno arretrato.

Per contrastare lo stress e agire attivamente per preservare la freschezza del nostro sguardo, dobbiamo innanzitutto, è proprio il caso di dirlo, aprire gli occhi quando ci guardiamo allo specchio e imparare a decifrare i segnali che i nostri occhi ci mandano quando siamo troppo stanche e stressate.

Quando affrontiamo periodi particolarmente stressanti, il nostro corpo produce naturalmente grandi quantità di cortisolo,  una sostanza che mette l’organismo in stato di allerta e ne inibisce la capacità di trattenere acqua. Risultato: l’epidermide si secca facilmente e si assottiglia progressivamente man mano che lo stress diventa cronico.

Il nostro viso così si disidrata e progressivamente perde luminosità, l’elasticità dei tessuti diminuisce e assumiamo il classico colorito spento da “nottata in bianco”.

Ma i danni della eccessiva produzione di cortisolo non si fermano qui: la pelle, privata di buona parte dell’acqua di cui avrebbe bisogno, inizia a disidratarsi, in particolare dove è più fine e delicata, ovvero sul contorno occhi: ecco che appaiono rughette mai viste prima e iniziano a fare capolino le zampe di gallina.

La riduzione delle ore di riposo notturno porta poi alla formazione di rigonfiamenti sotto gli occhi (le cosiddette “borse”) e contribuisce alla formazione di occhiaie sempre più scure man mano che l’insonnia aumenta.

E’ proprio nei periodi più impegnativi, quando lavoro e casa sembrano coalizzarsi per non farci fermare un minuto per prender fiato, che abbiamo più bisogno di distenderci. Il nostro viso ha un modo tutto speciale di manifestare le proprie necessità: improvvisamente assumiamo un’espressione stanca, la pelle perde luminosità e sembriamo invecchiate di due anni nel giro di qualche settimana.

Gli occhi stanchi sono un seccante disturbo oculare, che insorge solitamente quando si fa un uso impegnativo e protratto della vista.
A stancare notevolmente gli occhi sono diverse attività, come per esempio l'uso prolungato del computer, la lettura intensa o il guidare per molte ore consecutive un veicolo.
Le manifestazioni tipiche sono dolore e prurito oculare, occhio secco (o in alternativa occhio che lacrima), problemi di vista, mal di testa, dolore al collo ecc.
Dal punto di vista clinico, gli occhi stanchi non rappresentano un disturbo serio, tuttavia, in alcune circostanze, possono diventare così fastidiosi da richiedere determinati accorgimenti per prevenirne l'insorgenza.



Tra le varie cause, negli ultimi anni ha assunto una notevole importanza l'uso prolungato del computer; il disturbo oculare che ne deriva, infatti, è stato classificato anche come una vera e propria sindrome, nota col termine di sindrome da visione al computer.

