venerdì 18 settembre 2015

TATOO e Carcerati



Mentre l'atto di fare un tatuaggio è da sempre stato vietato nelle prigioni americane e nella maggior parte delle carceri occidentali, le prigioni sono state storicamente un importante luogo di condivisione e proseguo artistico per i tatuatori dilettanti che cercavano di sbarcare il lunario in cella facendo ad altri dei tatuaggi in cambio di sigarette, droghe o altre cose utili (a volte anche sesso). Il tatuaggio punitivo è stato usato in Occidente fin dai tempi dei Persiani: i Persiani, i Traci, gli antichi Greci fino agli antichi romani avevano tutti l'usanza di segnare schiavi e prigionieri che cercavano di scappare con segni tatuati, anche se a volte si trattava più di vere e proprie marchiature a fuoco,  che denotava la natura del loro reato, o talvolta la punizione, come quella di andare nelle miniere in maniera tale che se fosse scappato ancora una volta ripreso sarebbe stato direttamente deportato nel luogo di destinazione senza perdere ulteriormente tempo davanti a un giudice o un magistrato.

Le parti maggiormente usate per incidere o segnare la pelle dello schiavo o del prigioniero erano di solito il viso, il collo e le mani così da essere sempre visibili agli altri.

Nonostante i tatuaggi o i segni di punizione venissero usati, al tempo dei primi cristiani i primi credenti cominciarono a segnarsi il corpo con simboli specifici che li facevano pendere per la nuova religione senza alcun timore di smentita, infatti a quel tempo il simbolo della cristianità era un pesce stilizzato non la croce che invece venne acquisita al tempo (almeno quella che conosciamo noi oggi nel cattolicesimo) dell'arrivo dei primi preti nella terra d'Irlanda dove era già presente una croce come simbolo di spiritualità e religione. Si pensa che la prima croce usata da alcuni cristiani di derivazione ebrea fosse una T chiamata Tau ovvero riferita alla fine delle tribolazioni spirituali, al fatto che quando uno credeva veramente in dio allora ogni problema scompariva e anche se fosse stato ucciso la sua fine sarebbe stata un nuovo inizio nel paradiso di Dio.

A volte un condannato faceva rielaborare il suo tatuaggio punitivo per cancellare il segno originale, coprendolo con qualcosa d'altro, ma altre volte, i prigionieri creavano i propri tatuaggi per dimostrare l'affiliazione a un gruppo o orgoglio verso il loro crimine o la posizione sociale. In Occidente, oggi come un  tempo, i tatuaggi che si creavano e creavano in carcere, a causa della tecnologia utilizzata per creare i disegni che è molto primitiva visto che ci si deve arrangiare con quello che si reperisce (spesso pagando), lo stile in cui vengono fatti e le immagini ritratte, possono essere facilmente distinti dai tatuaggi fatti in maniera professionale.



Il metodo più primitivo per tatuare è noto come "puntura a mano" dove il soggetto usa un ago da cucire avvolto in filo di cotone fino nelle vicinanze della punta che poi viene intinto nell'inchiostro e usato pungendo la parte da tatuare ma crea segni distintivamente imperfetti poiché non si usano guide e l'ago penetra a differenti profondità nella epidermide per questo si rischiano anche infezioni.

Questi tatuaggi solitamente hanno un aspetto più primitivo dei tatuaggi realizzati con una macchina, perché una linea continua è difficile da ottenere con questo sistema: rappresenta il sistema più infamato della categoria tatuaggi poiché anche i drogati la usano, spesso usando le punte delle siringhe usate per la droga. Solitamente i tatuaggi di questo tipo sono quelli che si fanno per strada e li si può trovare principalmente tra i chicanos (fuorilegge messicani), membri di una banda e motociclisti ma solo di vecchia scuola. Una volta, si parla degli anni che vanno dal 1940 fino ad arrivare al 1980, i motociclisti e gli appartenenti delle bande di quartiere di immigrati spesso clandestini in America si auto tatuavano, solitamente usando una mano per segnarsi sull'avambraccio dell'altro libero che avevano, per dimostrare di appartenere alla banda, per far vedere che si sopporta il dolore (poiché era autoinflitto): questo però spesso significava anche che la persona non aveva i soldi per pagare un professionista per farsi fare il tatuaggio mentre ai giorni nostri anche chi appartiene a delle bande spesso i soldi li ha perché si approvvigiona con spaccio di droga o armi, oppure li ruba.
Il tatuaggio da prigione viene vista anche come maniera di passare il tempo durante la lunga detenzione ecco perché chi è stato dentro parecchio di solito è pieno di tatuaggi.

I tatuaggi dei carcerati sono sempre stati una forma di comunicazione per i detenuti e un potente strumento di autoespressione.

Questi tatuaggi trasmettono significato in una forma immediatamente riconoscibile e il potere che possono avere è enorme.

Si consideri la reverenza e il potere esercitato da simboli quali la bandiera americana, la stella di David o la croce cristiana.

I tatuaggi dei carcerati sono messaggi facilmente “leggibili” da altri detenuti e dicono molto della persona che li porta, come l’appartenenza ad una particolare banda, le credenze spirituali e i valori personali.

