mercoledì 1 giugno 2016

I TRATTI SOMATICI



Le notevoli differenze esteriori che contraddistinguono i gruppi umani sono in gran parte dovute al fattore climatico. Nelle lunghe migrazioni che hanno portato l’Homo sapiens dall’Africa, sua regione d’origine, in tutti gli angoli del pianeta, gli esseri umani sono stati capaci di adattarsi alle diverse condizioni ambientali via via incontrate, grazie alla selezione naturale: un processo di adattamento indispensabile alla sopravvivenza, vista la forte differenza sussistente tra le condizioni climatiche del continente africano rispetto a quelle presentate dagli altri continenti.
Uno dei segni più evidenti su cui si basa la classificazione degli esseri umani è il colore della pelle, determinato dalla quantità di melanina presente nell’epidermide, che produce una vasta gamma di sfumature, dall’estremamente chiaro delle popolazioni nordeuropee allo scuro intenso di certi gruppi africani.
Il colore della pelle è solo una delle modificazioni avvenute nel corpo in risposta alle nuove condizioni ambientali via via incontrate dall’uomo nel lungo processo di colonizzazione del pianeta. Se si osservano le dimensioni corporee delle popolazioni che vivono in regioni molto umide, come la foresta tropicale (pigmei, indios amazzonici), si nota immediatamente quanto esse siano ridotte rispetto alla media umana. Infatti in un clima caldo e umido è conveniente essere piccoli per aumentare la superficie rispetto al volume, poiché è alla superficie che avviene l’evaporazione del sudore, che consente al corpo di raffreddarsi. Inoltre un corpo piccolo necessita di un minore impiego di energia nel muoversi e quindi di una minore produzione di calore interno. Allo stesso modo, i capelli crespi, tipici dei pigmei della foresta dell’Ituri (Congo) e dei neri in generale, trattengono maggiormente il sudore, prolungando l’effetto di raffreddamento dovuto alla traspirazione (Cavalli Sforza 1996). Nelle popolazioni che vivono in climi freddi sono caratteristici i tratti somatici di tipo mongolico: il naso piccolo riduce il pericolo di congelamento e le narici affilate fanno in modo che l’aria, arrivando più lentamente ai polmoni, si riscaldi e acquisti umidità; l’accumulo di grasso sotto le palpebre protegge gli occhi dal freddo e lascia un’apertura molto sottile, che riduce l’esposizione dell’occhio ai venti artici; il volume corporeo è maggiore di quello delle popolazioni di foresta, poiché, diminuendo la superficie rispetto al volume, si riduce la dispersione di calore verso l’esterno; il corpo e la testa, infine, hanno forme che tendono alla rotondità, in quanto la forma sferica trattiene maggiormente il calore.  Per contro, nei popoli che abitano regioni torride e desertiche (come i gruppi nilotici dell’Africa orientale o i tuareg del Sahara) si nota una tendenza verso una figura allungata e sottile, che consente una dispersione del calore ottimale e un migliore raffreddamento.

Le migrazioni sono causa di incroci tra individui di popolazioni diverse, con conseguente inevitabile modificazione delle frequenze geniche. Per esempio, come risultato del flusso di geni, la popolazione del Brasile moderno ha una frequenza genica che non era caratteristica degli africani, europei e nativi americani che contribuirono alla formazione di tale popolazione (Harris 1993).

Si è visto come la diversità del colore della pelle e delle dimensioni corporee sia in realtà un fattore adattivo, dettato in particolare dall’influenza del clima e pertanto non legato alla razza. Procedendo a una mappatura sistematica si possono riscontrare diversità genetiche anche tra piccole popolazioni contigue e, scendendo ancora più nel dettaglio, si potrebbero mettere in evidenza le diversità genetiche esistenti tra gruppi di individui all’interno della popolazione stessa. Se ci sono differenze di tipo genetico, queste non sono dovute alla separazione delle razze in quanto tali, bensì a eventuali barriere di tipo linguistico o di tipo ambientale. In quest’ottica, appare chiaro che la volontà di classificazione, seguendo un rigoroso metodo scientifico, dovrebbe portare a un frazionamento totale del genere umano, dove, per assurdo, ogni individuo verrebbe a costituire una razza a sé.