L'utente deve posizionare lo schermo di fronte a sé, a una distanza minima di 50 centimetri, e non più in alto dei suoi occhi (pertanto, la vista dev'essere sempre orientata verso il basso). Se si indossano delle lenti bifocali, la posizione dello schermo deve permettere di usare correttamente gli occhiali di cui si fa uso; pertanto, se occorre abbassare ulteriormente lo schermo, è importante farlo.
Per capire se l'illuminazione della stanza è corretta oppure no, bisogna guardare lo schermo a computer spento. Se su di esso si notano i riflessi delle lampade presenti nella stanza o degli altri oggetti situati alle spalle dell'osservatore, bisogna correggere la posizione del computer.
Qualsiasi luce situata sopra o dietro l'utente è sbagliata.
È scorretto posizionare lo schermo davanti a una finestra o a un muro bianco. Inoltre, è altrettanto scorretto che ci sia una sorgente luminosa nelle vicinanze, in quanto la luce emessa da questa crea un riflesso fastidioso e, a lungo andare, controproducente.
La luminosità e la funzione di contrasto proprie del monitor vanno regolate nella maniera più opportuna e confortevole.
Lo schermo va pulito periodicamente, perché lo sporco e la polvere creano dei riflessi minimi, che affaticano la vista.
La posizione corretta della tastiera è circa all'altezza dei gomiti. Se è situata troppo in alto o troppo in basso, chi usa il computer assume delle posture errate, che sforzano la vista e fanno assumere ai polsi e al collo delle flessioni anomale.
I documenti scritti, di cui si potrebbe aver bisogno durante l'attività lavorativa, devono essere posizionati vicino al monitor, a una distanza leggibile. Così facendo, l'occhio è meno impegnato nella messa a fuoco e si stanca più tardi.
È importante distogliere lo sguardo dallo schermo ogni 15-30 minuti e prendere una breve pausa, magari guardando altrove. Inoltre, è altrettanto utile, almeno una volta ogni ora, alzarsi in piedi e fare qualche passo. Infine, se è possibile, è buona cosa chiudere di tanto in tanto gli occhi, per pochi istanti.
Battere sovente le palpebre umidifica e rinfresca l'occhio, prevenendone la secchezza. Coloro che trascorrono molte ore al computer per lavoro tendono a dimenticarsi di battere le palpebre, difatti soffrono spesso di occhio secco.
Le lacrime artificiali prevengono l'occhio secco e rappresentano un valido aiuto se ci si dimentica sovente di battere le palpebre.
È buona norma dotare la stanza in cui si lavora di un umidificatore, in maniera tale che l'aria non si secchi troppo, e non fumare.
I punti critici da massaggiare delicatamente con le dita e con il palmo della mano sono: la parte superiore e la parte inferiore della palpebre, le orbite, le tempie e gli zigomi. Il massaggio delle palpebre stimola la lacrimazione, mentre il massaggio delle orbite e delle altre aree citate rilassa i muscoli oculari.
Il riflesso creato dalla luce del monitor su certi occhiali da vista può affaticare l'occhio. Pertanto, in questi casi, è consigliabile munirsi di occhiali con lenti costruite appositamente per lavorare molte ore al computer.
Un esercizio di rilassamento molto efficace consiste nell'appoggiare i gomiti sul tavolo, coprire gli occhi con i palmi delle mani, chiudere le palpebre e respirare profondamente per 15-30 secondi. Tale esercizio, affinché sia efficace contro gli occhi stanchi, va ripetuto diverse volte al giorno.




Favoriscono la comparsa degli occhi stanchi tutte quelle attività lavorative che richiedono un uso molto intenso degli occhi, ma anche i disturbi della vista (miopia) e dei muscoli oculari, lo stress, la fatica, gli ambienti secchi e l'aria condizionata.

Gli occhi stanchi provocano:
Senso di dolore, di stanchezza, di bruciore e/o di prurito agli occhi
Occhi che lacrimano (epifora)
Occhi secchi
Visione offuscata o visione doppia
Maggiore sensibilità alla luce
Difficoltà nel mettere a fuoco la visione
Inoltre, a questi sintomi possono aggiungersi altri fastidi non propriamente oculari, come: mal di testa, dolore al collo, dolore alla schiena e dolore alle spalle.

Gli occhi stanchi sono solitamente una condizione passeggera. Tuttavia, se chi ne soffre non trae alcun giovamento dal riposo, è spesso soggetto al disturbo o nota che i sintomi peggiorano di volta in volta, è bene che richieda un consulto presso un medico specialista.

Gli occhi stanchi non sono un disturbo particolarmente serio; tuttavia, in alcuni frangenti, possono essere così fastidiosi e seccanti da rendere chi ne soffre incapace di concentrarsi a dovere.
La mancanza di concentrazione, specie tra le persone impegnate in particolari attività (come per esempio guidare), potrebbe avere spiacevoli conseguenze.








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venerdì 20 novembre 2015

TATUAGGI IN TESTA



Probabilmente sono una delle zone meno popolari, come per esempio anche il viso, dove il disegno rimane sempre visibile, a meno che non lo copriamo con un casco o un berretto o qualcosa di simile. Non tutti i tatuatori acconsentono a tatuare qualcuno sulla testa. Questa scelta deriva dalla grande quantità di pregiudizi che un disegno del genere può portare con sé, dato che la gente comune potrebbe pensare di avere a che fare con un criminale o con un ex detenuto.

É chiaro che per tatuarsi la testa si deve essere calvi, oppure bisogna rasarci i capelli, quindi a rigor di logica, saranno gli uomini a scegliere questo tipo. Solitamente si arriva a colorare questa zona dopo aver esaurito le altre parti del corpo, infatti molte persone che possiedono questo tipo di tattoo, hanno la pelle già abbastanza ricoperta dall'inchiostro.

I disegni non seguono delle regole concrete e possono andare dai più discreti ai più stravaganti, anche se i primi sono come le "mosche bianche", dato che solitamente questi disegni sono ben vistosi e di grandi dimensioni. A differenza di altre zone del corpo, a seconda della parte della testa che ci tatuiamo, è possibile che il disegno sia visibile soltanto attraverso i riflessi di uno specchio, pertanto non esiste il problema di stancarci rapidamente del tattoo scelto.

