mercoledì 14 ottobre 2015

GLI IMPIANTI



Un tatuaggio sulla fronte: «666». Poi un impianto sottocutaneo per avere le «corna» come Satana. E un piercing con due punte che attraversa il setto nasale. Caius Domitius Veiovis - il nome se l’è fatto cambiare all’anagrafe nel 2008, prima si chiamava Roy Gutfinski - dice di essere un discepolo del diavolo e ha fatto di tutto per assomigliare al Principe delle tenebre.

Uno dei nuovi trend della body modification: oltre i tatuaggi, gli impianti sottocutanei, i piercing in posti "ad esclusiva visione di un pubblico adulto", ci sono gli impianti per diventare magnetici. Migliaia di persone negli Stati Uniti lo hanno fatto, in termini tecnici si dice che i loro polpastrelli sono delle superfici aptiche: grandi come un chicco di riso, i piccoli magneti sono inseriti sulla punta del dito. Dopo un po' di tempo, il magnetismo la punta diverrà il mezzo col quale sondare la realtà con un sesto senso.

Chi l'ha provato dice che è come sfiorare una bolla invisibile. Per esempio se siete in prossimità di un computer portatile, il dito magnetico "sentirà" il campo elettromagnetico emesso dal computer come una morbida, liscia superficie ma con una sua "forza" che dipende dalla distanza e dalla potenza emessa dal computer. Si "sente" anche la rotazione dell'hard disk, il supporto magnetico sul quale il computer conserva i dati memorizzati.

Implants è una pratica che permette di modificare quasi totalmente l' aspetto del proprio corpo attraverso impianti di metallo o silicone sotto la pelle. Comunemente messo in pratica sul viso e sulla schiena, è molto comune nelle sottoculture urbane asiatiche e americane e richiede l' intervento di veri e propri chirurghi plastici.

La modificazione corporale, o body modification come viene comunemente chiamata anche in Italia, è una pratica che racchiude numerose varianti. In comune, queste varianti, hanno di essere indelebili atti compiuti sul proprio corpo, segni che in molti casi non sarà più possibile eliminare.
Dal più classico e controverso tatuaggio, all' incredibile modificazione chirurgica del corpo fino a giungere all'estremo e discutibile atto dell' amputazione, la body modification è oggi un fenomeno che accende l'interesse della tribù giovanile che riscopre, senza averne spesso l'intenzione, riti e culture tribali.

L' atto della modificazione, in qualsiasi modo venga messo in pratica, è sempre e comunque un atto voluto e pianificato anche se spesso non accurato. Come denunciato più volte dalla stessa Associazione di Tatuatori e Piercers Italiani (APTPI), chi pratica la modificazione corporale su un altro individuo si rende colpevole troppo spesso di clamorosi errori e deturpazioni involontarie. Perchè diciamocelo, per limare i denti e farli diventare come quelli di uno squalo, non ci vuole che una mano ferma... ma per eseguire il tongue splitting (la divisione in due della lingua) servono assolutamente nozioni e mano chirurgiche.
Chi si affida a semplici tatuatori per eseguire questi veri e propri interventi, rischia moltissimo e ancor più rischia chi si rende disponibile a praticare atti di bodymod.
Innanzi tutto, deve essere chiaro che esistono, nel mondo e ovviamente anche in Italia, studi appositamente nati per praticare sia la body modification più blanda, quindi tatuaggi, piercing e anche i più complessi scarification e implants, sia per praticare la body modification più estrema come appunto tongue splitting, tongue frenectomy, nipple splitting o foot binding.