Se i processi adattivi hanno provveduto a modificare i corpi degli uomini in conseguenza dei loro habitat, gli uomini hanno contribuito a creare altre differenze per distinguere il proprio gruppo di appartenenza da quelli limitrofi, modificando i tratti originali del corpo tramite particolari acconciature dei capelli, tatuaggi, cicatrici, deformazioni corporali ecc. (decorazione). Così, per esempio, nell’Africa occidentale i diversi gruppi etnici si distinguono tra di loro in base alle cicatrici che vengono incise sul volto dei neonati, le quali rappresentano una vera e propria ‘carta d’identità’ dalla cui lettura è possibile stabilire il gruppo etnico del portatore, la regione di origine e, in alcuni casi, anche il clan cui esso appartiene.
Una delle modificazioni più appariscenti è la deformazione del cranio, pratica seguita da diverse popolazioni. Gli armeni e i curdi dell’Asia minore si deformavano il cranio per evitare di essere confusi con i turchi e quindi condotti come schiavi in Persia. Lo stesso costume era diffuso forse nel Messico precolombiano e sicuramente fra alcuni gruppi di indiani del Nord America (un gruppo di essi era significativamente conosciuto come ‘teste piatte’). Un’altra testimonianza dell’esigenza di segnare sul corpo la differenza di status e di potere è riscontrabile fra i dìì del Camerun, dove la popolazione maschile pratica la circoncisione, mentre il capo per esprimere la sua diversità si sottopone a un’ulteriore operazione, attraverso la quale il pene è privato quasi completamente della pelle. Anche la tendenza a ‘scrivere’ sui corpi per definirne la particolarità è uno dei segni tipici dell’attività culturale, che determina la distinzione in primo luogo tra gli uomini e gli animali e, successivamente, tra i diversi gruppi umani. La necessità di non essere uguali agli altri nasce dall’esigenza di creare un ‘noi’ definito e limitato. La comunità, il gruppo, l’etnia sono entità che esistono in funzione di una loro diversità rispetto agli altri, diversità che, non essendo sempre evidenziata da tratti naturali visibili, viene creata mediante la modificazione particolare del proprio corpo al fine di trasformarlo in ‘emblema’ che rappresenti l’appartenenza a un determinato gruppo. La creazione di un’identità implica due operazioni diametralmente opposte: la prima consiste nel ‘separare’ e quindi nel rendere diverso; la seconda invece nell’‘assimilare’, cioè nel rendere uguale (Remotti 1996). Lo scrivere sul proprio corpo risponde a queste due esigenze: tracciando segni particolari, utilizzando colori specifici, modificando forme originali di parti del corpo, si rende quest’ultimo diverso dagli altri; allo stesso tempo tali operazioni danno vita a un gruppo che si riconosce, per opposizione, in quanto portatore unico di tali segni distintivi.

Il paradossale che si riscontra in quasi tutti gli organismi dell'Australia, si mostra anche nell'uomo indigeno di questo continente, ciò che ha condotto ad elevarlo a tipo speciale. I suoi caratteri fisici sono i seguenti: statura raramente superiore a metri 1,83, ne inferiore a m. 1,52; in media può calcolarsi per gli uomini a m. 1,62 e per le donne a m. 1,58. Corpo snello, braccia e gambe lunghe, generalmente assai magre. Ventre molto prominente. Fronte stretta, di solito fuggente; occhi piccoli, neri, infossati; naso alla radice depresso, in basso largo, aquilino. Zigomi larghi, mandibola robusta, mento rientrante. Bocca grande con labbra tumide. Capelli lunghi, lisci, ondulati o ricciuti, ma non lanosi, neri o bruni oscuri. Corpo riccamente peloso, barba bene sviluppata. Pelle nera o bruna oscura che tramanda un odoro ingrato. Indice cefalico in media di 71,49; indice dell'altezza, 73. Capacità craniana poco superiore ai 1200 c. c. Angolo facciale inferiore a 70 gradi. Abita l'Australia.