Avere un tatuaggio sulla testa può renderci bersaglio di molti pregiudizi da parte della gente che ci circonda, lo stesso succede alle persone che decidono di tatuarsi il viso, perciò dobbiamo essere molto sicuri di volere quel disegno su quella parte del corpo.

Alle donne piacciono i tatuaggi, e questo trend sembra ormai inarrestabile. Dopo caviglie, spalle e persino la patata, l'ultima moda in questo settore è quella di dedicare una parte del proprio cranio a disegni.



Per il suo sessantesimo compleanno, un gallese si è fatto tatuare in testa 60 fagioli, ma è stato per una buona causa. Barry Kirk, soprannominato “Captain Beany” (traducibile “Capitan Fagioloso”) non è peraltro nuovo a stranezze che coinvolgono i fagioli: nel 1986 ha passato 100 ore in una vasca da bagno piena proprio di fagioli, guadagnandosi un record del mondo.

In quell’occasione, oltre al record Barry è riuscito anche a raccogliere una bella cifra in beneficenza, tanto che lasciò il suo lavoro per dedicarsi a tempo pieno alla raccolta di fondi. Per il suo sessantesimo compleanno era alla ricerca di un’idea originale, e dato la sua passione per i fagioli ha avuto l’idea del tatuaggio, dove ogni singolo fagiolo è stato sponsorizzato da dei donatori, devolvendo poi i proventi in beneficenza.

Captain Beany ha chiesto ai donatori di contribuire con 60 sterline a fagiolo, e in cambio ha fatto tatuare le loro iniziali al fagiolo stesso. In questo modo è riuscito a raccogliere 3.600 sterline, che ha poi donato a Marlie-Grace Roberts, una bambina di tre anni affetta da paralisi cerebrale. “Barry è venuto a noi per raccontarci la folle idea e abbiamo deciso di sostenerlo”, ha raccontato la signora Roberts. “Ora lo consideriamo un membro della nostra famiglia. È veramente un uomo straordinario”.






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domenica 15 novembre 2015

PIERCING ORALI



Negli ultimi anni sono nate tantissime mode riguardanti il sorriso. Negli ultimi anni abbiamo visto di tutto, dai grill dentali popolarizzati da Madonna ed alcuni rapper americani fino ai tatuaggi ai denti, c'è ne di tutti i colori. Più tradizionale è lo swarovski su un dente frontale scelto da tantissime ragazzine e donne. Ecco però che recentemente e esploso il cosiddetto smiley, ovvero il piercing al frenulo.

Questo tipo di piercing è invisibile se non quando sorridiamo mostrando la dentatura; lo smiley viene posto sotto il labbro superiore a livello della gengiva e frenulo. Scelto da molti perché indolore e velocissimo da inserire.

Prima di tutto bisogna sottolineare che non tutti possono ricorrere allo smiley; per chi ha il frenulo poco pronunciato si sconsiglia tale tipo di piercing. Per quanto riguarda i possibili danni alle gengive e denti, questi possono venire evitati facendo molta attenzione alla scelta del gioiello. Va scelto un gioiello di piccole dimensioni e di qualità per evitare infezioni e scheggiamento di denti.
In qualsiasi caso il frenulo risulta un tessuto estremamente delicato ed una sollecitazione esterna come il piercing rischia di danneggiarlo seriamente, anche se prendete tutte le precauzioni necessarie.

Quando il piercing interessa la cavità orale o le zone periorali possono verificarsi problemi a carico dei denti e del parodonto.

Una ragazza di 21 anni lamenta sensibilità al caldo e al freddo nella zona incisale inferiore. All’esame obiettivo si riscontra una recessione gengivale di 6 mm. a carico del 31, la lesione supera la giunzione muco gengivale e si classifica come II Classe di Miller.

L’esame dei tessuti periorali mette in evidenza, nella zona mediana del labbro inferiore, la presenza di un piercing la cui parte interna coincide con la recessione presente sul 31. Verosimilmente la lesione ha una genesi iatrogena dovuta allo sfregamento del piercing contro la gengiva. Si consiglia alla paziente la rimozione del piercing e s’intraprende terapia causale per la risoluzione dell’infiammazione. Dopo la terapia causale permanendo la sensibilità si decide di eseguire la copertura della radice con un innesto sub-epiteliale di tessuto connettivo (CTG).