In Italia la cultura della body modification non è vasta, nonostante il tatuaggio e il piercing siano ormai entrati nella moda e nella nuova tradizione giovanile. La nostra cultura, così classica e moderata, ci rende piuttosto morigerati in queste forme di espressione così eccessive, definite dagli antropologi di oggi come una rivisitazione di antichi elementi tribali, usati per difendere e proiettare se stessi in una società sempre più caotica, priva di riferimenti e molto spesso, priva di morale anche sul piano estetico (si vedano le spesso tragiche convinzioni sui modelli di bellezza).
Nel nord Europa, in alcuni paesi dell' Asia e in America invece, si conta una notevole adesione alla bodymod e alle sue pratiche più estreme, che nascono proprio in seno a movimenti e sottoculture generate in questi paesi.
Esiste per esempio una forma di modificazione corporale che richiama moltissimo dei canoni estetici resi popolari dalla serie Star Trek.
Impiantarsi sotto la pelle del cranio piccole forme di silicone (agli albori della bodymod si trattava di impianti in metallo chirurgico) fino a trasformare il proprio viso come quello di un Klingon, è per esempio una forma di body modification nata da una sottocultura che ruota intorno al mondo della celebre serie televisiva, fatta di libri, saggi, vere e proprie lingue aliene.
Esiste anche la chirurgia applicata per trasformare il proprio corpo in qualcosa di fantastico come, nei casi più estremi, limare le ossa del proprio viso per dargli una forma diversa, come fece la famosa “Donna Gatto” nel tentativo di assumere i caratteri più sensuali dei felini come gli occhi e il mento appuntito.
Nel 2005, sull' onda di questo discutibile desiderio di cambiamento, è uscito in America il documentario Modify (2005, Greg Jacobson e Jason Gary, Committed Films) che forte di una colonna sonora di tutto rispetto, cerca di spiegare attraverso immagini e interviste abbastanza crude, che cos'è la body modification e cosa spinge i giovani di oggi a rincorrere un cambiamento/ornamento così drastico per se stessi.
Voci del documentario sono professionisti che in base alle loro conoscenze raccontano la scena della modificazione: piercers, tatuatori, artisti del make up, chirurghi, modificati stessi.
Vincitore di numerosi premi e confermato positivamente dalla critica, Modify racconta quindi, senza peli sulla lingua, il mondo di persone che subiscono e compiono amputazioni, tatuaggi, marchi, scarificazioni e anche sospensioni, la forma di modificazione considerata più artistica ed erotica in assoluto.
Vietato ai minori di 18 anni, Modify è quasi impossibile da reperire in Italia.



La Pelle impone la sua presenza solo nel momento in cui si ammala. Quando la Pelle di un volto è sana, di norma non viene notata, mentre si impone immediatamente allo sguardo dell’altro la Pelle che presenta irregolarità e discromie. L’adolescenza è il momento in cui, per eccellenza, si rompono gli equilibri precedenti affinché sia possibile crearne di nuovi: anche la Pelle partecipa a questi massicci sconvolgimenti, mutando la sua forma e passando da Pelle “silenziosa” e inosservata a Pelle che viene guardata, che disturba, che improvvisamente si fa estranea o, addirittura, nemica. L’adolescente può essere molto turbato dalle manifestazioni acneiche che tanto spesso compaiono in questa fase della crescita, fino a vivere con grande ansia il quotidiano confronto con lo specchio e al contempo l’incontro con l’altro.

La Pelle infatti non vuole solo essere toccata: la superficie cutanea è anche la prima parte di noi che viene mostrata agli altri; diventa quindi portatrice dei segnali visibili del nostro modo di stare al mondo, esposta allo sguardo dell’altro. Da sempre perciò la Pelle viene tatuata, perforata, scarificata, sottoposta a trattamenti di chirurgia estetica: la pelle diventa una tela attraverso cui il corpo può narrare il racconto di se stesso. È anche vero che non sono solo corpi tatuati o perforati ad avere una storia da raccontare: ognuno di noi con il semplice camminare, il modo di vestire, portare i capelli o muovere le mani, sta offrendo, volente o nolente, uno “scorcio” sul suo mondo interno. Con la liberalizzazione dei costumi e la progressiva accettazione sempre più ampia dei look più disparati non è raro incontrare nelle nostre città persone che sfoggiano ampi tatuaggi sul volto, che hanno impianti sottocutanei di silicone, o piercing e decorazioni metalliche che occupano gran parte del corpo.

In realtà l’essere umano ha da sempre alterato il proprio corpo: il fenomeno della modificazione corporea pertanto non è una pratica che riguarda solo la nostra epoca e il mondo occidentale, ma un’antica manifestazione del desiderio dell’uomo di intervenire artificialmente sulla propria pelle al fine di mutarne l’aspetto, agli occhi propri e degli altri (e certamente, dovendo scegliere tra Mente e Pelle, la seconda risulta comunemente più accessibile, più controllabile, più manipolabile…)

Tuttavia, le ragioni che generalmente sottendono al comportamento di modificazione corporea in popolazioni non occidentali sono in gran parte legate alla volontà di trasmettere messaggi circa le credenze e i valori del gruppo. In questo caso le decorazioni e alterazioni corporee sono affermazioni simboliche, strettamente connesse con tradizioni e riti di passaggio: i tatuaggi assicurano la protezione della vita dopo la morte, le cicatrici spesso rappresentano una forma di medicina preventiva.

