martedì 12 luglio 2016

LO SBIANCAMENTO DEI DENTI




Lo sbiancamento dentale è una delle pratiche odontoiatriche più antiche nella storia. Già i Fenici e gli Antichi Romani erano soliti usare impacchi di cera ed urea per sbiancare i denti. Nel Medioevo, invece, si applicavano delle soluzioni acide per andare a sciogliere lo strato più superficiale di smalto, ovvero quello più pigmentato, e se questo non era sufficiente si limavano con delle raspe di ferro le superfici esterne dei denti, fino a trovare smalto bianco. In seguito, hanno avuto molta diffusione i rimedi della tradizione popolare che prevedevano l'utilizzo di foglie di salvia da strofinare sui denti oppure la stessa cosa poteva essere fatta con le bucce di limone o il bicarbonato di sodio. Tali metodi, però, davano un risultato modesto e molto poco duraturo. Verso la fine dell'Ottocento, iniziano a comparire i primi trattamenti a base di perossido di idrogeno, ma a concentrazioni piuttosto elevate e dunque pericolosi per i pazienti. Facendo tesoro dei tentativi fatti dai colleghi in precedenza con varie concentrazioni di prodotto e varie tecniche, nel 1989 Van Haywood fu il primo a codificare quello che oggi chiamiamo sbiancamento domiciliare notturno. Parallelamente vennero codificate anche le tecniche per sbiancare con successo e senza rischi per i denti devitalizzati. Attualmente le nuove frontiere di ricerca sullo sbiancamento dentale riguardano la combinazione tra trattamenti sbiancanti e trattamenti protesici, al fine di ottimizzare la resa estetica nei casi clinici complessi.

Lo sbiancamento dentale è una procedura odontoiatrica che permette di migliorare il colore dei denti, rendendoli più bianchi. A questo primo tipo di sbiancamento, cosiddetto “cosmetico”, si affiancano altri tipi di sbiancamenti utili per risolvere discromie dentali, anche severe, dovute a patologie sistemiche (per esempio la fluorosi, disordini ematici, etc) oppure agli esiti di terapie con alcuni tipi di antibiotici (ad esempio, le tetracicline). I prodotti che vengono utilizzati a tal fine contengono principalmente perossido di idrogeno e perossido di carbammide, impiegati in varie concentrazioni a seconda della tecnica che si intende utilizzare e delle esigenze del paziente. Lo sbiancamento funziona grazie alla liberazione di ossigeno da parte del perossido di idrogeno o di carbammide nel momento in cui viene posto a contatto con i denti. Queste molecole di ossigeno vanno a disgregare le molecole dei pigmenti responsabili della discromia, e dunque rendendole non più visibili. Lo sbiancamento dentale agisce solo sui denti naturali, non agisce su corone protesiche, otturazioni o qualsiasi altro materiale da restauro presente nel cavo orale. Dopo il trattamento sbiancante, eventuali corone protesiche od otturazioni potranno essere maggiormente visibili in quanto non più adeguate al nuovo colore raggiunto dai denti naturali. In tal caso potranno essere sostituite con altre dello stesso colore dei denti sbiancati.

La colpa del cambiamento di colore, in molti casi, è da attribuirsi a caratteristiche genetiche sfavorevoli, al fumo, al passare del tempo e all'assunzione di cibi o bevande particolari, come caffè, liquirizia, tè e coloranti artificiali.
Per riportare il colore dei denti al bianco e alla luminosità di un tempo, è possibile scegliere tra diverse tipologie di trattamenti sbiancanti, rapidi e non invasivi. Aldilà dell'efficacia insita nelle varie metodiche, occorre innanzitutto prendere coscienza dei loro limiti. Sottoporsi a questi trattamenti, infatti, significa nel migliore dei casi riportare il colore della dentatura all'antico splendore, fino a schiarire leggermente le tonalità conferitegli da madre natura.
Tale risultato può essere conseguito sottoponendosi a trattamenti professionali nello studio del proprio dentista o in centri estetici specializzati, effettuando trattamenti combinati (studio dentistico, centro specializzato - casa), oppure adottando i trattamenti domiciliari. In generale, comunque, i denti possono essere resi più bianchi in due modi: uno meccanico (per sfregamento) e uno chimico (con sostanze decoloranti).
Importante una detartrasi periodica, ogni 6-12 mesi, è possibile rivolgersi al proprio dentista anche per sottoporsi ad un trattamento sbiancante di odontoiatria cosmetica professionale (bleaching). La tecnica maggiormente utilizzata si esegue direttamente nello studio dentistico e viene per questo definita "sbiancamento dei denti alla poltrona". Questa procedura sfrutta l'azione di agenti sbiancanti chimici ad alta concentrazione, potenziati da specifiche lampade che ne favoriscono l'azione in profondità. Il mezzo sbiancante più diffuso è costituito da un gel a base di perossido di idrogeno al 35-38% c.a., che una volta esposto a particolari fonti luminose si attiva liberando ossigeno. Una volta liberato, questo gas penetra nella struttura del dente, innescando reazioni di ossido-riduzione che scompongono le molecole delle macchie in composti più piccoli, incolori e facilmente eliminabili.