Fatta l’anestesia, si esegue l’incisione e con una curette di Gracey si opera la levigatura radicolare. Con la tecnica di J.Bruno si preleva il connettivo dal palato. Il tessuto prelevato viene adagiato a copertura della recessione e suturato con filo riassorbibile, al di sopra dell’innesto viene suturato coronalmente il lembo primario. Si prescrive terapia con antibiotici e risciacqui sino alla rimozione della sutura. Rimossa la sutura, si apprezza la completa copertura della radice. I controlli nel tempo hanno mostrato la stabilità del risultato.
Questo caso clinico e la disamina della letteratura, dimostrano che i pazienti con piercing intraorali o periorali hanno un rischio aumentato di andare incontro a problemi parodontali.
I piercing orali sono tutti quei gioielli inseriti attraverso perforazione a livello linguale, delle labbra o delle guance, una moda tanto diffusa quanto rischiosa per i danni che può causare sul breve e lungo periodo.



Sarà anche alla moda, ma il piercing alla lingua non è di certo salutare. Da anni i medici mettono in guardia dai rischi: reazioni allergiche ai metalli, frequenti sanguinamenti, infiammazioni alle gengive e ascessi. Per non parlare delle infezioni, la cui diffusione nel corpo, facilitata dalla forte presenza di vasi sanguigni nella lingua, può essere rapidissima. Infezioni che possono essere anche serie: epatite B e C, ma anche endocardite, un’infezione della parete interna del cuore che, se non adeguatamente trattata, può essere fatale. A mettere il piercing sul banco degli imputati è una ricerca pubblicata sugli Archives of Neurology, che ha analizzato il caso di un ragazzo di 22 anni morto in Israele a causa di molteplici ascessi al cervello provocati da un'infezione partita dal piercing che il giovane aveva sulla lingua. E la lista delle conseguenze del piercing alla lingua non è ancora finita: i denti sono tra le vittime più frequenti, tanto che si stima che quasi la metà di quanti portano questa tipologia di piercing dopo quattro anni ha almeno un dente scheggiato .Una ricerca condotta da un istituto su liceali americani, ha riferito che almeno i tre quarti di essi ha l’abitudine di giocare con il piercing alla lingua. Le conseguenze, allora, sono inevitabili: «È un principio basilare dell’ortodonzia che esercitando una forza, nel lungo periodo, si spostano i denti» ha spiegato Tabbaa. Nel caso del piercing alla lingua la situazione è inoltre aggravata dal fatto che «il piercing non viene mai rimosso, dal momento che la lingua è molto vascolarizzata e quindi toglierlo può comportare la chiusura del foro - ha illustrato Tabbaa -. Perciò non c’è da stupirsi che la costante pressione dell’oggetto metallico contro i denti - tutti i giorni e senza sosta - li possa spostare e allontanare l’uno dall’altro». Intanto, la pratica diventa sempre più comune. Già una decina di anni fa, uno studio condotto da due università americane su circa 450 studenti (tra i 16 e i 25 anni) e pubblicato sui Mayo Clinic Proceedings ne stimava la diffusione al 4 per cento nella popolazione maschile di quell’età e al 16 in quella femminile.

Non esistono invece dati sulla diffusione in Italia del piercing alla lingua. Secondo quanto emerso da una ricerca - la prima su questo argomento in Italia - «si attesta intorno al 20 per cento nella popolazione che abbiamo interpellato. Ma, cosa forse più importante - ha precisato il ricercatore del dipartimento di Medicina ambientale e sanità pubblica dell'Università di Padova - è che la giovane età della popolazione oggetto dello studio consente di prevedere il trend di sviluppo del fenomeno nell’immediato futuro». E pensare fin d’ora a come affrontarlo: la lingua non è infatti l’unica sede dove il piercing può arrecare danni alla salute. Un’ampia indagine realizzata in Gran Bretagna su oltre 10 mila persone con più di 16 anni e pubblicata sul British Medical Journal ha messo in luce come nella fascia di età più giovane (16-24 anni) circa un terzo del campione avesse avuto a che fare con complicanze connesse al piercing che, spesso, avevano richiesto la sua rimozione. Nell’1 per cento dei casi, invece, è stato addirittura necessario ricorrere alle cure ospedaliere.





