domenica 15 novembre 2015

PIERCING ORALI



Negli ultimi anni sono nate tantissime mode riguardanti il sorriso. Negli ultimi anni abbiamo visto di tutto, dai grill dentali popolarizzati da Madonna ed alcuni rapper americani fino ai tatuaggi ai denti, c'è ne di tutti i colori. Più tradizionale è lo swarovski su un dente frontale scelto da tantissime ragazzine e donne. Ecco però che recentemente e esploso il cosiddetto smiley, ovvero il piercing al frenulo.

Questo tipo di piercing è invisibile se non quando sorridiamo mostrando la dentatura; lo smiley viene posto sotto il labbro superiore a livello della gengiva e frenulo. Scelto da molti perché indolore e velocissimo da inserire.

Prima di tutto bisogna sottolineare che non tutti possono ricorrere allo smiley; per chi ha il frenulo poco pronunciato si sconsiglia tale tipo di piercing. Per quanto riguarda i possibili danni alle gengive e denti, questi possono venire evitati facendo molta attenzione alla scelta del gioiello. Va scelto un gioiello di piccole dimensioni e di qualità per evitare infezioni e scheggiamento di denti.
In qualsiasi caso il frenulo risulta un tessuto estremamente delicato ed una sollecitazione esterna come il piercing rischia di danneggiarlo seriamente, anche se prendete tutte le precauzioni necessarie.

Quando il piercing interessa la cavità orale o le zone periorali possono verificarsi problemi a carico dei denti e del parodonto.

Una ragazza di 21 anni lamenta sensibilità al caldo e al freddo nella zona incisale inferiore. All’esame obiettivo si riscontra una recessione gengivale di 6 mm. a carico del 31, la lesione supera la giunzione muco gengivale e si classifica come II Classe di Miller.

L’esame dei tessuti periorali mette in evidenza, nella zona mediana del labbro inferiore, la presenza di un piercing la cui parte interna coincide con la recessione presente sul 31. Verosimilmente la lesione ha una genesi iatrogena dovuta allo sfregamento del piercing contro la gengiva. Si consiglia alla paziente la rimozione del piercing e s’intraprende terapia causale per la risoluzione dell’infiammazione. Dopo la terapia causale permanendo la sensibilità si decide di eseguire la copertura della radice con un innesto sub-epiteliale di tessuto connettivo (CTG).

Fatta l’anestesia, si esegue l’incisione e con una curette di Gracey si opera la levigatura radicolare. Con la tecnica di J.Bruno si preleva il connettivo dal palato. Il tessuto prelevato viene adagiato a copertura della recessione e suturato con filo riassorbibile, al di sopra dell’innesto viene suturato coronalmente il lembo primario. Si prescrive terapia con antibiotici e risciacqui sino alla rimozione della sutura. Rimossa la sutura, si apprezza la completa copertura della radice. I controlli nel tempo hanno mostrato la stabilità del risultato.
Questo caso clinico e la disamina della letteratura, dimostrano che i pazienti con piercing intraorali o periorali hanno un rischio aumentato di andare incontro a problemi parodontali.
I piercing orali sono tutti quei gioielli inseriti attraverso perforazione a livello linguale, delle labbra o delle guance, una moda tanto diffusa quanto rischiosa per i danni che può causare sul breve e lungo periodo.



Sarà anche alla moda, ma il piercing alla lingua non è di certo salutare. Da anni i medici mettono in guardia dai rischi: reazioni allergiche ai metalli, frequenti sanguinamenti, infiammazioni alle gengive e ascessi. Per non parlare delle infezioni, la cui diffusione nel corpo, facilitata dalla forte presenza di vasi sanguigni nella lingua, può essere rapidissima. Infezioni che possono essere anche serie: epatite B e C, ma anche endocardite, un’infezione della parete interna del cuore che, se non adeguatamente trattata, può essere fatale. A mettere il piercing sul banco degli imputati è una ricerca pubblicata sugli Archives of Neurology, che ha analizzato il caso di un ragazzo di 22 anni morto in Israele a causa di molteplici ascessi al cervello provocati da un'infezione partita dal piercing che il giovane aveva sulla lingua. E la lista delle conseguenze del piercing alla lingua non è ancora finita: i denti sono tra le vittime più frequenti, tanto che si stima che quasi la metà di quanti portano questa tipologia di piercing dopo quattro anni ha almeno un dente scheggiato .Una ricerca condotta da un istituto su liceali americani, ha riferito che almeno i tre quarti di essi ha l’abitudine di giocare con il piercing alla lingua. Le conseguenze, allora, sono inevitabili: «È un principio basilare dell’ortodonzia che esercitando una forza, nel lungo periodo, si spostano i denti» ha spiegato Tabbaa. Nel caso del piercing alla lingua la situazione è inoltre aggravata dal fatto che «il piercing non viene mai rimosso, dal momento che la lingua è molto vascolarizzata e quindi toglierlo può comportare la chiusura del foro - ha illustrato Tabbaa -. Perciò non c’è da stupirsi che la costante pressione dell’oggetto metallico contro i denti - tutti i giorni e senza sosta - li possa spostare e allontanare l’uno dall’altro». Intanto, la pratica diventa sempre più comune. Già una decina di anni fa, uno studio condotto da due università americane su circa 450 studenti (tra i 16 e i 25 anni) e pubblicato sui Mayo Clinic Proceedings ne stimava la diffusione al 4 per cento nella popolazione maschile di quell’età e al 16 in quella femminile.

Non esistono invece dati sulla diffusione in Italia del piercing alla lingua. Secondo quanto emerso da una ricerca - la prima su questo argomento in Italia - «si attesta intorno al 20 per cento nella popolazione che abbiamo interpellato. Ma, cosa forse più importante - ha precisato il ricercatore del dipartimento di Medicina ambientale e sanità pubblica dell'Università di Padova - è che la giovane età della popolazione oggetto dello studio consente di prevedere il trend di sviluppo del fenomeno nell’immediato futuro». E pensare fin d’ora a come affrontarlo: la lingua non è infatti l’unica sede dove il piercing può arrecare danni alla salute. Un’ampia indagine realizzata in Gran Bretagna su oltre 10 mila persone con più di 16 anni e pubblicata sul British Medical Journal ha messo in luce come nella fascia di età più giovane (16-24 anni) circa un terzo del campione avesse avuto a che fare con complicanze connesse al piercing che, spesso, avevano richiesto la sua rimozione. Nell’1 per cento dei casi, invece, è stato addirittura necessario ricorrere alle cure ospedaliere.





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