martedì 27 ottobre 2015

BAMBOLE UMANE




Se qualcuno pensa che sia solo un fenomeno femminile, quello di assomigliare alle bambole famose, ed in particolare alla mitica Barbie della Mattel, ebbene c’è un caso emblematico che arriva dal Brasile.

Celso Santebanes, dall’età di 16 anni, appoggiato dai familiari, si sottopone ad una serie di interventi chirurgici per somigliare a Ken, il fidanzato della biondissima Barbie. Il suo sogno nel cassetto infatti, è di avere occhi azzurri, capelli neri ed un fisico scolpito proprio come Ken. Per ora, come riporta il Daily Mail, questo ragazzo che viene dal Brasile ha già speso 38mila euro ritoccando mento, zigomi, naso, mascella. Inoltre, si è fatto impiantare una buona dose di silicone nel petto, ma non ha ancora finito. Ma pare che il caso di Celso non sia il primo; prima di lui ci sono stati Rodrigo Alves e Justin Jedlic. Quest’ultimo avrebbe persino realizzato il sogno di incontrare la sua Barbie; la differenza è che Celso, in Brasile, sta avendo un discreto successo e sul mercato è stata  immessa la Celso Doll a consacrare l’artificiosa bellezza del modello brasiliano. Il ventenne, su Instagram, dove posta le sue foto e il suo look dichiara: “Non mi sarei mai aspettato di avere un giorno un pupazzo dedicato a me. Ho sempre sognato di essere un pupazzo umano, ma averne uno identico a me è qualcosa di completamente inaspettato”. Celso infatti, sin da piccolo era ossessionato dalle bambole che collezionava nella sua stanzetta e, nonostante i pregiudizi che questo strano hobby sollevava nei coetanei, ha portato avanti il suo sogno, iniziando i ritocchi su se stesso a soli 16 anni. “È tutto così magico. La mia vita è cambiata. – ha dichiarato il giovane ad una rivista brasiliana – È come se l’intero Brasile mi stesse supportando. Le persone a volte sono spaventate dal mio aspetto e mi fermano per dirmi che somiglio ad un pupazzo. Ho sofferto a lungo per i pregiudizi, ma il mondo è pieno di persone che giudicano, perciò non m’importa più. Ora cerco la mia Barbie. Chi vuole essere la mia fidanzata? Dopo tutto nessuno è felice da solo”.



Dakota Rosa è da tutti conosciuta come Kota Koti. I suoi video hanno spopolato su tutto il web, in pochi giorni è stata cliccata più di 430 mila volte. Kota è la versione umana della bambola più conosciuta del mondo: la Barbie. Stessi occhi grandi, azzurri ed espressivi, stesso incarnato rosa e delicato, stessi capelli biondi e fluenti, insomma non sembra neanche un essere umano tanto che somiglia alla famosa bambola.

È anni ormai che va avanti la diatriba se le bambole come la Barbie o le Winks possano essere modelli negativi o meno nello sviluppo psichico delle bambine. È generazioni che si gioca alle bambole, che ci si maschera a carnevale come loro, che si imitano nelle fasi di crescita, ma è solo in questi ultimi anni che si sta diffondendo la moda di diventare come loro.