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I PIERCING ALL'ORECCHIO



L’orecchio è il luogo di elezione per piercing e fori. Ne abbiamo testimonianza infatti da tempi immemori, e anche la più antica mummia mai ritrovata, Ötzi, presenta fori ai lobi di dimensioni consistenti (si parla di fori tra calibro 1 e 000, praticamente 1 centimetro).

Si tratta di una tradizione molto risalente, presente in ogni angolo del mondo, e che è stata conservata anche in occidente fino ai giorni nostri.

Simboli religiosi, simboli di stato o semplici abbellimenti, i piercing all’orecchio sono uno di quei pochi tratti culturali comuni a tutte le civiltà.

Con il tempo le tradizioni si sono fuse, offrendo anche a chi vive dalle parti nostre diversi piercing all’orecchio, che spaziano dal più tradizionale al lobo, fino ad arrivare a trago, elica e parti cartilaginee.

L’orecchio, nonostante sia una parte del nostro corpo di dimensioni non enormi, offre tanti punti per un foro che si rispetti.

Il più comune dei piercing all’orecchio è sicuramente quello ai lobi, che ha una tradizione molto risalente nel tempo.

Sono comunissimi, praticamente ogni ragazza del nostro paese (e tanti ragazzi) lo hanno fatto da giovanissime.

Diffusissimi ed apprezzatissimi, sono tra i piercing più comuni di tutte le generazioni. Davvero facile anche la foratura e l’applicazione.

Una piccola avvertenza: dite no alla pistola.

L’elica è quella parte in alto dell’orecchio, curva e composta prevalentemente di cartilagine.

Il trago è quella piccola sporgenza di cartilagine proprio davanti al nostro condotto uditivo. Anche lì è possibile applicare un foro, anche se bisogna procedere con cautela dato lo spessore della cartilagine che lo compone.



C’è solo l’imbarazzo della scelta, anche se, come nel caso degli altri fori, è importante ricordarvi che nonostante si tratti di una pratica molto comune è sempre necessario prestare la dovuta attenzione: scegliere un professionista con esperienza è di fondamentale importanza per avere un foro pulito, che si curi nel modo giusto, simmetrico e che non crei problemi successivamente.

Quello sui lobi è forse tra i più indolore, mentre le zone cartilaginee fanno vedere le proverbiali stelle.

L'orecchio è una potente zona riflessogena di tutto il corpo e può risentire di una stimolazione inopportuna fino addirittura a causare patologie". Il richiamo all'attenzione è rivolto soprattutto agli amanti del piercing e arriva da  Osvaldo Sponzilli, responsabile di omeopatia, agopuntura e riflessoterapie dell'Ospedale San Pietro Fatebenefratelli, che sottolinea come un'applicazione sbagliata del piercing può provocare disturbi funzionali a breve e lungo termine in organi e apparati distanti dal punto di introduzione. Così possono capitare casi di ansia immotivata ma anche infiammazioni urogenitali, cefalee, scompensi ormonali o nervosi e allergie respiratorie. Il tutto per un improvvido anellino o orecchino inchiodato nel punto sbagliato.
''Non a caso - spiega Sponzilli - i pirati portavano un orecchino d'oro al centro del lobo dell'orecchio destro, a questo livello infatti nel destrimano è rappresentata la funzione visiva e la finalità era appunto di acuire la vista''. ''E se piercing deve essere - conclude Sponzilli - è poi importante puntare sull'oro, perché altri conduttori metallici possono dare effetti negativi, mentre il cosiddetto re dei metalli ha una funzionalità positiva''.

Anche se il Piercing orecchio è molto comune e abbastanza semplice da realizzare, comunque è una ferita, per cui occorrono una serie di precauzioni da seguire sempre: evitare di giocare con il gioiello, disinfettare con cura la ferita, evitando però in qualunque modo l’utilizzo del cotone, che lascia sicuramente dei residui che possono facilmente portare a infezioni o arrossamenti anche molto dolorosi: meglio usare delle garze sterili, che si possono facilmente trovare in qualunque farmacia, imbevute di una soluzione salina. Evitiamo quindi i disinfettanti chimici, in quanto il sale aiuterà la miglior cicatrizzazione della ferita ed è un prodotto naturale ed … economico. Come detto l’igiene è fondamentale, quindi evitiamo di toccare la ferita a mani nude, tanto più se non sono accuratamente lavate ed impariamo ad usare guanti in lattice monouso, oppure laviamo con la massima attenzione le mani prima di toccarlo.