Facoltà intellettuali, bassissime. Di pudore nessuna traccia tanto è vero che i missionari non hanno mai potuto abituarli a portare vestiti. Praticano la pittura del corpo ed il tatuaggio, e dedicano molte cure alla capigliatura ed alla barba. Conducono vita nomade ed hanno capanne assai imperfette. Sono onnivori e alcune tribù dedite all'antropofagia.

I Negriti hanno statura bassa che in media non tocca i m. 1,47; capelli neri, lanosi, disposti a ciuffi; pelle nera o lucente; barba scarsissima. Sono subbrachicefali, poichè l'indice cefalico non supera il valore di 83. Abitano le isole Andamane, l'interno della penisola di Malacca e le isole Filippine, e si suppone che nei tempi passati avessero una distribuzione geografica assai più estesa della presente. A seconda della località da essi abitata ebbero nomi diversi; cioè si distinguono i Mincopai delle isole Andamane, i Semangi dell'interno di Malacca, gli Aeti delle isole Filippine, e i Chalangi di Giava.

I Tasmaniani avevano una statura fra m. 1,67 e 1,73, raramente più alta; torace ampio e bene sviluppato, braccia piuttosto lunghe; mani delicate e piccole; gambe sottili e scimmiesche e piedi sproporzionatamente grandi, larghi e piatti. Pelle ruvida, come si suol dire, atta per accendere fiammiferi, arida, di odore caprino e di colore fuliginoso a diverse sfumature. Capelli lanosi, disposti a ciuffi; estesi molto in basso sulla fronte in ambedue i sessi. Barba negli uomini bene sviluppata, corpo dei medesimi molto peloso e sovente anche nelle donne. Occhi vivaci, infossati, ad iride bruna oscura. Naso breve, alla base depresso, largo, con pinne molto sviluppate. Bocca enorme, labbra grosse. Denti bianchi, grandi. Fronte stretta, bassa, alquanto fuggente. Mento largo, ma basso e sfuggente indietro. Indice cefalico fra 76 e 77. Prognatismo moderato. Capacità craniana alquanto superiore a quella degli Australiani. Abitavano la Tasmania.

Dei Tasmaniani non ci restano che alcuni crani sparsi nei diversi Musei, qualche fotografia degli ultimi superstiti ed i ricordi dei viaggiatori. La scomparsa di questi selvaggi è dovuta in buona parte alla brutalità degli Inglesi che li trattarono come animali feroci.



I Papuani hanno statura soltanto mediocre che si calcola di m. 1,60 negli uomini e di m. 1,50 nelle donne; sono bene conformati, ad estremità però sottili e piede piatto. Colore della pelle nero o di cioccolata. Naso grosso e largo alla base, ma rilevato e curvo; labbra grosse, arcate sopraccigliari molto marcate, fronte bassa e mento fuggente. Capelli ricchi, neri, lanosi, disposti a ciuffi, formanti al solito un'ampia parrucca; barba e pelo bene sviluppati. Sono popoli dolicocefali, avendo i maschi un indice cefalico medio inferiore a 70, le femmine inferiore a 72. Faccia notevolmente prognata, a prognatismo più alveolare che mascellare. Foro occipitale collocato alquanto più indietro che nelle razze superiori.

Abitano la Melanesia, ossia tutte le isole ed i gruppi insulari dalla Nuova Guinea ad ovest fino alle isole Viti ad est.

Ad essi appartengono i Neo-Guineani, che ne rappresentano il tipo nella maggiore sua purità, gli abitanti delle isole dell'Ammiragliato, quelli dell'arcipelago della Nuova Bretagna, gli abitanti delle isole Salomone, gli abitanti delle isole della Regina Carlotta e dello Nuove Ebridi, i Neo-Caledoniani ed i Vitiani.

I Boschimani hanno la pelle di colore molto chiaro per essere abitatori dell'Africa meridionale, e cioè del colore del cuoio conciato, inoltre assai rugosa anche negli individui di età non molto avanzata. Capelli neri, lanosi, disposti a ciuffi. Statura piccola od appena mediocre. Prognatismo moderato. Labbra piene, ma meno tumide che nei Negri. Barba scarsa, corpo pochissimo peloso. Naso piccolo con larghe narici. Mento piccolo ed acuto. Occhi socchiusi, ma non obbliqui. Mani e piedi piccoli.

