mercoledì 3 febbraio 2016

LE USTIONI



Ogni anno, in Italia, circa 100 mila persone si ustionano. E 10 mila finiscono in ospedale. Soprattutto le donne, perché più a contatto con materiali a rischio.

A seconda della gravità le ustioni vengono classificate in 3 gruppi:
Ustioni di 1° grado: sono le più lievi, con semplice arrossamento, bruciore e dolore per contatto. Non sono presenti vesciche. Guariscono rapidamente e non lasciano cicatrici sulla pelle.
Ustioni di 2° grado: oltre allo strato superficiale della pelle, viene colpito anche lo strato di tessuto immediatamente sottostante. Sono molto dolorose e sono presenti vesciche ripiene di liquido. Le ustioni meno gravi cicatrizzano nel giro di qualche settimana, quelle più profonde richiedono tempi più lunghi, spesso la guarigione è difficile e restano cicatrici permanenti.
Ustioni di 3° grado: sono le più gravi in quanto nell'area colpita la pelle è completamente distrutta in tutto in suo spessore. Il loro aspetto è però spesso meno impressionante delle ustioni di 2° grado. Non è presente dolore per la distruzione dei recettori nervosi e non ci sono vesciche. La guarigione richiede tempi lunghi e lascia cicatrici permanenti (cheloidi) a volte sfiguranti al punto da dover ricorrere ad interventi di chirurgia plastica.
La gravità dell'ustione dipende inoltre dall'estensione, dalla zona colpita e dalla causa che l'ha prodotta. Un'ustione di 3° grado ma di piccole dimensioni non rappresenta un pericolo per la vita. Al contrario, un'ustione di 2° grado molto estesa può avere una prognosi molto grave.
Anche la zona colpita è importante, soprattutto se interessa articolazioni o aree cutanee soggette a stiramento o parti delicate. Le ustioni che interessano il viso, gli occhi, le orecchie e i genitali richiedono sempre una valutazione specialistica.
Altri fattori che condizionano la gravità del danno sono il tipo e il calore specifico dell'agente ustionante. In genere le ustioni da liquidi sono più estese, quelle da solidi (per esempio, la marmitta del motorino) localizzate ma più profonde. Indipendentemente dall'estensione, sono considerate ''importanti'' tutte le lesioni da caustici e da folgorazione che vanno sempre sottoposte a osservazione medica.
È facile intuire l'importanza del tempo di esposizione. Lesioni di uguale intensità (1° grado) sono provocate dal contatto per 6 ore con temperature di 45°C, per 2 minuti a 51°C, per un solo secondo a 60°C. Il contatto di un solo secondo con un corpo alla temperatura di 65°C è sufficiente a determinare una ustione di 2° grado.

L'ustione può infettarsi. Nei casi più gravi può esservi febbre, passaggio di batteri nel sangue e diffusione dell'infezione ad altre parti del corpo. Particolarmente a rischio sono i neonati e gli anziani sopra i 60 anni, soprattutto se portatori di malattie croniche (per esempio, il diabete).