La guarigione avviene solitamente in 6-8 settimane, dopo le quali si può tranquillamente cambiare gioiello. Come per tutti i piercing, meglio usare gioielli in acciaio chirurgico o titanio, oppure in alternativa, se possiamo permettercelo e ci piace, oro o argento. Attenzione alla bigiotteria, soprattutto se da pochi euro! Può contenere delle sostanze dannose che ci possono creare dei veri problemi. Il nemico numero 1 in assoluto è il nichel, quindi usiamo sempre prodotti antiallergici e di qualità, così non avremo problemi. Ricordatevi inoltre di non usare mai e poi mai la pistola, perché non è regolabile e può creare dei danni da contatto anche seri. I veri professionisti non la usano mai, quindi se vi rivolgete a loro non avrete problemi.





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IL PIERCING NELL'OCCHIO



Chi desidera avere occhi, letteralmente, scintillanti ha una nuova opzione, che scatena polemiche tra medici ed esperti: si tratta del piercing che prevede l’applicazione di stelline e cuoricini in platino direttamente sulla cornea.
Per realizzare l’impianto, si pratica con il laser un piccolo taglio nella membrana corneale, facendo scivolare delicatamente il cuore di platino nella piccola «tasca» che si è viene a creare. Il taglio è così poco profondo da non richiedere nemmeno i punti; basta la cicatrizzazione naturale.

L’American Academy of Ophthalmology ha condannato con decisione l’operazione, sostenendo che non ci sono prove a sufficienza della sua sicurezza e dell’assenza di controindicazioni. E ha messo in guardia da possibili complicazioni, che vanno dalla cecità alle infezioni del bulbo, al sanguinamento, fino alla perforazione dell’occhio e della congiuntivite.



Il costo è un po' proibitivo: per applicare il bizzarro gioiello occorrono infatti 500 euro.

Il piercing all’occhio è molto costoso. Deve essere applicato infatti con una operazione di chirurgia, dove con uno specifico bisturi si va a tagliare la membrana che copre il nostro occhio, e successivamente va inserito il gioiello scelto.






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sabato 14 novembre 2015

TATUAGGI COVER



Nel caso in cui ci trovassimo a fare i conti con un tatuaggio che non ci piace più, che non rispetta più la nostra personalità e il nostro carattere, o che magari semplicemente non ci attira più esteticamente, le strade sono fondamentalmente 2: o procedere ad una costosissima rimozione, o contattare uno specialista che potrebbe coprire il vostro vecchio tatuaggio con uno nuovo.

Si procede in genere per gradi: nel caso in cui si tratti di un tatuaggio non scuro, sarà possibile coprirlo integralmente con un disegno che utilizzi colori più pieni.

Nel caso in cui invece sia scuro, può essere sbiancato gradualmente con dell’inchiostro chiaro, e poi successivamente coperto di nuovo con un tatuaggio dal colore più scuro.

Parlando di cover up, in un certo senso si parla di un’arte a sé, infatti molti tatuatori sono specializzati proprio nell’esecuzione delle cover up, questo perché, come per la realizzazione di tatuaggi ex novo, per ricoprire un tatuaggio esistente sono necessarie conoscenze ed abilità specifiche, in particolare una grande creatività, obbligatoria per poter trasformare il soggetto di un tattoo in un disegno completamente diverso, che risulti bello e ben eseguito come fosse nuovo, e al contempo riuscire a cancellare completamente tutti i tratti del vecchio.



Se avete intenzione di farvi eseguire una cover up sul vostro vecchio tattoo sappiate che il nuovo soggetto dovrà, per forza di cose, essere di dimensioni maggiori e sufficientemente sfumato e colorato per poter coprire quello esistente. Il risultato finale dipenderà quasi esclusivamente dalle capacità artistiche e tecniche del tatuatore al quale vi rivolgerete; per questo fate molta attenzione, studiate insieme all’artista le varie possibilità in merito al nuovo disegno e prendetevi tutto il tempo necessario per valutare bene tatuatore e nuovo tattoo.

Il nuovo disegno andrà studiato nei minimi dettagli e creato appositamente in base alla forma e al colore del vecchio, in modo che le parti più marcate, scure e piene, del nuovo tattoo riescano a nascondere completamente i tratti di quello esistente. Non si tratta di un’operazione semplice, ma se vi affiderete a mani esperte riuscirete ad ottenere un ottimo risultato di copertura e un bellissimo nuovo tatuaggio.