Nelle femmine vi ha manifesta steatopigia, e le labbra minori degli organi sessuali esterni sono sviluppate in modo da produrre il così detto grembiule. Razza dolicocefala. Il setto che divide la fossa olecranica dalla coronoidea è perforato.

Gli Ottentoti abitano l'estremo sud-ovest dell'Africa, estendendosi verso nord fino circa al 19° grado di latitudine australe. I Boschimani, detti anche Saan, hanno la loro sede principale lungo il fiume Orange, ma si estendono a nord fino al Kumene ed allo Zambesi, ossia fino al 27° grado circa di lat. australe.

La deposizione di grasso, che nelle femmine determina la steatopigia, ha luogo nelle natiche ed intorno a esse, e sulla faccia esterna delle coscia.

Gli Abantu, hanno statura generalmente grande od almeno superiore alla media, giacchè sale a circa m. 1,70. Sono popoli dolicocefali, l'indice della larghezza oscillando intorno al valore di 72. L'indice dell'altezza è in media di 73,81. Capacità craniana intorno a 1450 c. c. L'occipite sporge molto in dietro, la fronte è bene arcuata. Testa prognata pel potente sviluppo delle mascelle e dell'apparato della masticazione in genere; l'angolo facciale, secondo il Topinard, è di 68° 21'. Spazio interorbitale largo; naso rilevato. Capelli lanosi, non disposti a ciuffi. Labbra grosse. Pelle bruna con molte sfumature. Corpo scarso di peli, barba debole. Abitano il mezzodì dell'Africa fino circa all'equatore che di poco sorpassano, detratta quella porzione del sud-ovest che è occupata dai Boschimani e dagli Ottentoti.

Non è facile di definire il tipo nero, perchè multiforme; nondimeno sono generalmente validi i seguenti caratteri. Statura piuttosto alta e snella, talvolta molto alta, raramente piccola. Cranio dolicocefalo, a fronte stretta; coll'occipite assai sporgente in dietro e la fossa temporale molto profonda. Arcate sopraccigliari poco sporgenti. Testa prognata. Faccia lunga e stretta; occhi neri, orizzontali, poco aperti. Bocca larga, denti bianchissimi ed obbliqui in ambedue le mascelle. Labbra tumido. Naso largo, schiacciato, sopratutto alla base. Mento breve. Pelle di colore bruno che va fino al nero, scarsamente pelosa, di odore particolare ingrato, e che al tatto fa l'impressione del velluto. Capelli neri, lanosi, a modo di fitto vello. Barba di solito scarsa e tardiva. Braccia con avambraccio proporzionatamente molto lungo. Polpaccio della gamba poco sviluppato; piede piatto e sfornito di arco davanti al tallone. Bacino piccolo e stretto. Capacità craniana inferiore ai 1400 c. c.. Abita il territorio che si estende fra l'equatore ed il tropico del Cancro che di poco oltrepassa, tocca verso l'ovest l'Atlantico e non arriva verso est fino al mare.

I Malesi hanno pelle bruna chiara, talvolta ramea; capelli abbondanti, neri, diritti od ondulati; barba quasi sempre scarsa; occhi moderatamente aperti, neri o bruni, alquanto obbliqui; naso corto, largo, piatto, a narici dilatate; fronte alta, bene convessa; bocca grande con labbra grosse ed arrovesciate. Prognatismo marcato.

Sono in generale brachicefali, raramente mesaticefali, soltanto per effetto dell'incrocio tendenti talvolta alla dolicocefalia. Statura di solito bassa, raramente mediocre. I Malesi abitano la penisola di Malacca, le isole dell'arcipelago della Sonda, le isole Filippine e la Micronesia, nelle quali località però non sono gli unici inquilini, ma trovasi più o meno mescolati a popoli di altri tipi; verso ovest si estendono fino all'isola di Madagascar.