I tatuaggi dei carcerati possono avere significati diversi e possono variare in base la cultura della persona. Alcuni di essi simboleggiano la durezza o il rifiuto verso ogni autorità. Altri possono trasmettere connotazioni negative ed evocare sentimenti razzisti, di odio o di rabbia o ancora, suscitare paure ed insicurezze.

Alcuni di questi tatuaggi possono anche indicare quanto tempo la persona è stata detenuta.

Uno dei tatuaggi dei carcerati più comuni è la lacrima sotto l’occhio. La lacrima può significare che la persona abbia scontato una lunga pena detentiva, abbia commesso un omicidio o, in alternativa, che abbia assistito all’uccisione di un caro amico ed è in cerca di vendetta.

L’orologio senza lancette rappresenta il tempo che non passa mai. Può anche simboleggiare l’irrilevanza del tempo per chi deve scontare un ergastolo.

I numeri vengono tatuati per indicare l’appartenenza ad una determinata banda oppure possono rappresentare la stringa identificativa del detenuto.

Spesso viene tatuato il numero 13 che simboleggia la lettera M. La lettera M è la tredicesima lettera dell’alfabeto e viene tatuata per fare riferimento alla marijuana.

Il tatuaggio dei tre punti viene spesso eseguito sulla mano o sotto l’occhio e rappresenta la vita pazza e senza regole del carcerato. Questo tatuaggio, molto famoso tra i detenuti ispanici, può anche avere un significato religioso, come ad esempio alludere alla santa trinità.

Il tatuaggio dei cinque punti è invece identificativo del tempo trascorso in carcere. I quattro punti esterni simboleggiano le mura della prigione, mentre il punto interno rappresenta il detenuto. Questo tattoo è più comunemente eseguito tra il pollice e l’indice ed è ricorrente non solo tra i carcerati europei, ma anche tra quelli americani.



Il tatuaggio MS13 identifica Mara Salvatrucha, ossia un’organizzazione di bande criminali associate e nota per la sua crudeltà e violenza. La MS13 è nata a Los Angeles e opera negli Stati Uniti, in Messico e in Canada.

I membri della MS13 si distinguono per i tatuaggi che hanno sul corpo e sul volto, ma anche per l’uso di uno specifico linguaggio dei segni.

Questo tatuaggio può essere per molti detenuti espressione di ammirazione per l’intera organizzazione.

In generale, le persone che scelgono di eseguire uno di questi tatuaggi, anche se non sono mai stati detenuti, vogliono alludere ad uno stile di vita difficile e senza prospettive di cambiamento. Altri invece li scelgono esclusivamente per la loro bellezza.

Un rosario, vida loca, pistole e proiettili, freedom, nomi di donne e di nonne, kiss my love, pochi numeri e quei pochi usati come confessione: per esempio un 90 impresso sulla spalla, e nella smorfia il 90 simboleggia la paura. Tacite regole in prigione: parlar poco, semmai esibire. Così i muscoli vanno gonfiati e il corpo coltivato perché racconti. Luci basse nel bel teatro scelto per location, il tecnico di studio, un sudamericano naturalmente palestrato, concentrato e rigoroso, collega spine e srotola fili e sposta luci obbedendo al fotografo fin quando quest’angolo di prigione è pronto. I detenuti si spogliano, i detenuti svelano. .

Nel mondo criminale i tatuaggi sono di due tipi: quelli che appunto descrivono un fatto biografico, qualcosa che è accaduto a te, al tuo uomo, alla tua donna, ai tuoi figli; e poi ci sono i segni dalla doppia strumentalità, la prima convogliata all’interno per sancire un legame di appartenenza/solidarietà,la seconda volta invece all’esterno per comunicare agli altri. Comunicare cosa? Fuck the police ripete un detenuto quasi fosse un ritornello rap. Lui giura che il tatuaggio-insulto, fatto a diciott’anni, se l’era promesso da bambino. «Mio papà era un pregiudicato. Lo uccisero in un agguato. Ricordo gli agenti, salirono in casa. C’eravamo io e mia mamma. Guardarono lei, annunciarono il cadavere riempito di spari. E dissero: “Signora condoglianze, ma sappia che per noi è semplicemente uno in meno. Si voltarono e se ne andarono”». La furia della strada, le derive della malavita, il linguaggio della violenza.

Ma alla lunga la rabbia s’indebolisce, viene schiacciata. Entra nel tempo dei nuovi simboli da tatuare: velieri, farfalle. Indicano libertà, speranza di vita buona. Sono in qualche modo promesse fatte a se stessi negli anni da reclusi. Un muro di disegni difficile da sgretolare: scorpioni, aquile, leoni,spade, pugnali si inseguono su toraci e schiene, si annidano in caviglie, dorsi dei piedi, polsi, dita, risalgono sulle tempie, s’inchiodano al cuore.


LEGGI ANCHE : http://asiamicky.blogspot.it/2015/09/il-carcere-nella-storia.html

                           http://asiamicky.blogspot.it/2015/02/tatuaggi-origini-e-tradizioni.html



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