Il costo della cover up di un tatuaggio non dovrebbe essere differente da quello di un nuovo tattoo, ma può capitare che con il tempo l’inchiostro del vecchio tatuaggio possa, in alcuni punti, riaffiorare e quindi si renda necessario un ripasso.





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LA BLEFAROPLASTICA



La blefaroplastica un intervento di rapida procedura di ringiovanimento del viso che permette la correzione delle pieghe delle palpebre, dell’abbassamento del sopracciglio e l’eliminazione delle borse dagli occhi.
Nella zona oculare la pelle è più sottile quindi esposta alle aggressioni degli agenti interni ed esterni, subisce più rapidamente i fattori di invecchiamento, perde elasticità diventando rugosa, perciò per migliorare l’aspetto degli occhi è necessario asportare l’eccesso di pelle. Il cedimento della palpebra può anche procurare un restringimento del campo visivo con espressione di stanchezza dello sguardo.

Prima di affrontare l’operazione di blefaroplastica bisogna sottoporsi a una visita specialistica molto accurata. L’intervento non è invasivo, tuttavia è bene valutare alcuni aspetti per ottenere il massimo dall’operazione. Occorre considerare diversi aspetti: quelli legati alla tipologia di intervento (struttura del volto, qualità della cute, ecc.) e quelli riguardanti condizioni patologiche (ipertensione arteriosa, problemi di cicatrizzazione), lo specialista indicherà il cammino più personalizzato da intraprendere. Bisogna assolutamente comunicare l’assunzione di qualsiasi tipo di farmaco o di integratore.

Normalmente l’operazione avviene in anestesia locale. Le incisioni possono essere fatte con la lama, con il laser o apparecchiature a radiofrequenze. Non lascia cicatrici visibili, dura almeno otto-dieci anni (con eventuale ritocco), restituisce un viso e uno sguardo fresco con un campo visivo migliorato.

L’intervento dura da 40 minuti fino a 2 ore e, salvo complicazioni, si può tornare a casa in giornata. La procedura avverrà in anestesia locale e il paziente non avvertirà dolore né durante l’operazione né nell’immediato post operatorio grazie all’effetto di analgesici. Dopo l’intervento viene applicato un bendaggio ed è consigliato del ghiaccio su entrambi gli occhi.

Se ci sono state delle suture queste verranno rimosse tra il sesto e il dodicesimo giorno dall’operazione; bisognerà mettere pomate e collirio. Per alcuni giorni sarà evidente un eccesso di lacrimazione e gonfiore; i lividi spariranno dopo 8-10 giorni.



Le lenti a contatto possono essere utilizzate dopo una decina di giorni; non bisogna truccarsi fino al momento in cui vengono tolte le suture. Occorre evitare di esporsi al sole ed attendere almeno un mese dopo l’intervento. E’ consigliato l’uso di occhiali da sole scuri per un paio di settimane per proteggere gli occhi da irritazioni dovute al vento e al sole. Sforzi, piegamenti e sollevamenti dovrebbero essere evitati durante il primo periodo post operatorio.

I risultati durano nel tempo però sono comunque legati ai seguenti fattori: stile di vita, esposizione solare, ereditarietà, invecchiamento.

I costi possono variare da un minimo di 1500 a un massimo di 4000 euro, se la blefaroplastica è completa si può arrivare anche a 6000 euro circa.

L’estetica degli occhi, e spesso di tutto il viso, sia nell’uomo che nella donna, può così essere offuscata dalla ptosi palpebrale e dalla formazione di accumuli localizzati (borse) che disturbano l’armonia e la freschezza del volto. Il cedimento della palpebra può provocare anche un restringimento del campo visivo e conferire un’espressione di stanchezza e tristezza allo sguardo. Spesso questi inestetismi sono presenti per fattori congeniti, perciò la correzione con la chirurgia plastica può essere consigliata anche in giovane età.

La blefaroplastica è utilizzata anche per ricostruire le palpebre tramite lembi cutanei, nei casi in cui parti di esse siano andate perse in seguito a traumi o escissioni dovute, per esempio, all’asportazione di tumori o cisti.

Con la blefaroplastica è possibile anche effettuare una modifica dello sguardo attraverso il sollevamento e/o il riposizionamento del cosiddetto canto palpebrale (l’angolo di congiunzione fra la palpebra inferiore; il canto interno è quello verso il naso, mentre quello esterno è verso la tempia); ciò viene effettuato grazie a delle procedure note come cantoplastica e cantopessi.