Il primo soccorso ha come obiettivo quello di raffreddare e detergere la zona ustionata. L'immersione prolungata (almeno 10 minuti) in acqua fredda riduce l'arrossamento e il gonfiore, diminuendo l'estensione del danno e alleviando contemporaneamente il dolore. Se la parte ustionata è coperta da indumenti, rimuoverli con estrema attenzione: meglio tagliare la stoffa piuttosto che sfilarli.
Le ustioni più lievi (1° grado) non richiedono particolari interventi. Il più delle volte sono sufficienti a ridurre il dolore impacchi ripetuti con acqua fredda. Se questo non basta, può essere utile l'applicazione di una crema anestetica, tenendo presente il rischio di possibili sensibilizzazioni da contatto. Se il dolore è molto intenso si può far ricorso a un farmaco antiinfiammatorio non steroideo con attività analgesica come l'aspirina, l'ibuprofene o il diclofenac oppure al paracetamolo per via orale. In seguito, per lenire bruciore e prurito residui, può essere impiegata una crema cortisonica a bassa potenza come l'idrocortisone, purché la cute sia integra e solo per un breve periodo di tempo.
Le ustioni più gravi (2° grado superficiali) devono essere deterse e disinfettate con una soluzione antisettica a base di clorexidina, clorossidante elettrolitico o povidone iodio  dopo aver asportato eventuali frammenti di pelle distrutti dall'ustione. Sconsigliate le tinture, le soluzioni di acido borico o l'alcool denaturato.
Qualora si formassero delle bolle, queste vanno aperte forandole con ago sterile (passato alla fiamma), facendo defluire il liquido, senza però togliere la pelle che forma il tetto della bolla. La pelle della vescica potrà essere delicatamente rimossa dopo alcuni giorni tagliandola con forbicine disinfettate con cura.
L'area va medicata con una garza grassa, ricoperta con garza sterile e poi fasciata con una benda, senza mai comprimere troppo la parte colpita.
La medicazione all'inizio andrà rinnovata giornalmente per rilevare l'andamento dei processi riparativi; in seguito ogni 3-4 giorni sino alla guarigione che in genere avviene in 2 settimane, disinfettando sempre accuratamente la parte. L'accurata detersione e disinfezione delle lesioni scongiura il rischio di infezioni e rende inutile l'impiego di antibiotici topici.
E' importante ricordare che:
non si deve cospargere l'ustione di olio, perché impedisce una accurata pulizia della lesione e, ostacolando la dispersione di calore, favorisce la macerazione della pelle e fa aumentare il rischio di infezioni;
non impiegare creme antibiotiche senza aver prima consultato il medico;
non impiegare acido borico, alcool denaturato, sostanze coloranti, tutte tossiche per le cellule.
Nelle ustioni più gravi (2° e 3° grado) il trattamento è di pertinenza medica. Non applicare prodotti di alcun tipo sull'ustione e far bere acqua se il soggetto avverte sete intensa. Trasportare immediatamente il soggetto ad un Pronto Soccorso.



Il ferro da stiro di solito non fa grossi danni, ma è subdolo, perché le pazienti tendono a sottovalutare quella righina rossa e, trascurandone la cura, rischiando di tenersi il “ricordo” dell’incidente. Allora, raffredda bene la zona, detergila con la fisiologica (è quella che si usa per il naso dei bambini) e compra in farmacia una pomata antisettica (per esempio a base di sulfiadiazina argentica), che riduce molto il rischio che la parte si infetti. La crema si applica una volta al giorno e quando la rimuovi usa sempre una soluzione sterile.
La brace della sigaretta è un classico», spiega un medico «Può sembrare un’inezia, per la dimensione del danno, ma più la brace rimane a contatto con la pelle più l’ustione è profonda. La marmitta della moto fa un danno più esteso ma te ne accorgi subito, e quindi
“salvi” la gamba di riflesso. Ma non perdere tempo».
Detergi, anche se sei per strada con la moto, la parte scottata. Piuttosto usa una bottiglia di acqua minerale (meglio fredda), ma fallo bene. Poi vai in farmacia e fatti consigliare una pomata antisettica da stendere sulla parte. Non usare mai l’alcol o altri disinfettanti: l’ideale rimane sempre l’acqua fisiologica. La crema medicata basta per disinfettare. 
A guarigione avvenuta (l’epitelio è rimarginato ma il segno dell’incidente c’è ancora, sta solo “maturando”), può essere necessaria una fisioterapia specifica, cioè massaggi ed esercizi di allungamento (devi distendere la parte) della pelle scottata, che vengono insegnati dal medico e poi farai a casa.
Il décolleté è una zona considerata, soprattutto nella parte dello sterno, una delle più a rischio per la cicatrizzazione. Il danno più temuto è quello del cheloide, cioè una cicatrice rossa e rilevata che sembra quasi un cordoncino, che si nota subito e che poi è difficile da eliminare.
Se sulla parte compaiono delle bolle non bucarle: l’epitelio, anche se gonfio, così rimane compatto e più protetto. Se si rompono la zona va protetta con garze grasse impregnate (per esempio a base di connettivina), in modo che non si appiccichino e danneggino la pelle (vale in tutti i casi in cui ci siano le vescicole, anche nelle altre zone del corpo).