L'intensità dello sbiancamento dipende dalla concentrazione del principio attivo e dal suo tempo di posa sui denti. In ogni caso, compatibilmente con l'esperienza del dentista, un intervento professionale garantisce il miglior risultato possibile, minimizzando effetti indesiderati come eccessiva sensibilità termica ed irritazione gengivale. Questi disturbi vengono prevenuti alla radice proteggendo le gengive, la lingua e le labbra con presidi utili anche per aumentare il confort della seduta (generalmente si impiegano mascherine personalizzate in silicone morbido). Leggere gengiviti tendono comunque a presentarsi al termine del trattamento, salvo poi regredire spontaneamente nelle 24-48 ore successive.
La presenza di carie, tartaro o gengiviti impone una preventiva risoluzione del problema. L'intervento, inoltre, è sconsigliato ai ragazzi di età inferiore ai 14 anni e alle donne in gravidanza o in periodo di allattamento. Dopo la seduta è importante evitare per almeno 24 ore il fumo e l'assunzione di cibi e bevande coloranti. La seduta di bleaching può variare dai 40 ai 60 minuti ed il costo, indicativamente, dai 300 ai 600 €.

L'intervento di bleaching professionale si contrappone ai tradizionali approcci empirici e fai-da-te, dal costo generalmente contenuto. Uno dei metodi più diffusi consiste nell'impiego di dentifrici abrasivi, la cui azione sbiancante si espleta mediante spazzolamento dei denti con paste dentifrice a granulometria differente. Un utilizzo eccessivo o improprio di questi prodotti può logorare lo smalto dentale, con conseguente ingiallimento dei denti; la loro efficacia, inoltre, si limita alla rimozione delle macchie più superficiali.
Per lo sbiancamento domiciliare il dentista può realizzare nel suo studio mascherine personalizzate in silicone morbido, riproducenti l'esatta forma delle arcate dentarie del paziente. All'interno di queste mascherine viene inserita la giusta quantità di sostanze sbiancanti in gel - come il perossido di carbamide - e si procede con l'applicazione sui denti. Mantenendole in sede per un tempo variabile dai 30 minuti alle 3-4 ore (secondo le indicazioni del dentista) e ripetendo l'operazione per circa una settimana, si ottiene un ottimo effetto sbiancante (paragonabile al bleaching alla poltrona). Generalmente, la durata dell'effetto è di circa 5-6 anni, ammesso che nel corso di questo periodo si effettuino richiami di breve durata.
Un altro intervento domiciliare molto praticato si avvale delle cosiddette "strips", striscette adesive a base di agenti sbiancanti che vanno fatte aderire ai denti per 30 minuti, 2 volte al dì, per 14 giorni. Economico, pratico e con un basso rischio di ipersensibilità dentinale, questo trattamento presenta tuttavia una scarsa efficacia, richiede tempi abbastanza lunghi ed i risultati sono garantiti soltanto per pochi mesi.
Infine, c'è anche chi - per lo sbiancamento dei propri denti - ricorre ai "rimedi della nonna"; i più semplici si basano sullo sfregamento di foglie di salvia fresche, polpa di fragole, o bucce di limone. Anche questi interventi, da molti considerati innocui perché naturali, presentano insidie legate alla loro acidità o al potere abrasivo; per questo motivo è bene ricorrervi soltanto di rado. Più in generale, prima di intraprendere qualsivoglia trattamento sbiancante, è opportuno sottoporsi ad una visita dentistica per accertarsi che non sussistano controindicazioni, come carie, ipersensibilità o malattie del cavo orale.

Durante il trattamento sbiancante sarebbe opportuno evitare l'assunzione di cibi e bevande pigmentanti come per esempio:
tè, caffè ecc;
fumo (sigarette, pipa), tabacco da masticare;
bevande e bibite colorate come coca-cola, vino, cocktail ecc;
salse e sughi;
verdure come carciofi, carote, pomodori ecc;
frutta come fragole, frutti di bosco, marmellate ecc;
caramelle colorate, liquirizia;
collutori.




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