Occhi da cerbiatta, occhi da pesce -non è un insulto ma un grande complimento, si intende occhi allungati dalla forma a pesce, come quelli della dea Minakshi (min=pesce, akshi=occhi). Occhi grandi, scuri, profondi e sottolineati da ciglia folte e ricurve: così sono gli occhi che piacciono agli indiani e che, effettivamente, si incontrano ogni giorno per strada. Ci sono, per fortuna, anche i trucchi. L’India ne usa uno da secoli: il kajal, una passata e lo sguardo ammaliante e caldo sarà vostro.
Esistono numerosi kajal o kohl in commercio in India, in polvere da inumidire, della consistenza di una crema in piccole scatole, a forma conica o in matita. Ma, sostengono le donne indiane, non c’è nulla di meglio del kajal fatto in casa. Una ricetta semplice, senza piombo o altre sostanze chimiche spesso presenti nei prodotti sul mercato. Le donne indiane apportano varianti per ottenere kajal più profumati e curativi. Si ritiene infatti che il kohl protegga gli occhi dal sole e dalle malattie, e che abbia il potere di allontanare le energie negative e il malocchio. I bambini indiani hanno spesso gli occhi cerchiati di nero e una macchia sul volto, qualche mamma sostiene che sia per bellezza, altre che sia per scaramanzia: sciupando la perfezione naturale si allontana l’invidia che attira il malocchio. Quasi tutte preferiscono affidarsi alla tradizione e preparare a casa il kajal per i figli, ecco come:
Ingredienti:
Olio di ricino (o sesamo) per il lumino; ghee o olio di mandorla; un piatto metallico (meglio se di ottone); lampada di argilla.
Opzionale: Pasta di sandalo o estratto di pianta dalle proprietà curative (in India spesso l’astolnia)
Il kajal si ottiene annerendo una superficie metallica su una lampada a olio (solitamente olio di ricino).
Per ottenere un kohl dalle proprietà rinfrescanti e curative immergete un quadrato (10 cm circa di lato) di mussolina naturale in pasta di sandalo e/o essenze di piante curative (quelle usate in India sono difficilmente reperibili in Italia). Lasciate asciugare per un giorno intero in ombra, quindi arrotolate la stoffa a formare lo stoppino per la lampada.
Accendete la lampada a olio sotto un piatto di ottone, posto su un piedistallo per consentire la circolazione dell’aria. Lasciate bruciare completamente lo stoppino. Il fumo nero si deposita sulla superficie metallica. Togliete dal fuoco e, quando si è raffreddato, grattate via il nero con un cucchiaino depositandolo in un contenitore metallico. Aggiungete alcune gocce di ghee o olio di mandorla e mischiate fino a ottenere una pasta morbida e densa: il kajal è pronto all’uso.
Le indiane lo applicano con la punta del dito, tracciando una linea spessa che tende ad allargarsi con il passare del tempo.
Conservate lontano da fonti di calore per un periodo non troppo lungo.
La storia del Make Up parte già dall’antichità.
L’India, già dall’antichità, è stata sempre caratterizzata per i suoi colori accentuati e per le sue stravaganti decorazioni corporee: khol, kajal ed henné hanno caratterizzato la storia del make up femminile.
Oggi come allora, le donne dedicano molto tempo alla cura del corpo. In India, il corpo è una parte fondamentale dell’uomo, per questo viene curato e coccolato con oli profumati, bagni caldi e massaggi terapeutici, sia dagli uomini che dalle donne. Inoltre, il trucco è qualcosa che fa parte delle abitudini sia maschili che femminili. Non è affatto raro incontrare uomini indiani con il viso decorato e truccato, in maniera simile a quello delle donne.
Il make up indiano rimane comunque una prerogativa di alcune donne, non tutte. Moltissime indiane non si truccano, ma si decorano il viso utilizzando il tilak, cioè il rituale simbolo tondeggiante posto in fronte, creato anticamente con una polvere rossa, che oggi viene semplicemente attaccato come adesivo.
Il giorno delle nozze, il tilak viene disegnato dal marito stesso, che utilizza il rosso per segnare la sua sposa, in mezzo ai capelli.
I cosmetici indiani sono molto diversi dai nostri cosmetici occidentali. In comune abbiamo l’uso e la tipologia di rossetto, molto utilizzato durante le feste e tendenzialmente dia colori che vanno dal rosso al rosa.
Dato il colore particolarmente scuro di pelle, le donne indiane raramente usano fondotinta o cipria. Gli occhi vengono invece curati e decorati, grazie al khol. La decorazione, che consiste nella sottolineatura del contorno occhi, con piccoli disegni che possono terminare la riga finale, viene fatta anche sui bambini.
Molta cura viene dedicata anche ai capelli: solitamente lunghi, questi vengono legati con eleganti trecce ed ornati di perline colorate. I capelli sono una parte fondamentale del corpo, per gli indiani, tanto che, in caso di disgrazie, essi vengono completamente rasati, come simbolo di lutto.
Queste sono le caratteristiche di base del trucco indiano, rimasto invariato per secoli.
Difficilmente il make up dell’India può essere influenzato dalle tendenze occidentali. Forse, le uniche eccezioni che si possono trovare sono all’interno delle grandi città o nei quartieri più industrializzati.