Quindi se da una parte il significato della modificazione corporea praticata nelle culture tradizionali può essere rintracciato nelle istituzioni e all’interno di rituali sociali condivisi, è più difficile individuare le ragioni che spingono un così ampio numero di persone appartenenti al mondo occidentale a tale pratica. A volte il tatuaggio e il piercing sono vissuti dalla persona come un atto tramite cui è possibile assumere il controllo del proprio corpo o, più in generale, della propria vita. È questo spesso il motivo che spinge molti adolescenti alla pratica della modificazione corporea: sembra che attraverso un “cambio di pelle” il ragazzo marchi il territorio di un corpo che può percepire come non appartenente a sé; “questo corpo è mio” sembrano dire i segni sulla superficie cutanea.

Anche il gruppo dei pari gioca un ruolo fondamentale in adolescenza: è facile immaginare che un ragazzo scelga di farsi un piercing o un tatuaggio al fine di assomigliare agli amici, consolidando così la sua appartenenza al gruppo.

Altre volte un segno permanente da portare sulla Pelle può segnalare il desiderio della persona di imprimere sul proprio corpo un ricordo, un elemento da “incorporare” dentro di sé. A questo proposito può essere interessante ricordare che un tempo gli unici a farsi tatuare erano marinai e carcerati, cioè persone che, per diverse ragioni, avrebbero passato lunghissimi anni lontano dagli affetti e dalla casa: il tatuaggio diventava allora un modo per portare con sé una memoria tangibile e concreta di quanto ci si lasciava alle spalle.

La Pelle diventa infine rappresentante del tempo che passa: la nostra pelle mostra per prima i segni dell’invecchiamento, così malvisto nella società di oggi, in cui il corpo deve aderire a canoni di bellezza rigidamente imposti, essere dinamico, veloce. Spesso si cerca di combattere l’invecchiamento e tutti i suoi segni sul corpo eliminando le rughe dal volto, aggrappandosi così all’illusione di giovinezza eterna.

Ovviamente ci sono persone che si limitano a pochi tatuaggi o a qualche “ritocco” estetico sulla soglia della mezza età, ma esistono anche fenomeni estremi di modificazione corporea, in cui l’intera superficie cutanea è stata trasformata fino ad assumere un aspetto completamente differente. In questi casi verrebbe spontaneo formulare facili giudizi, alla ricerca di un’etichetta con cui catalogare individui che volontariamente compiono attraverso la pelle una completa metamorfosi. Sarebbe invece opportuno tenere a mente che le ragioni di questi cambiamenti radicali vanno cercate nell’irriducibile unicità dell’essere umano e delle sue scelte. Tuttavia, può essere utile interrogarsi sul vissuto che accompagna un tale comportamento: che significato ha il tatuaggio per quella persona? Si possono pertanto definire due stati d’animo differenti che accompagnano colui che pratica la modificazione corporea:
da una parte ci sono le persone che, cambiando l’aspetto della propria pelle, rispondono a un desiderio: allora quel segno diventa espressione di libertà e di scelta;
altre volte invece la pratica di modificazione corporea viene messa in atto perché la persona non può fare altrimenti: è un bisogno a cui è impossibile rinunciare, espressione di una problematica identitaria, funzionale al mantenimento dell’integrità del vissuto corporeo; spesso queste persone modificano senza tregua la propria pelle senza mai essere del tutto contente del risultato finale, perché in realtà l’insoddisfazione corporea viene da dentro: a essere sofferente e bisognosa di cambiamento non è la pelle, ma la psiche. E’, di nuovo, il tema del rapporto tra Mente e Pelle.
In quei casi è probabile che la pelle non sia portatrice di messaggi di vita e veicolo di contatto con l’altro, ma il luogo su cui infuria una battaglia che il soggetto compie all’insaputa di se stesso, contro il proprio corpo.





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