È molto frequente osservare adolescenti che modificano il proprio corpo o lo modellano con la dieta, lo sport e lo riempiono di tatuaggi e piercing, soprattutto in una fase di crescita e di sperimentazione, alla costante ricerca di se stessi, in una fase di transizione in cui si passa dall’essere bambini al diventare adulti. Capelli colorati, tagli di capelli, trucchi particolari, vestiti che riprendono quelli di un idolo o di un personaggio a cui ci si ispira, voler assomigliare a qualcuno non è patologia, ma è un modo di esprimere, durante il periodo adolescenziale, anche la ricerca della propria identità, ci si sperimenta per trovarsi e capire chi si è. Alcune volte ci si “innamora” magari di una cultura che non è la propria e si decide di voler cambiare identità, ricorrendo anche ad interventi di chirurgia estetica. Spesso vengono seguiti i modelli orientali che portano a tingersi i capelli di nero, a farsi tagli tipicamente orientali e, nei casi più estremi, a modificare la conformazione dei propri occhi attraverso la chirurgia. A volte però si arriva agli eccessi. In questi specifici casi c’è un rifiuto totale della propria identità e della propria fisicità. Si cambiano i connotati, ci si trasforma, non in una persona, ma in una bambola inanimata. La moda delle adolescenti e delle giovani ragazze che si sta espandendo anche al sesso maschile, è quella delle Living Doll o bambole umane. Non bastano più trucchi e vestiti per assomigliare ad una bambola o ad un manga giapponese, ma si ricorre alla chirurgia, a lunghi, ripetuti e dolorosi interventi chirurgici per annullare la propria persona e diventare una bambola, non per ASSOMIGLIARE ma per DIVENTARE. I modelli più ricercati sono Barbie per il femminile e Ken per il maschile. Oltre all’aspetto economico, questi ragazzi, ancora in una fase della crescita o nella prima giovinezza, si sottopongono ad operazioni di allungamento degli arti, di cambiamento delle parti del viso, di modificazioni corporee, iniezioni costanti e continuative di botulino perché la pelle della bambola non manifesta i segni del tempo e della vita. Si rifanno gli occhi per arrivare ad averli come quelli delle bambole, grandi ma con una fissità dello sguardo quasi disarmante, vuoto e inanimato, come se queste operazioni abbiano in qualche modo svuotato anche la persona delle proprie caratteristiche individuali e dei propri tratti di personalità. Si ritoccano la fronte per eliminare ogni forma espressiva a livello visivo, si trapiantano i capelli per essere in tutto e per tutto a livello estetico una bambola. Si vive costantemente a dieta, in palestra per mantenere i fisici statuari e perfetti. I modelli maschili in qualche modo sono anche muscolosi e in carne, ma quelli femminili hanno gambe e vita finissime, rappresentano modelli di estrema magrezza che possono portare anche al rischio di incorrere in disturbi della condotta alimentare quali l’anoressia. Basti pensare che Valeria Lukyanova, la Barbie umana più famosa al mondo, ha una vita di appena 50 cm e dichiara di vivere di luce e aria.

Uno degli aspetti primari è la non accettazione del proprio corpo, altre volte si tratta di traumi psicologici legati alle prese in giro da parte dei coetanei, alla non integrazione con gli altri.

Non è assolutamente colpa dei modelli, o di Barbie e di Ken, ma dell’uso distorto che ne fanno i ragazzi. La non accettazione del proprio corpo e di se stessi in quanto essere umano, un’autostima bassissima, evidenti problemi di immagine corporea, portano ad un rifiuto totale del proprio corpo e sono alla base di queste problematiche. Spesso sono presenti anche traumi infantili, tendenzialmente legati al corpo o alla sessualità.

A livello emotivo c’è un rifiuto di vivere, una paura di vivere, tant’è che si arriva a nascondersi dietro la maschera di una bambola approvata socialmente. In un certo senso si va sul sicuro, si è certi di essere approvati e riconosciuti socialmente e magari si diventa famosi come lei, si sfrutta la scia della sua popolarità. Purtroppo questi ragazzi non si rendono conto che stanno scrivendo la propria condanna e che diventeranno schiavi del proprio corpo e, soprattutto, che le bambole NON invecchiano, ma gli esseri umani si. Il problema sorgerà quando le operazioni chirurgiche non basteranno più per cancellare i segni del tempo e questi ragazzi si distaccheranno dal modello originale, quando verranno spogliati della propria maschera difensiva emergeranno profondi vissuti legati alla sfera emotivo-affettiva come stati ansiosi, insicurezza, depressione e, nei casi più gravi, il suicidio.

Anche la famiglia riveste un ruolo importante nello sviluppo di queste problematiche. I figli attraversano lunghe e dolorose trasformazioni sottoponendosi a numerosi interventi chirurgici che, nei casi di minori, devono essere approvati dai genitori stessi. In questi casi la famiglia spesso è assente, ha favorito l’insorgenza di un problema di non integrazione psiche-soma attraverso tutta una serie di carenze affettive o in altri casi rinforza in termini narcisistici la problematica del figlio.

L’annullare totalmente se stessi, vivere in funzione del modello di riferimento, non magiare, vivere di aria, sono già di per sé forme piuttosto importanti a livello clinico di attacco al corpo e di auto-aggressività. Se poi ci aggiungiamo problemi legati alla personalità e mancanza di confini psichici il quadro clinico è più completo.





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