lunedì 27 giugno 2016

I FATTORI DI PROTEZIONE



Il prodotto solare più adeguato alle proprie esigenze deve soddisfare diversi criteri oggettivi e soggettivi. Dal punto di vista cosmetologico, dev'essere:
in grado di proteggere da tutte le radiazioni ultraviolette (UVB, UVA corti e UVA lunghi);
fotostabile (cioè non modificarsi con la luce);
sicuro, non tossico e non sensibilizzante;
resistente all'acqua (o "molto resistente all'acqua") e al sudore;
di facile applicazione e gradevole sulla pelle.

Per le attività svolte all'esterno, per lunghi periodi di tempo (4 o più ore di esposizione al sole), scegliere una protezione solare che offra un fattore di protezione solare (SPF) pari a 30 o superiore.
Generalmente, il numero SPF indica solo l'efficacia di una protezione solare contro i raggi UVB (quindi contro le scottature solari). Per difendere la pelle sia dai raggi UVB che UVA (che causano invecchiamento precoce della pelle), cercare una protezione solare che possa fornire protezione UV ad ampio spettro (UVA/UVB, queste indicazioni sono spesso presenti in etichetta o sulla confezione del prodotto solare).
La maggior parte degli adulti dovrebbe indicativamente utilizzare, per la copertura di tutto il corpo, circa 35 ml di crema solare (quantità pari ad un bicchierino da liquore, per ogni applicazione). Applicare uno strato troppo sottile di prodotto potrebbe ridurre la capacità del filtro solare di assorbire o riflettere la luce UV. Prestare particolare attenzione alle zone sensibili come il naso, le orecchie e i piedi. La protezione solare dovrebbe essere distribuita sulla pelle asciutta 30 minuti prima dell'esposizione. Riapplicare la stessa quantità di crema solare ogni 2 ore.
Quando un prodotto viene presentato come resistente all'acqua significa che è in grado di mantenere la sua capacità protettiva nel tempo. Si consiglia di ripetere comunque l'applicazione del prodotto dopoun contatto prolungato con acqua, sudore o varie superfici (asciugamani, vegetazione o sabbia).
Il cielo coperto richiede comunque protezione solare, poichè la luce UV (in particolare UVA) è in grado di penetrare attraverso le nubi. I raggi solari possono anche attraversare il vetro. Di conseguenza, la pelle potrebbe essere esposta a rischio di invecchiamento anche per l'azione della luce del sole proveniente da una finestra. Per queste ragioni, alcune persone includono la protezione solare nella loro routine cosmetica quotidiana.
L'ombra e gli indumenti protettivi (copricapo a tesa larga, camicie a maniche lunghe ecc.) sono altri metodi per schermare la pelle dai raggi UV. Molti sostengono che la prima linea di difesa per la pelle consista nell'indossare indumenti realizzati con tessuti a protezione solare, con un fattore di protezione UV (la sigla è UPF, sono realizzati con un particolare trattamento per bloccare i raggi solari). Una semplice maglietta di cotone bianco offre un UPF tra 4 e 8, e se bagnata fornisce una protezione minore.

Nel tempo, il contatto con l'ambiente esterno può alterare i filtri solari contenuti nel prodotto, anche se fotostabili. La non corretta chiusura del flacone, l'infiltrazione di sabbia, ecc. possono modificare l'efficacia e le caratteristiche della protezione solare. Per questo è importante tenere in considerazione la data di scadenza o l'indice PAO riportati sul contenitore primario o in etichetta, e sostituire il prodotto solare al termine di tale periodo per evitare qualunque tipo di rischio per la pelle. L'indice PAO indica il periodo dopo l'apertura (in mesi, esempio: 6M) entro il quale il prodotto solare aperto (e i cosmetici, in generale) può essere utilizzato in tutta sicurezza.

Nella scelta del protettivo solare il primo dato da tenere presente è il fototipo: le persone con carnagione più chiara sono infatti le più sensibili all'azione dannosa delle radiazioni e devono optare in partenza per un fattore di protezione elevato. Altre condizioni che richiedono l'applicazione di una protezione maggiore sono la diversa latitudine e altitudine (più ci si avvicina all'equatore e più si sale rispetto al livello del mare), l'albedo (ad esempio la presenza di superfici riflettenti come mare, neve, sabbia, ecc.), la stagione (in estate i raggi solari sono più forti), l'orario in cui ci si espone e infine la durata dell'esposizione. E' inoltre molto importante tenere presente che la quantità di prodotto che si applica è sempre inferiore a quella utilizzata nei test per la determinazione del fattore di protezione; ciò può portare ad una diminuzione di circa il 30% del potere protettivo del prodotto (il valore riportato sulla confezione). E' dunque prudente partire con un indice più alto rispetto a quello calcolato in base alle variabili esposte sopra. Spesso ci si trova disorientati di fronte all'ampia scelta di prodotti e ai diversi fattori di protezione.