I Polinesi sono bene conformati e di bella statura. Il loro cranio ha una capacità non molto discosta da quella degli Europei, essendo calcolata in media a 1480 c. c., e quindi superiore a quella dei Papuani che per ubicazione sono i popoli a loro più vicini. L'indice cefalico è variabile, poichè, ad esempio, è di 83,5 negli abitanti delle isole di Tonga, o di 74 in quelli delle isolo Marchesi. Prognatismo assai leggero; indice nasale 49,3. Ossa malari robuste, faccia ovale. Colore della pelle variabile fra il bruno ed il giallognolo. Naso ora corto e largo, ora saliente e perfino aquilino; narici larghe. Radice del naso infossata; arcate sopraorbitali poco pronunciate. Occhi neri, bene aperti, non obliqui. Barba scarsa, meno però che nei Malesi. Capelli neri, diritti, lisci, talvolta in seguito ad incrocio cogli Europei ondulati od arricciati. Fronte alta. Tendenza alla pinguedine. I Polinesi sono sparsi sopra un largo tratto del grande Oceano equinoziale, estendendosi dall'arcipelago di Tonga all'isola della Pasqua (Rapanui) e dalla Nuova Zelanda alle isole Sandwich, ed abitano per conseguenza, oltre la Nuova Zelanda (Maori) e le isole di Sandwich (Canachi), gli arcipelaghi di Tonga, di Samoa, di Cook di Tahiti, di Paumotou o di Mendana.

I caratteri della razza  mongolica sono i seguenti: statura mezzana, nelle donne assai minore che negli uomini. Cranio brachicefalo, raramente mesaticefalo. Testa più o meno prognata, con un angolo facciale fra 68 e 70 gradi. Faccia larga, rotonda, a zigomi alti e protuberanti. Indice orbitario magasemo (di 93,8 nei Chinesi). Labbra larghe e di solito tumide. Occhio nero, piccolo, a fessura palpebrale obliqua perchè diretta in alto ed in fuori; sopracciglia sottili, nere, poco arcuate. Naso largo, schiacciato, simile a quello del Negro, ma piccolo e fino anzichè grossolano. Pelle giallognola, talvolta bruna e perfino volgente al nero. Capigliatura distesa, ruvida e nera, di lunghezza ad un dipresso eguale negli uomini o nelle donne. Barba rara e sottile, che non cresce che sulle labbra ed alla punta del mento; corpo glabro.

Questa razza occupa la massima parte dell'Asia orientale (China, Corea, Giappone, Manciuria, ecc.), il sud-est di questo continente (Tonchino, Anam, Siam, Birmania), gran tratto delle coste dell'Oceano glaciale artico, molte regioni centrali ed occidentali dell'Asia medesima (Mongolia, Turchestan, Turchia, ecc.), qualche tratto dell'Europa settentrionale (Finnlandia) ed una porzione del sud-est della stessa Europa (Ungheria, Turchia europea).

Gli Artici od Iperborei sono affini ai Mongoli, dei quali non rappresentano che una varietà modificata dalle condizioni speciali di vita. I loro caratteri sono i seguenti: Statura piuttosto piccola, determinata più dalla brevità degli arti inferiori che da quella del tronco. Capelli lisci, diritti, neri. Dolicocefalia più o meno pronunciata. Pelle di colore bruno, sovente con passaggio al bianco, al giallo o al rosso. Zigomi fortemente pronunciati, e quindi faccia larga. Bocca larga con labbra tumide; apparecchio masticatorio assai sviluppato. Occhi stretti ed obliqui. Abitano il nord-est dell'Asia e la parte più settentrionale dell'America.

Agli Artici appartengono gli Aleuti delle isole Aleuzie e della penisola di Alasca; gli Aini che abitano l'isola di Ieso, le Kourili e la parte meridionale dell'isola di Sakhalian (Tarrakai); i Ciucci o Tuschi dell'estremo nord-est del continente asiatico; e gli Eschimesi, i quali si estondono nell'estremo settentrione dell'America lungo la costa dell'Oceano glaciale dalla Groenlandia allo Stretto di Bering.

