Nel XVII secolo il medico olandese Reigner de Graaf scrisse un documento (andato perduto) su una particolare zona erogena femminile mentre è nel 1950 che Ernst Gräfenberg pubblicò un trattato scientifico molto dettagliato riguardo una zona della vagina in cui pensava avesse origine l’orgasmo femminile. E’ proprio da Gräfenberg che deriva il nome punto G.
Intorno al fantomatico punto G girano tantissime leggende metropolitane: contrariamente a quanto si sente dire, il punto G non è un bottone magico che, se sollecitato, provoca orgasmi multipli nella donna né tantomeno causa sicura dell’eiaculazione femminile.
Il punto G è una piccola protuberanza di tessuto molto ricca di terminazioni nervose che si trova tra la parte anteriore della vagina e la parte posteriore della vescica che, se stimolata correttamente, può generare una forte sensazione di piacere, un orgasmo molto particolare.
C’è da dire che l’organo sessuale femminile differisce da donna a donna: è stato stimato che solo il 40% della popolazione femminile possiede il punto G e molte di quelle che lo possiedono lo conoscono come fonte di piacere in quanto collocato in zone diverse della loro vagina.
Per l’individuazione del punto G è necessario che la donna stia sdraiata sul dorso, che sia completamente rilassata e che il suo partner la metta a proprio agio: la ricerca deve essere percepita come un atto di profonda complicità con il partner e non una fredda esplorazione del corpo femminile.
Il partner deve poi procedere all’inserimento di una o due dita all’interno della vagina della donna mantenendo il palmo della mano rivolto verso l’alto. Dopo deve piegare le dita verso l’interno e toccare delicatamente le pareti della vagina fino a trovare una superficie rugosa al tatto che generalmente ha la forma di un bottoncino. Si tratta di una zona molto sensibile che se viene stimolata troppo a lungo può provocare fastidio nella donna: il consiglio è quindi di non prolungare troppo la ricerca e di rimandare nel caso la donna avverta qualche fastidio.
Nella maggior parte dei casi il punto G si trova nella parte anteriore della vagina a circa 6-8 centimetri dall’ingresso del canale vaginale: si tratta quindi di una zona difficile da raggiungere e la sua collocazione può variare da donna a donna.
C’è da dire inoltre che la stimolazione del punto G in alcune donne non provoca alcun effetto o risulta addirittura fastidioso, in altre invece può portare ad un orgasmo molto intenso e in rari casi anche all’eiaculazione femminile.
In ogni caso per effettuare una corretta stimolazione del punto G sono necessari dei lunghi preliminari in cui la donna si rilassa ed è pronta per la stimolazione sessuale che può essere effettuata manualmente oppure adottando particolari posizioni durante l’atto sessuale.
Le posizioni migliori per la stimolazione del punto G sono quelle da dietro, quella dove la donna sta sopra al partner rivolta verso di lui e che quindi può muoversi autonomamente fino a trovare il punto di stimolazione giusto e poi anche la variante di questa posizione con la donna che dà le spalle all’uomo.
La stimolazione prolungata del punto G provoca la contrazione dell’utero e di conseguenza un orgasmo piuttosto intenso che in alcuni casi può causare la produzione di un liquido chiaro vischioso che viene espulso tramite l’uretra (un po’ come succede per la prostata nell’uomo).
Mentre gli esperti ancora discutono sulla sua eventuale esistenza in un centro di Londra i medici effettuano sotto anestesia locale un’iniezione di collagene (guidata da uno speculum appositamente costruito) per aumentare di volume la zona G con le dimensioni di una monetina di 10 centesimi circa, l’area potrà essere raggiunta più facilmente, regalando così una migliore eccitazione sessuale e una più intensa soddisfazione.
Il professor Phanuel Dartey, che lavora presso UK Laser Vaginal Rejuvenation Centre, ha dichiarato che questo servizio è la risposta a una domanda sempre più crescente e, secondo i dati raccolti finora, l’87 per cento delle “pazienti” è soddisfatto e ha finalmente raggiunto l’acme dell’acme, cioè è stata addirittura travolta dall’inafferrabile orgasmo multiplo. Che cos’è questo nirvana dei sensi? Molto semplice: avviene quando il massimo del piacere si ripete a distanza di pochissimo tempo: ogni 30 secondi, 20 secondi, 1 minuto. «Le donne capaci di provare l’orgasmo multiplo non sono affatto rare», spiega la professoressa Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica dell’Ospedale San Raffaele Resnati di Milano. «L’identikit è quello di una donna che innanzitutto sta bene con se stessa. Attenzione però perché non è soltanto una questione psicologica ma anche fisica. Avere i genitali grandi e ben irrorati è sicuramente un vantaggio, che aumenta la probabilità di avere dei buoni orgasmi: proprio come il pene può avere varie dimensioni, anche i genitali femminili infatti possono essere piccoli, infantili con un clitoride poco sviluppato, oppure grandi con un corpo cavernoso che durante l’eccitazione si congestiona al massimo, favorendo così una grande intensità nel piacere». Farsi il punto G, è quindi la soluzione a tutti i problemi? Oppure è l’ennesimo approccio “maschiocentrico” nei confronti di un problema molto più complesso?
Un’indagine americana (National Health and Social Life Survey) ha stimato che circa il 29 per cento delle donne raggiunge sempre l’orgasmo. La percentuale potrebbe essere più alta se non fossimo vittime dei soliti pregiudizi: «Si ritiene che le donne dovrebbero provare il top del piacere solo con l’uso del pene, cioè senza l’”assistenza” per esempio delle mani o di un vibratore, solo per fare un esempio. Questo è un pregiudizio culturale che non ha basi biologiche e va contro tutto ciò che conosciamo su come funziona davvero l’orgasmo femminile. Bisogna accettare il fatto che la maggior parte delle donne non ha orgasmo senza aiuto: soltanto circa l’8-10 per cento ce la fa, quindi si capisce bene da questa piccola percentuale che è più “normale” cercare di raggiungere l’orgasmo con gli aiuti giusti e questo non sminuisce certo la virilità maschile». «Oggi sempre più donne raggiungono la completa soddisfazione», dice Alessandra Graziottin. «Questa evoluzione è avvenuta perché le donne sono più informate, la masturbazione femminile è stata sdoganata, e finalmente è stato accettato il fatto che fare sesso e farlo bene è importante per il benessere psicofisico. Attenzione, però: ogni evoluzione porta con sé nuovi problemi. Per esempio ora esiste l’ansia da prestazione al femminile».
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