I raggi UVB sono i maggiori responsabili della comparsa di eritemi, scottature e orticaria. Nei prodotti solari la capacità di proteggere la pelle dalle radiazioni UVB è indicata dall'IP (indice di protezione) o SPF (sun protective factor), con una numerazione che varia da 0 a 50-60, un numero che fa riferimento al tempo di comparsa di eritema sulla pelle in seguito all'applicazione di un fotoprotettivo. In termini pratici, questo numero indica quante volte è possibile moltiplicare il tempo di permanenza al sole prima che la pelle si scotti. Spesso si trovano in commercio protettivi solari equivalenti ma che riportano differenti indici di protezione. Una recente direttiva dell'Unipro (Associazione Italiana Industrie Cosmetiche), alla quale le aziende produttrici dovranno adeguarsi entro la fine del 2005, ha però posto un po' di chiarezza classificando i fotoprotettori in 5 classi:
Protezione bassa: SPF/IP 2-6
Protezione moderata: SPF/IP 8-12
Protezione alta: SPF/IP 15-25
Protezione altissima: SPF/IP 30-50
Protezione ultra alta: SPF/IP 50+

Le radiazioni UVA per molto tempo sono state considerate inoffensive, ma in realtà si è scoperto che sono in grado di danneggiare le strutture di sostegno (collagene ed elastina) della pelle e, per questo, sono le principali responsabili dell'invecchiamento cutaneo (comparsa o accentuazione delle rughe). A differenza delle radiazioni UVB, non esiste una metodica standardizzata per il calcolo dell'indice di protezione nei confronti degli UVA: dal momento che gli UVA non sono in grado di provocare arrossamento cutaneo (parametro misurato nel calcolo del'SPF), è difficile stabilire l'efficacia protettiva del prodotto. Solitamente, per gli UVA viene fatto riferimento alla pigmentazione immediata e persistente in seguito all'esposizione a raggi UVA. A causa di questa carenza metodologica, la maggior parte dei protettivi solari non riporta un'indicazione della protezione nei confronti di questo tipo di radiazioni. Se il protettivo solare presenta un indice di protezione nei confronti dei raggi UVA, questo è indicato dalla sigla PPD o IPD: in genere comunque la protezione UVA è coerente con la protezione UVB (ad esempio SPF 20 - PPD 8/IPD 25, ovvero alta protezione UVB, alta protezione UVA).

Questo ha spinto i produttori a promuovere cosmetici solari con SPF sempre più alti, al punto che in USA dove era consentito, circolavano solari con SPF 150 o 200.
Ma anche i numeri possono ingannare ed il consumatore potrebbe restare “abbagliato” da numeri del SPF sempre più alti che non riflettono la corretta risposta alle sue esigenze.

Il numero, viene calcolato con procedure diverse in diversi paesi, ma in sostanza si riconduce alla quantità di raggi UV che vengono bloccati ed a quanto viene ritardato l’insorgere dell’eritema.
Semplificando gli UV che raggiungono la pelle sono uguali a 1/SPF di quelli irraggiati.
SPF 50 significa che solo un cinquantesimo degli UVB raggiunge la pelle (= 2% ).
SPF 20 significa che solo un ventesimo degli UVB raggiunge la pelle (= 5% ).
Oggi è richiesto che anche gli UVA vengano filtrati dal cosmetico solare per almeno un terzo della capacità filtrante degli UVB.
Quindi se un prodotto lascia arrivare alla pelle solo un 2% degli UVB, dovrebbe lasciar arrivare anche solo un 6% circa di UVA.
Per informare il consumatore di questa prestazione aggiuntiva in Europa è stato introdotto il simbolo a lato , che deve comparire in etichetta.
Il calcolo di quanti UVB vengono filtrati dal cosmetico si riconduce alla dose di ultravioletti che induce l’eritema sulla pelle.
Questo è il parametro che viene considerato nei test.
Erroneamente questo parametro viene tradotto dal consumatore e da qualche venditore di solari come
SPF= moltiplicatore del tempo che posso stare al sole prima che compaia l’eritema.
Semplificando si induce nel consumatore il ragionamento: se con un SPF=10 solo un decimo degli UVB raggiunge la pelle, il tempo che potrei restare esposto prima che compaia l’eritema è quindi 10 volte più lungo di quello senza alcuna protezione.

Inoltre non si tiene conto della stabilità e sostantività della protezione solare.
Insomma se è poco stabile e si rimuove facilmente un SPF50+ potrebbe necessitare di una riapplicazione ogni 30 minuti.

Con un solare che si applica male, che si rimuove facilmente e che magari non è neppure stabile, te lo sogni che puoi restare esposto, senza danni, 60 volte il tempo a cui ti esporresti senza protezione, anche se in etichetta c’è scritto SPF 50+.

Allo stesso modo non è così netta la differenza di protezione effettiva che possiamo avere tra un filtro solare che lascia passare solo il 3,3% di raggi UVB ed uno che ne lascia passare solo il 2%.

Non fatevi abbagliare dai numeri alti del SPF; alle dosi con cui viene normalmente applicato, non è affatto vero che con un SPF 30 il tempo prima che compaia l’eritema si allunghi di 30 volte.
La nuova tendenza ad utilizzare SPF SEMPRE PIU’ ALTI può indurre un eccessiva fiducia e confidenza nel consumatore: i prodotti devono essere applicati in quantità idonea e le applicazioni vanno ripetute nel tempo.
Se un prodotto SPF 30 ha una applicabilità o una tenuta superiore a quello a SPF 50, tra i due potrebbe essere preferibile utilizzare quello a SPF più basso, la scelta deve essere orientata più dalla classe della protezione ( bassa, media, alta, molto alta ) e dalla resistenza che dal semplice numero che rappresenta l’SPF.




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