domenica 1 novembre 2015

LA SCARIFICAZIONE



Una delle mode  più stravaganti e rivoluzionarie degli ultimi anni: la scarificazione, che si è ampiamente propagata tra giovani e meno giovani.  Questa nuova  tendenza consiste nello  scalfire tatuaggi sul corpo, incisioni indelebili che “marchiano” la pelle nuda asportandone dei  lembi .

Questo  fenomeno sta dilagando in tutta Europa. Si tratta di una pratica dolorosissima e molto criticata per le conseguenze e le tracce  che lascia sulla pelle di chi si sottopone a questo tipo di “arte”.

Sono sempre di più,  le persone che si sottopongono a  questo nuovo modo di tatuare la pelle, infatti la scarificazione permette di ottenere dei tatuaggi in 3D.

La scarificazione è una deformazione cutanea a scopi decorativi e protettivi, collegata a molte motivazioni. In passato, era praticata soprattutto da molte etnie africane, e spesso coincideva col rito iniziatico del passaggio dall'infanzia all'età adulta. Determinante era che il soggetto sottoposto a questa pratica molto dolorosa, e che poteva far perdere sangue in abbondanza, sopportasse le incisioni in stoico silenzio. La sofferenza è un elemento fondamentale della cerimonia, in quanto dimostra il coraggio e il valore del ragazzo che entra nell'età adulta: il popolo Nuer (Sudan meridionale e zona occidentale dell'Etiopia) ancora oggi si fa tagliare col rasoio, sei larghe strisce sulla fronte. L'operazione è molto pericolosa, in quanto la recisione di un nervo frontale può portare alla morte, nonostante i tentativi di arginare l’emorragia. Dopo un lungo periodo di convalescenza l'iniziato è ammesso alla tribù con grandi feste.

La scarificazione consiste in incisioni, tagli della pelle (con coltelli, rasoi, conchiglie, pietre affilate, ecc.) bruciature, allo scopo di produrre cicatrici permanenti. Ogni cicatrice viene soffregata varie volte con polveri e prodotti coloranti e lasciata a lungo aperta, finché la particolare pelle cheloide dei popoli africani non si cicatrizzi con forte evidenza plastica. I motivi preferiti sono solitamente di tipo geometrico, ma a volte vengono incisi animali stilizzati. Ogni etnia aveva i propri simboli. Sovente le donne avevano imponenti scarificazioni sul ventre, che ne costituivano anche l'attrazione sessuale. Come il tatuaggio e la mutilazione, la scarificazione era considerata segno di qualificazione sociale, e parecchie donne affermavano che senza quei segni non si sarebbero mai sposate. Nonostante sembrino intollerabili agli occidentali, le scarificazioni femminili erano fortemente attrattive per i gli uomini dei vari clan, che non sopportavano la pelle liscia, ma preferivano accarezzarne le escrescenze.

Impropriamente identificata con il tatuaggio, la scarificazione è diffusa soprattutto in Africa centrale ed in Nuova Guinea, sebbene molti governi locali le abbiano proibite. Questo processo venne utilizzato anche dalle popolazioni nordiche in epoca romana. Ad esempio gli storici romani affermavano che i Goti si incidessero le guance per non far crescere la barba. Questo fine rimane molto dubbio, ma di fatto testimonia la pratica della scarificazione anche in epoca romana.




Il significato delle scarificazioni, come per i tatuaggi è: di tipo estetico; di tipo apotropaico; di tipo onorifico; di tipo religioso (frequente tra gli indigeni convertiti al cristianesimo). In Etiopia molti indigeni abissini possono avere croci marcate a fuoco sulla fronte, o scarificazioni col numero delle messe cui hanno assistito; di tipo informativo, ossia a quale clan si appartiene, lo stato sociale. Ad esempio gli Shilluk dell'Alto Nilo hanno sulle arcate sopraccigliari caratteristiche scarificazioni dette "a grani di rosario" che vengono eseguite sia sugli uomini sia sulle donne e dipinte con terra bianca per evidenziarle. In una tribù musulmana dell'Alta Etiopia era usanza di scarificare sul dorso le pene inflitte ai colpevoli di qualche reato: ho rubato una mucca, ho commesso adulterio, ecc. La scarificazione di tipo totemico era legata ad un animale in cui ci si identificava. I boscimani infatti, praticavano una serie di incisioni sulla fronte dentro a cui cucivano microscopici frammenti di carne di antilope, animale di cui erano convinti di acquisire la velocità.

E’ considerata un nuovo traguardo raggiunto dalla body art, ormai la moda dei tatuaggi comuni non fa più effetto. Attraverso l’uso di uno strumento chirurgico elettrico la pelle viene bruciata e cauterizzata mettendo in risalto lo strato di epidermide  incisa, oppure l’incisione avviene direttamente sul disegno con l’uso di un bisturi.

La tecnica della scarificazione ottenuta con lo strumento chiamato elettrodermografo è meno invasiva rispetto al tatuarsi con l’uso del bisturi.

La pratica della scarificazione e' molto pericolosa e si consiglia vivamente, se proprio si e' intenzionati a praticarla, di affidarsi a mani esperte e di non provare ad eseguire queste tecniche in maniera amatoriale. Le conseguenze potrebbero essere disastrose.

Le principali tecniche sono quattro: Il BRANDING (marchio a fuoco), il CUTTING (incisione), l'ICE KISS (marchio di ghiaccio) e la SCARIFICAZIONE (scaring in inglese) vera e propria.
Ognuna di queste tecniche permette di ottenere risultati differenti e si va dalle sottili cicatrici in rilievo alle profonde ferite.

Per branding si intendono le cicatrici ottenute attraverso delle serie di bruciature provocate da oggetti riscaldati ( di solito acciaio o ceramica ) posti a contatto con la pelle. Il risultato come e' facile immaginare sono delle cicatrici in rilievo di un colore piu' scuro rispetto al tono della pelle.
Questa pratica fu pubblicizzata per la prima volta negli Stati Uniti appena una decina di anni fa dalla rivista "Modem Primitive" e subito esportata in Olanda, Germania e Inghilterra. In Italia gli studi attrezzati sono ancora pochissimi.Un branding non viene eseguito in una volta sola ( come la marchiatura degli animali per intenderci ), ma il disegno viene diviso in piu' parti e vengono creati i vari pezzi che lo comporranno con il metallo (o il materiale scelto).
Solitamente si e' portati a pensare che sia una pratica molto dolorosa perche' prevede delle bruciature. Invece non e' cosi' in quanto le parti roventi bruciano anche le terminazioni nervose facendo scomparire la sensazione di dolore che cosi' dura pochissimo.
La parte piu' noiosa invece e' la guarigione perche' la ferita si irrita facilmente. A volte per ottenere delle cicatrici piu' evidenti questa irritazione e' provocata volontariamente.
Degli effetti molto simili al branding possono essere raggiunti anche grazie alle bruciature da freddo ottenute da materiali ghiacciati (ICE KISS) come l'azoto liquido.

IL CUTTING viene praticato usando strumenti molto affilati come dei bisturi chirurgici, senza andare molto in profondita' (un paio di millimetri) , permettendo cosi' un buon controllo sul disegno. Una volta guarito il cutting si presenta come una sottile cicatrice in rilievo. Per accentuare l'effetto e' possibile eseguire dei tagli perpendicolari nei bordi interni della ferita appena creata, massaggiare con dell'inchiostro da tatuaggio la ferita, forzarne il ritardo della guarigione come per il branding.




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