Secondo la cultura indiana, niente e' concluso o completo o semplicemente bello se non provvisto dei giusti ornamenti. Per questo, la donna indiana appare sempre riccamente adornata da gioielli ed esibisce un make-up all’apparenza piuttosto pesante. Senza contare poi che ogni oggetto e cosmetico ha spesso anche un valore magico o scaramantico. L’insieme degli ornamenti di una donna prende il nome di Solah Shringar, ed e' composto in totale da 16 elementi , numero che indica anche l’eta' della maturazione di una ragazza e della sua perfezione secondo la tradizione Hindu.
Il classico puntino rosso, chiamato tika che di solito si porta sulla fronte, e' uno di questi. Storicamente nasce con lo scopo di comunicare la condizione di non vedovanza, e viene quindi praticato sia alle donne sposate che alle nubili. Si effettua al centro della fronte, dove secondo antiche credenze sarebbe situato il terzo occhio. Il Sindoor, al contrario, e' un pigmento in polvere, rosso, che si applica al centro dei capelli e ha valore di appartenenza a un uomo e quindi e' utilizzato solo dalle donne sposate. Il Kajal (solfuro di antimonio), che qui da noi sta a indicare sia il cosmetico vero e proprio che il bastoncino o la matita che serve per applicarlo, ha la funzione di allontanare gli influssi negativi. Il ruolo propiziatorio di cui si ritiene sia investito fa si che esso venga applicato sia a donne che a uomini oltre che ai bambini molto piccoli.
Passando ai gioielli, il Mang Tikka e' un pendente con catenella che si aggancia alla sommita' del capo e cade al centro della fronte. Ad usarlo di solito sono le ragazze fidanzate, poiche' esso poggia sul Chakra che rappresenta l'unione. Il tipico anello al naso si chiama Nath. Fondamentale tra i gioielli da sposa il suo valore poggia sulla credenza che vuole il naso strettamente collegato agli organi genitali femminili. Non per niente la rimozione dell’anellino indica la prima notte di nozze. L’Haar e' invece il girocollo, cui puo' essere appeso un amuleto, un mantra o un incantesimo al suo interno.
Con altri ornamenti indica le donne sposate. Gli orecchini si chiamano Karn phool, e solitamente ricoprono l'intera superficie disponibile. Esibire grandi orecchini e' molto importante per una donna, primo perche' l’allungamento dei lobi, che ne deriva, rappresenta la sua saggezza e il livello di spirituualita' raggiunto, secondo perche' si crede che la perforazione dei lobi temperi il carattere. Non c'e' un numero di orecchini prescritto ma si predilige l'abbondanza. Anche i disegni applicati con l’Henne' hanno un significato particolare: essi sono considerati altamente propizi per una sposa e a volte includono, tra gli arabeschi, il nome del fidanzato; una volta soli lo sposo dovra' riuscire a trovarlo. I Braccialetti costituiscono uno degli ornamenti piu' antichi e amati della civilta' indiana. Anche questi sono simbolo di matrimonio anche se naturalmente essi sono indossati anche dalle ragazze nubili, ma senza la valenza che rappresenta per la donna sposata. Si portano da 8 a 12 bracciali per polso. Alla morte del marito, le donne indiane li spezzano e non li indosseranno mai piu'. I Bazubandh sono i bracciali da schiava, a fascia, portati al braccio a pressione o legati. A seconda della comunita' di appartenenza e del suo stato civile le donne possono indossarne uno solo o ricoprire l'intero braccio dalla spalla al gomito. Una curiosita' e' che l'ascella femminile rappresenta una zona molto erotica nella donna e di conseguenza e' sempre coperta. L’Arsi e' l’anello da pollice con specchio. Si indossa da sposa e nelle occasioni speciali. Ha forma rotondeggiante, a volte a cuore, con al centro uno specchietto nascosto, che permette alla ragazza di controllare il proprio aspetto di nascosto. Con il termine Keshpasharachna si indica l'acconciatura dei capelli. I capelli sciolti indicano un atteggiamento irrispettuoso delle tradizioni e sono visti come una sfrontatezza. Unti con oli profumati e intrecciati, vengono adornati, specie al sud, con ghirlande di fiori profumati. L’acconciatura preferita e' quella che li vuole raccolti in tre parti, come per una treccia, rappresentando l'unione della trimurti Brhama Shiva e Vishnu, così come la confluenza dei tre fiumi sacri Gange, Yamuna e Saraswati. Elemento immancabile per ogni donna e' la Kamarband: la cintura. Essa si appoggia sui fianchi per tenere le pieghe della sari e sottolineare la curva dei fianchi. Spesso la cintura ha un piccolo aggancio per le chiavi e viene offerta alla sposa dalla suocera che le attribuisce così il ruolo di nuova padrona di casa. Le Payal e i Bichua sono le cavigliere e gli anelli per i piedi. Spesso le cavigliere hanno grossi sonagli, per allontanare i serpenti, ma anche per poter essere facilmente rintracciabili. Concludiamo con l’Itra: profumo. Ogni donna in India profuma il suo corpo con decine di tipi di essenze. Ne esistono, infatti, di adatte a diverse ore del giorno, a diversi tipi di abbigliamento, a seconda del tipo di fisico e di carattere oltre che per ogni stagione.
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