Più la lesione è vicina agli occhi e alla bocca più la situazione è delicata. 
Dopo aver raffreddato la parte evita di metterci sopra creme, unguenti o pomate anestetiche. Se ci sono bolle devi evitare il rischio di infezione: copri la parte con una garza (basta che non rilasci filamenti: per questo motivo non usare il cotone) o un cerotto che sia della grandezza giusta. 
Devi tenere la parte coperta dalle garze e, nei primi giorni dopo la guarigione, con creme anti-UV (occhio anche a quelli più “deboli” di città), perché altrimenti possono rimanere delle macchie scure che poi vanno tolte con peeling o laser.

Le cicatrici da ustioni rientrano senza dubbio tra le cicatrici maggiormente temute ed evidenti: nel caso in cui l'ustione abbia interessato una vasta area cutanea, infatti, la cicatrice può essere molto visibile e coprire così ampie aree del corpo.
Le cicatrici da ustioni inoltre, rispetto alle cicatrici dovute ad operazioni chirurgiche o ad altri eventi traumatici, sono mediamente più fastidiose, e non di rado causano pruriti e fastidi con cui non è semplice convivere.
Oggi i trattamenti contro le cicatrici possono effettivamente offrire degli ottimi risultati, e possono restituire una pelle perfetta, esteticamente impeccabile.

Va specificato che il termine "cicatrici da ustioni" non fa esclusivamente riferimento alle ustioni da calore, ovvero quelle più diffuse, ma può riguardare anche ustioni da elettricità, ustioni da radiazioni, ustioni chimiche, o anche ustioni da congelamento, dovute dunque all'esposizione a temperature molto basse. 

Effettivamente, infatti, nel gergo comune la parola "ustioni" viene ricollegata immediatamente ad una bruciatura, ma come detto dal punto di vista scientifico le modalità con cui un'ustione può verificarsi sono numerose.

Le cicatrici da ustioni possono essere contrastate in maniere molto differenti e variegate, proprio perchè le cicatrici di questo tipo possono essere di differenti tipologie; il parere di un dermatologo, non ci sono dubbi, è determinante, soprattutto nel caso in cui la cicatrice sia particolarmente estesa o si accompagni da arrossamenti ed irritazioni.

Le ustioni epidermiche sono quelle che, fortunatamente, riguardano esclusivamente la parte superficiale della cute, quelle dermiche, superficiali o profonde toccano anche il derma, mentre in quelle a tutto spessore è interessato finanche il tessuto muscolare.

Le cicatrici da ustioni, rispetto alle cicatrici in senso generico, possono essere distinte in un numero maggiore di tipologie, precisamente se ne indicano quattro, e sono le cicatrici atrofiche, le cicatrici retraenti, le cicatrici ipertrofiche ed i cheloidi.

Le cicatrici atrofiche sono piatte o escavate, e sono le meno problematiche per quanto riguarda le possibilità di farle regredire, le cicatrici retraenti limitano le possibilità di movimento nelle zone in cui sono comparse, sono dunque tipiche degli arti e del collo, le cicatrici ipertrofiche superano in grandezza l'ustione che le ha provocate, ed ancor più problematici sono i cheloidi, i quali sono delle masse superiori rispetto al livello della pelle, spesso accompagnate da arrossamenti, le quali richiedono il più delle volte un vero e proprio intervento chirurgico per la loro rimozione.




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