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mercoledì 11 novembre 2015

IL PIERCING ALL'UGOLA



L'Ugola è il tessuto piccolo che pende dalla porzione posteriore del palato molle in bocca. È morbida e di piccole dimensioni. E 'composto da tessuti connettivi che hanno ghiandole racemose e fibre muscolari. La funzione primaria ugola è quella di rendere un discorso coerente e chiaro.

Il piercing all' Ugola è particolarmente raro per la sua esecuzione ed è respinto in giro. Si viene punti con un ago speciale piegato a circa 90.

Il Pierceng dell'Ugola in linea di principio non è pericoloso, deve essere realizzato però con particolare cautela. Il riflesso di soffocamento non viene rilasciato durante lo svolgimento dell'applicazione,anche se è molto complicato. Tuttavia, il pericolo esiste perchè il piercing si sviluppa fuori e, quindi, a parte-taglia Z ¤ pfchen. Se la decorazione assegnata si apre, questo può essere ingerito velocemente. Con Fellatio può anche venire a complicazioni.

I gioielli utilizzati per il piercing ugola sono gli anelli in cattività di piccolo diametro tallone. Cattività anelli tallone sono comunemente utilizzati in body piercing. Si tratta di un anello chiuso con un tallone. La dimensione del tallone è più grande rispetto all'apertura, permettendo l'anello di adattarsi perfettamente. Spesso, il foro viene effettuato mediante il tallone di un posizionamento adeguato. L'anello è formato soprattutto di acciaio inossidabile, titanio e niobio, ed è facilmente rimovibile. La procedura di ugola piercing è semplice, anche se molti professionisti possono rifiutarsi di eseguirlo. Questa procedura può anche rivelarsi difficile per alcuni individui. Dipende interamente sulla persona su cui è in corso di esecuzione. Bisogna stare molto attenti in caso di piercing ugola come è possibile che la persona può inghiottire i gioielli. Ugola piercing può a volte non danno il risultato desiderato e portare a bisezione (divisione in due metà) del ugola. Quindi, questo va eseguito con cura intensa, altrimenti potrebbe essere necessario affrontare una serie di problemi dovuti al piercing ugola ugola.



Ci potrebbe essere una infezione della pelle orale o tessuti per l'apertura in pelle, che può aumentare a causa del gioielli indossati.
La ferita aperta nel sito trafitto può causare i batteri orali per entrare nella circolazione sanguigna che può colpire coloro che hanno problemi cardiaci.
Sanguinamento eccessivo può verificarsi a causa di danneggiare i vasi del sangue.
Non ci può essere la trasmissione di sangue, malattie come l'epatite B o la tubercolosi. Il gonfiore è anche uno degli effetti collaterali del piercing ugola. La membrana mucosa attorno l'ugola si gonfia, provocando ad espandersi 3 - 5 volte la dimensione del ugola. Ugola diventa rossa e gonfia è doloroso, e provoca anche difficoltà di respirazione.
Si può inoltre verificare difficoltà nel parlare e deglutire.
Ci potrebbe essere un pericolo di ingestione di gioielli che porta a problemi digestivi.

E 'meglio utilizzare strumenti adeguatamente sterilizzati e gioielli d'oro per ridurre il rischio di infezione.
Per la cura del piercing ugola:
Sciacquare la bocca regolarmente con un collutorio antibatterico e mantenere la bocca pulita.
Cambiare i vostri gioielli solo dopo 6 - 8 settimane di piercing. Utilizzare un gioiello di piccole dimensioni che non alteri le gengive e dei denti. Lavarsi le mani prima di cambiare i gioielli. E 'meglio andare al piercer per cambiare gioielli dell'ugola, in quanto è una parte molto sensibile e massaggiare l'ugola può provocare il vomito.
Evitare di fumare o di bere eccessivo consumo di alcol, perché prolunga il tempo di guarigione, causando effetti collaterali.
Niente panico se vi è una secrezione giallo (contenente linfa e cellule morte), in quanto è un segno di guarigione.
Evitare di toccarsi il nuovo piercing in quanto può aumentare l'infezione.
Usare un colluttorio senza alcool, perchè l'uso di un collutorio con l'alcol può uccidere i batteri naturali presenti ruotando la superficie della lingua bianca.

Nel caso di gravi infezioni, la chirurgia ugola può essere necessaria. La Chirurgia dell' ugola può anche aiutare se c'è un problema di russare o apnea del sonno. Ma la prevenzione è molto necessaria in caso di piercing orale.




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