I caratteri che in generale si considerano propri della razza americana sono i seguenti: Statura superiore alla media, sebbene alcuni popoli abbiano statura molto alta, come i Patagoni, ed altri piuttosto bassa, come i Fuegiani. Pelle di colore bruno olivastro, variamente misto di bianco e di rosso, e qualche volta di colore cannella. Capelli lunghi, lisci, neri, e tanto rigidi che vengono paragonati ai crini di cavallo; barba scarsa, nera, tardiva, e soltanto al labbro superiore ed al mento; corpo quasi affatto nudo. Occhi piccoli, infossati; apertura palpebrale il più delle volto obliqua, talora però orizzontale. Razza megasema e mesorina. Arcate sopraccigliari bene sviluppate. Naso di solito prominente, perfino aquilino; narici larghe. Faccia larga, poco prognata, zigomi sporgenti; denti verticali, forti, raramente soggetti alla carie. Fronte larga, ma bassa e fuggente. Bocca grande. Sono popoli più sovente dolicocefali che brachicefali, con cranio di dietro appiattito e quasi verticale, in molte regioni artificialmente deformato. Abita l'America ad eccezione di quella parte settentrionale che è occupata dagli Iperborei.

I Nubiani si mostrano nei loro caratteri intermedi fra i Neri ed i Mediterranei, accostandosi però più a questi ultimi che a quelli, mentre i Cafri sono più affini ai Negri che alla razza caucasica. I loro caratteri sono i seguenti: Statura più sovente mediocre che alta. Colore della pelle gialla-bruno o rosso-bruno, oppure bruno a varie gradazioni fino al nero. Naso largo. Capelli neri, diritti od inanellati, mai lanosi. Labbra poco tumide o sottili. Cranio dolicocefalo. Abitano il nord-est dell'Africa sul Nilo medio e si estendono verso ovest nel Sudan centrale incuneandosi fra le stirpi negre.

I Nubiani si suddividono in due gruppi, che sono i Fulà che stanziano fra il Senegambia all'ovest ed il Bornu e Mandara all'est, il Sahara al nord e i monti della Guinea al sud; ed i Nubiani in senso stretto che abitano la valle nubiana del Nilo, il Kordofan, il Sennaar e il Dongola.

I Dravidiani sono molto affini ai Caucasici ed occupavano in tempi passati una maggiore superficie che al presente. I loro caratteri sono i seguenti: Capelli lisci ed inanellati, barba molto abbondante, fronte alta, naso sporgente e stretto, labbra alquanto tumide, colore della pelle più o meno bruno e talvolta volgente al nero od al giallo. Abitano l'India anteriore e parte di Ceylan.

La loro pelle può essere così oscura da somigliare a quella dei Neri, ai quali i Dravidiani si avvicinano anche per le labbra alquanto tumide, ma la loro pelle non manda un odore ingrato, i capelli non sono lanosi, nè la faccia è prognata. Dai Mongoli si staccano pei capelli inanellati, pel colore della pelle di solito più oscuro e pel possesso di barba lunga e fitta.

Si distinguono tre rami principali di Dravidiani, che sono i Munda dell'India settentrionale; i Dravidiani in senso stretto del Carnatic, della costa settentrionale di Madras, di quella occidentale del Dekan, di quella di Malabar fra Maugaloro e Trivanderam, dei monti Nilgiri, ecc.; ed i Singalesi dell'isola di Ceylan.

I caratteri dei Mediterranei sono i seguenti: statura variabile, in generale mediocre od alta, non piccolissima. Colore della pelle bianco-roseo, talora bruno. Capelli lunghi, sovente inanellati, mai lanosi, neri, castani o biondi (raramente rossi). Barba folta dei medesimi colori; corpo in generale piuttosto peloso, sopratutto nel sesso maschile. Fronte alta. Capacità craniana intorno ai 1500 c. c. Faccia oblunga, a zigomi poco pronunciati, con angolo facciale molto elevato e con denti piccoli e verticali. Labbra sottili e rosse; mento bene sviluppato. Occhi neri, bruni o celesti, con varie gradazioni fra questi colori; apertura palpebrale orizzontale. Naso bene rilevato, talvolta aquilino.



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